Attualità
28 luglio, 2025La pellicola su Calogero Zucchetto esclusa dai finanziamenti della Regione Sicilia, Pasquale Scimeca si rivolge alla presidente del Consiglio: "La lotta a Cosa nostra non dovrebbe avere colore politico"
Escluso con un pretesto dai finanziamenti regionali per la realizzazione del suo film su Calogero Zucchetto, il regista Pasquale Scimeca si rivolge con una lettera aperta direttamente alla presidente del Consiglio. «La lotta alla mafia - scrive - non è (o non dovrebbe essere) né di destra, né di sinistra, ma un dovere morale di tutti: politici, intellettuali e semplici cittadini. Allora perché un Assessore della regione Sicilia, a lei vicina, ha negato il finanziamento al film sui giovani poliziotti barbaramente assassinati dalla mafia?», chiede il regista.
La polemica
Il film è incentrato sulla storia di Calogero Zucchetto, agente, originario di Sutera, in provincia di Caltanissetta, trasferitosi a Palermo e lì ucciso in un agguato il 14 novembre del 1982. Calogero Zucchetto, Lillo per gli amici, fu uno stretto collaboratore dei funzionari della Mobile Beppe Montana e Ninni Cassarà, a loro volta assassinati nel 1985. Stessa sorte toccò al collega Natale Mondo.
Per Scimeca, quella scia di sangue, racconta gli sforzi, spesso in solitaria, di una pattuglia di investigatori, impegnati in prima linea nella lotta a Cosa nostra con delicatissime indagini per la ricerca e l'arresto dei più importanti latitanti. «Non erano dei pericolosi estremisti - sottolinea Scimeca nella lettera a Meloni - ma fedeli servitori dello Stato, morti ammazzati mentre facevano il loro dovere. Non vanno solo ricordati, una volta l’anno in cerimonie sempre più stanche di inutile retorica, ma meritano di ritornare a vivere attraverso l’arte, in un film che li restituisca ai ragazzi e alle ragazze di oggi, affinché qualcuno, come è successo a Lei, conoscendoli, conoscendo il loro coraggio, la loro dirittura morale, il loro amore per la giustizia, possa assumerli come dei modelli di vita e spingerli a impegnarsi nella lotta alle mafie e alla corruzione».
Nella lettera, Scimeca ricorda che anche grazie al loro sacrificio è stato possibile istruire il primo grande processo alla mafia chiedendosi «perché (e a chi) fanno ancora così tanta paura questi giovani poliziotti dai “passi perduti”, questi figli di un Dio minore che indagavano coi piedi nel fango, che cercavano i latitanti tra i vicoli e le borgate mafiose?».
Rivolgendosi ancora a Meloni, Scimeca aggiunge: «Perché non volete che la vita di questi giovani poliziotti vengano fatte rivivere in un film? Perché non volete che i ragazzi di oggi possano conoscere e identificarsi nei loro valori di coraggio, giustizia e amore per le divise che indossavano con onore? Quanto valgono per le Istituzioni che Lei rappresenta le loro vite?».
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