Attualità
28 luglio, 2025L'albergo è stato assegnato in affitto alla Cribea Srl di Giorgio Cristiano, dopo il vaglio di tribunale, procura e questura. Il faro dell'Antimafia: "Un caso come questo merita un approfondimento", ma resta "fermo il diritto di ognuno a non essere condannato a prescindere per un cognome”
La commissione Antimafia promette di accendere un faro sul caso dell’albergo di Palermo – l’hotel Garibaldi, nella centralissima Piazza politeama – sequestrato nel 2020 alla mafia e ora gestito da Giorgio Cristiano, il nipote dell’ex boss stragista di Cosa Nostra, Giovanni Brusca, ora in libertà dopo un percorso di collaborazione con la giustizia. L’assegnazione alla società di Cristiano, la Cribea Srl, dopo una decisione del tribunale di Palermo nel 2021, col parere favorevole della procura, della questura e dell’agenzia nazionale dei beni confiscati.
L’hotel rientrava nel patrimonio del costruttore Francesco Paolo Sbeglia e, tramite l’amministratore giudiziario, al tribunale palermitano è stato proposto l’affitto alla Cribea Srl dopo controlli serrati e dopo l’accertamento che il procedimento di prevenzione patrimoniale a carico di Salvatore Cristiano, il padre, si era concluso con un nulla di fatto. E cioè che questi non risultava essere prestanome. Brusca ha azionato fisicamente il telecomando della strage di Capaci e che, tra le altre cose, è stato condannato per essere il mandante dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del “pentito” Santino Di Matteo, sciolto nell’acido.
Negli anni Brusca è diventato – non senza ambiguità – collaboratore di giustizia e, alla fine del percorso, a inizio giugno è stato rimesso in libertà – non senza polemiche. Ora, il cognome Brusca torna al centro delle cronache per un caso che riguarda suo nipote. Il tribunale di Palermo, nell’assegnare la gestione dell’albergo a Giorgio Cristiano, ha anche previsto una clausola risolutiva del contratto nel caso in cui dovessero emergere rapporti con ambienti mafiosi.
Sul caso, è intervenuto il vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, il deputato di Forza Italia Mauro D’Attis: “Credo che un caso come questo meriti un approfondimento - spiega il deputato forzista - . Se non altro per la vicinanza ad un nome così importante nella storia della mafia. Basterà già chiedere informazioni sul procedimento, grazie alle quali si potrà valutare se occuparcene, con documenti alla mano. In questi casi ogni elemento va segnalato e non va mai sottovalutato a prescindere”. D'Attis tiene comunque a precisare che resta “la piena fiducia negli organismi deputati all'iter di assegnazione" e resta "fermo il diritto di ognuno a non essere condannato a prescindere per un cognome”.
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