Attualità
23 luglio, 2025Non è bastato il sinistro al volo di Bonansea nel primo tempo. Agyemang pareggia nel recupero dei regolamentari e Kelly decide il match nel secondo tempo supplementare. Il ct Soncin: "Meritavamo un finale differente, le ragazze devono essere orgogliose del percorso"
Lacrime, rimpianti, ma anche tanto orgoglio. L'Italia femminile ha perso per 2 a 1 la semifinale degli Europei ed è uscita dalla competizione, dopo una partita in cui ha messo alle strette le inglesi, campionesse in carica. Nella finale, in programma domenica 27 luglio a Basilea, l'Inghilterra affronterà la vincente tra Germania e Francia.
Le "leonesse" partivano con tutti i favori del pronostico, quello inglese è un movimento in grande ascesa. La Women's Super League ha generato nell'ultimo anno ricavi complessivi da 70 milioni di sterline e ha espresso l'ultima vincitrice della Champions League, l'Arsenal. L'ultimo confronto tra le due squadre, poi, aveva visto le azzurre capitolare per 5-1, nel febbraio del 2024.
Eppure, sin dalle prime battute, le inglesi hanno interpretato la partita con profondo rispetto delle avversarie. L'atteggiamento tattico è stato meno spregiudicato rispetto alle precedenti uscite. Lo stesso approccio scelto dal ct azzurro Soncin, che aggiunge Lenzini e si copre con una linea che diventava a cinque in fase difensiva. Nel primo tempo, all'Italia è stata spesso lasciata libertà di impostare il gioco, ma con l'accortezza di schermare la regista Manuela Giugliano, principale fonte di gioco delle azzurre. Il pressing inglese orientava il possesso sulla sinistra, costringendo all'impostazione Elena Linari, destra naturale e non perfettamente a suo agio sul centrosinistra. In una delle poche occasioni in cui le azzurre sono state messe nelle condizioni di combinare sulla destra è arrivato il gol del vantaggio. Dopo uno splendido uno-due con Arianna Caruso, Sofia Cantore è arrivata sul fondo e ha fatto partire un cross basso. A riempire l'area c'erano Cristiana Girelli e Barbara Bonansea. La prima ha sfiorato soltanto, la seconda ha controllato alla perfezione per poi fare quello che sa fare meglio, quello che ha fatto per tutta una carriera: finalizzare. Sinistro al volo sotto la traversa. Uno a zero.
Il primo tempo si è chiuso con una reazione timida delle inglesi, che hanno costretto la portiera Laura Giuliani a un intervento in tuffo dopo un'azione di contropiede. Ma l'Italia è sembrata in controllo. Soprattutto grazie al lavoro spalle alla porta di Girelli, cercata spesso dalle compagne con lanci lunghi che saltano il centrocampo per trovare una sua spizzata o una ricezione tra le linee. È la migliore opzione sia per risalire il campo che per concludere l'azione. Ne servirebbero due, e a tratti sembra davvero che si sia sdoppiata, perché è ovunque: in area ad aspettare un cross, sulla trequarti a inventare e anche nella sua metà campo in ripiegamento.
Nel secondo tempo i cambi hanno dato un nuovo slancio alle inglesi, soprattutto grazie all’ingresso di Chloe Kelly. Sia lei che Hemp trovavano spesso il fondo, ma le ambizioni delle leonesse si sono sempre spente tra i guantoni di Laura Giuliani. A metà della ripresa uno dei tanti momenti spartiacque della partita. Dopo un controllo dei suoi, quelli per cui da sdraiati ci si siede composti, in attesa che accada qualcosa di inaspettato, Girelli sbaglia la misura di un passaggio. Evento raro, che trova subito una spiegazione. Ha sentito tirare il flessore ed è costretta a chiedere il cambio. È l’ultima azione agli Europei della capitana e leader indiscussa delle azzurre. Autrice della doppietta che ha permesso di eliminare Norvegia ed entrare tra le prime quattro. Autrice anche di una meraviglia contro il Portogallo, un destro a giro che ha affrescato il cielo di Ginevra, prima di finire all’incrocio dei pali. A trentacinque anni, non vivrà molti altri momenti così in maglia azzurra. Ci pensa, forse, mentre lascia il campo in lacrime. Ma poi torna alla carica e anche dalla panchina resta vicina alle compagne.
Entra al suo posto Martina Piemonte, capace di tenere impegnata la difesa inglese con la sua fisicità, ma il tasso tecnico scende di molto, l’Italia fa fatica a ripartire e, inevitabilmente, abbassa il suo baricentro. Linari e Salvai, centrali esperte ben assortite, sono costrette agli straordinari per respingere il diluvio di cross inglesi. Ne sfugge uno, non leggono un movimento sul primo palo, Giuliani non trattiene in uscita e Agyemang pareggia allo scadere del recupero. Si va ai supplementari. Già così sembra una beffa, ma siamo solo all’inizio. Farà sogni agitati Emma Severini, centrocampista di qualità e quantità e pedina importante dello scacchiere di Soncin. Sull’1-0 ha la palla per chiuderla, ma si fa parare il tap-in in piena area piccola. Nel secondo tempo supplementare è lei stessa a causare il rigore che la croata Ivana Martincic assegna all’Inghilterra. C’è un vecchio adagio secondo cui in Italia gli arbitri sono troppo di manica larga sulle trattenute in area, mentre in Europa si tende a perdonarle poco. Si è confermato nei quarti di finale contro la Norvegia, quando Linari ha cinturato Hegerberg, che poi ha fallito dal dischetto. Accade lo stesso questa sera. E anche stavolta il rigore è stato sbagliato. Giuliani non si fa ingannare dal saltello di Kelly, para sulla sua destra, ma la palla rimane lì e l’inglese ribatte a rete. Mancavano due minuti ai calci di rigore, non c’è più tempo. In finale ci vanno le inglesi. Pareggio all’ultimo secondo e gol vittoria alla fine del secondo tempo supplementare sulla ribattuta di un rigore sbagliato: difficile pensare a un modo più striminzito di vincere una partita.
Il finale è doloroso, ma quello dell’Italia è un percorso che lascerà tanto in eredità, come era stato per i Mondiali del 2019. Allora il cammino delle azzurre fino a dei quarti di finale insperati ha fatto appassionare un Paese intero e ha cambiato la storia recente del calcio femminile in Italia. Ne sono testimoni proprio le due protagoniste di stasera, Cristiana Girelli e Barbara Bonansea. Rispettivamente classe 1990 e 1991, hanno attraversato le diverse fasi di crescita del movimento. Il progetto di rilancio della Figc nel 2015 e gli anni di dominio del Brescia, in cui hanno militato entrambe. E poi l’ingresso in Serie A di club come Milan, Inter, Roma e soprattutto la Juventus, di cui sono orami delle bandiere. Dal primo luglio 2022, infine, le calciatrici sono diventate ufficialmente professioniste e godono di tutele contrattuali, sanitarie e previdenziali come i colleghi maschi. È successo tutto in pochi anni. Nel tempo di una carriera, c’è stata una rivoluzione e Bonansea e Girelli ne saranno per sempre il simbolo. Ma non è finita qui. Come recita il brano cult di Natasha Bedingfield che ha fatto da colonna sonora ai trionfi dell’Italia durante questi Europei: “the rest is still unwritten”, il finale, per le azzurre, è ancora tutto da scrivere.
“Le ragazze devono essere orgogliose. Siamo state in grado di tenere testa alle campionesse in carica per 120 minuti”, ha detto Soncin dopo la partita, usando un femminile sovraesteso che gli è spesso sfuggito durante le conferenze. Una piccola deroga alla grammatica tradizionale che traduce alla perfezione il sentimento di tante persone che si sono affezionate alle azzurre e che dal loro cuore e dal loro talento si sono sentite rappresentate a pieno. Grazie ragazze, siamo tutte tanto orgogliose.
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