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28 luglio, 2025I genitori del cooperante in carcere a Caracas da 255 giorni: "Speriamo di poterlo riabbracciare presto". Il ministero degli Esteri nomina Luigi Vignali inviato speciale per i detenuti politici in Venezuela
Dopo 255 giorni in carcere a Caracas, ieri - 27 luglio - Alberto Trentini è riuscito a chiamare casa. Il cooperante italiano 45 enne detenuto in Venezuela dal 15 novembre scorso senza chiari capi d’imputazione, ha telefonato ai propri genitori: “Ciao mamma, sono Alberto, sono vivo. Papà, sta bene?”. L’ultima e unica volta che la famiglia Trentini era riuscita a sentire la voce di proprio figlio era stata nel maggio scorso. “Pur nella costante angoscia siamo sollevati per aver potuto sentire, per pochi minuti, la voce di Alberto ed esprimiamo gratitudine nei confronti delle istituzioni che in Italia e in Venezuela si stanno adoperando per la liberazione di Alberto, da oltre otto mesi detenuto a Caracas. Speriamo di poterlo riabbracciare presto a casa“, hanno scritto i familiari di Trentini, affiancati dall’avvocata Alessandra Ballerini.
"A nome del governo italiano esprimo sollievo per la telefonata di Alberto Trentini ai suoi familiari, intercorsa ieri, a oltre 8 mesi dall'inizio della sua detenzione nelle carceri venezuelane - ha detto il viceministro degli Esteri, Emdondo Cirielli -. Registro un passo in avanti per la tutela dei diritti dei detenuti e rinnovo l'auspicio, grazie anche al lavoro diplomatico in corso, che si giunga presto alla scarcerazione del connazionale".
Lo scorso 15 luglio la madre, Armanda Colusso, in un sit-in di fronte alla Cassazione aveva fatto un appello al governo Meloni affinché faccia di più per chiedere la scarcerazione del nostro connazionale: “Tutto tace e tace anche la nostra presidente del Consiglio - aveva detto -. Questo silenzio per me e la mia famiglia è insostenibile”.
Ieri, in un’intervista ad Avvenire, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo a una domanda sulle possibilità che Trentini possa tornare al più presto in Italia, aveva risposto: "Seguiamo il caso, abbiamo avuto di recente informazioni ed è in buone condizioni, dobbiamo trattare con un regime che ha molti detenuti politici. Ci sono altri 14-15 italiani nelle loro carceri“. E poi, a RaiNews24, aveva aggiunto: “Ci sono una quindicina di italiani che sono detenuti nelle carceri venezuelane. Fra questi c’è anche il cooperante Trentini, che poi ha avuto la possibilità anche ieri di parlare con la mamma, questo è un fatto positivo”.
Sempre ieri, la Farnesina ha nominato un inviato speciale ad hoc per i detenuti politici in Venezuela: Luigi Vignali, il direttore generale per gli italiani nel mondo, che ha una lunga esperienza da diplomatico e che da anni gestisce i dossier più delicati. “Accogliamo con speranza e fiducia la notizia della nomina del Direttore generale per gli Italiani nel mondo, Luigi Vignali, come inviato speciale della Farnesina per i detenuti italiani in Venezuela“, ha commentato la famiglia di Alberto Trentini.
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