Giovani
14 luglio, 2025Nella sua Bustina "Un Asterix europeo?", Umberto Eco parlava dell'Europa non come insieme di confini territoriali, ma come Idea, come progetto di chi ha deciso di essere qualcosa in più di singoli Stati nazionali
Ci scivolano di mano, le situazioni di cui non ci prendiamo abbastanza cura, come libri polverosi che abbiamo smesso di sfogliare. Alcune volte dalle pause, dalla trascuratezza possono nascere pentimenti, errori: persino quelle che erano le nostre priorità, le nostre più belle ispirazioni, possono finire per sgretolarsi sotto il peso della negligenza.
Umberto Eco parla in questi termini dell'Europa, non in quanto insieme di confini territoriali, ma come Idea, come progetto di chi ha deciso di essere qualcosa in più di singoli Stati nazionali. Non c'è bisogno di nascondersi, dichiara il celebre scrittore nella sua Bustina "Un Asterix europeo?", fra di noi ci siamo fatti la guerra: abbiamo strappato membri alle nostre famiglie, tarpando rami interi di alberi genealogici che ancora urlano di dolore.
Abbiamo lasciato scorrere sangue e livore all'interno di una culla nella quale, proprio nelle ore più buie, alcuni intellettuali hanno sognato un'unione: in altri tempi oscuri, l’ultima copertina de L'Espresso rilancia nuovamente un appello. Gli Stati Uniti d’America decidono di scagliare una botta economica a quella che, finora, si è dimostrata una fragile e spaesata Europa. Inoltre, è sempre più evidente lo sterile impatto a livello geopolitico che il nostro continente possiede nel decidere le sorti delle guerre in corso. Eco, dodici anni fa, riporta questa urgenza identitaria che già allora Bernard-Henri Lévy ha appassionatamente diffuso, con questo timore: "L'Europa non è in crisi, sta morendo".
Da queste macerie, come si può costruire ancora una connessione di valori? Dove trovare un Asterix europeo? Un simbolo del passato che legittimi un’unione nel presente? Non è detto che il piccolo guerriero sia così necessario, tuttavia, se proprio vogliamo andare alla ricerca nei secoli alle nostre spalle, un modello ispiratore esiste: Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, confinati dal regime fascista a Ventotene, stilano nel 1941 un manifesto che è il sogno di cui abbiamo oggi bisogno. Un’Europa federale composta da Stati che, pur mantenendo le loro singolarità e le loro tradizioni nazionali, crei un organismo non più spinto solamente da regolazioni e agevolazioni economiche, diventando forza politica e bandiera democratica. D’altronde, se vogliamo scorrere ancora più indietro le lancette del nostro tempo, della nostra storia, c'è un popolo che, più di altri, ha dato forma alla nostra identità culturale, il cui fascino ha scardinato i confini nazionali: gli antichi Greci li abbiamo idealizzati, ne abbiamo dato una raffigurazione romantica, ma al di là delle nostre costruzioni sognanti, sono le loro ferite a poterci raccontare qualcosa.
“Quanto ha dovuto soffrire questo popolo per poter diventare così bello”, scrive Friedrich Nietzsche, credendo che l’armonia e la bellezza delle statue greche possano nascere solo dopo aver guardato negli occhi il proprio dolore. Come detto in precedenza, abbiamo dilaniato il nostro continente attraverso tragedie che mai si cancelleranno dalla faccia del pianeta, e mai dovremmo sopprimerne la memoria.
Tuttavia, la civiltà greca è straordinariamente indelebile ai nostri occhi per la sua grande capacità di aver creato un equilibrio nel dolore, una cultura che “per prima cosa avrà sempre da abbattere un regno dei Titani e da uccidere dei mostri per riportare infine la vittoria”, continua Nietzsche. Hanno saputo creare meraviglie a partire dalle crepe che condividevano. Perciò, che non siano solo i capolavori dei nostri Paesi a unirci, ma il desiderio di costruire bellezza nonostante il dolore del nostro passato. Se mai questo non bastasse, abbiamo intorno a noi enormi potenze e figure dispotiche che necessitano di una risposta democratica forte, che solo una Federazione europea può caricarsi sulle spalle. In queste ore buie, l’Europa deve forgiare una nuova scultura che allontani i Titani che vogliono vederla cadere. Degli Stati Uniti d’Europa liberi e democratici, nonostante le loro sofferenze.
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