Attualità
31 luglio, 2025Una circolare-bavaglio del direttore degli Archivi di Stato nega anche agli storici i verdetti sul terrorismo. "Problemi di privacy"
Il bavaglio agli storici non si era ancora visto. Con una circolare che sembra scritta da George Orwell, il direttore generale degli Archivi di Stato, Antonio Tarasco, in carica dal 2024, ha prescritto a tutti gli uffici del ministero di bloccare la consultazione non solo degli atti dei processi, ma anche delle sentenze, compresi i verdetti richiesti da ricercatori e studiosi per motivi di documentazione storica e pubblico interesse. Nella delibera di cinque pagine, il dirigente del ministero della Cultura azzarda una distinzione legalistica tra «dispositivo» e «motivazione» della sentenza, per sostenere che sarebbe liberamente consultabile solo la parte finale della decisione, con la misura della condanna o la formula dell’assoluzione, che i giudici peraltro sono tenuti a leggere in pubblica udienza.
Tutte le altre pagine, dove si ricostruiscono i fatti e valutano le prove, potrebbero invece contenere dati e informazioni da considerare «di carattere riservato», secondo questa circolare, per cui tutti gli Archivi di Stato dovranno censurarle legalmente in nome della «privacy», e questo «fino alla scadenza dei termini» di 40, 50 o addirittura 70 anni «previsti dal Codice dei beni culturali del 2004». In pratica si può sapere se un imputato è stato condannato o assolto, ma non il perché. Il divieto di consultazione riguarda anche le sentenze sul terrorismo politico e mafioso. In varie città gli uffici periferici, che dipendono da Roma, hanno già cominciato a rigettare o procrastinare le richieste di decine di ricercatori di consultare verdetti sulle Brigate Rosse o sulle stragi nere. Tra le motivazioni negate, ad esempio, ci sono quelle sull’attentato del 1973 alla questura di Milano, dove i giudici spiegano che fu commesso da un finto anarchico, che in realtà era a libro paga dei servizi e aveva ricevuto la bomba dai neofascisti di Ordine Nuovo.
Ora il burocrate competente sta valutando quali pagine si potranno leggere e quali invece resteranno segrete per 70 anni. Diversi gruppi di storici, ricercatori, avvocati e magistrati stanno preparando ricorsi legali per replicare che le sentenze sono sempre pubbliche, tranne casi eccezionali di processi a porte chiuse; che i giudici possono anche leggere tutta la motivazione in aula (in via «contestuale») subito dopo il dispositivo; che le direttive di Prodi, Renzi e Draghi hanno desecretato tutti gli atti sulle stragi, compresi i documenti coperti da segreto di Stato; che non si può limitare la conoscibilità delle sentenze, ma se necessario solo la successiva diffusione; che in caso di condanna vanno protette le vittime dei reati, non la privacy dei delinquenti.
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