Attualità
5 agosto, 2025Una circolare-bavaglio nega anche agli storici i verdetti sul terrorismo. La replica del direttore degli Archivi di Stato: "Applicata la legge sulla privacy"
Il bavaglio agli storici non si era ancora visto. Con una circolare che sembra scritta da George Orwell, il direttore generale degli Archivi di Stato, Antonio Tarasco, in carica dal 2024, ha prescritto a tutti gli uffici del ministero di bloccare la consultazione non solo degli atti dei processi, ma anche delle sentenze, compresi i verdetti richiesti da ricercatori e studiosi per motivi di documentazione storica e pubblico interesse. Nella delibera di cinque pagine, il dirigente del ministero della Cultura azzarda una distinzione legalistica tra «dispositivo» e «motivazione» della sentenza, per sostenere che sarebbe liberamente consultabile solo la parte finale della decisione, con la misura della condanna o la formula dell’assoluzione, che i giudici peraltro sono tenuti a leggere in pubblica udienza.
Tutte le altre pagine, dove si ricostruiscono i fatti e valutano le prove, potrebbero invece contenere dati e informazioni da considerare «di carattere riservato», secondo questa circolare, per cui tutti gli Archivi di Stato dovranno censurarle legalmente in nome della «privacy», e questo «fino alla scadenza dei termini» di 40, 50 o addirittura 70 anni «previsti dal Codice dei beni culturali del 2004». In pratica si può sapere se un imputato è stato condannato o assolto, ma non il perché. Il divieto di consultazione riguarda anche le sentenze sul terrorismo politico e mafioso. In varie città gli uffici periferici, che dipendono da Roma, hanno già cominciato a rigettare o procrastinare le richieste di decine di ricercatori di consultare verdetti sulle Brigate Rosse o sulle stragi nere. Tra le motivazioni negate, ad esempio, ci sono quelle sull’attentato del 1973 alla questura di Milano, dove i giudici spiegano che fu commesso da un finto anarchico, che in realtà era a libro paga dei servizi e aveva ricevuto la bomba dai neofascisti di Ordine Nuovo.
Ora il burocrate competente sta valutando quali pagine si potranno leggere e quali invece resteranno segrete per 70 anni. Diversi gruppi di storici, ricercatori, avvocati e magistrati stanno preparando ricorsi legali per replicare che le sentenze sono sempre pubbliche, tranne casi eccezionali di processi a porte chiuse; che i giudici possono anche leggere tutta la motivazione in aula (in via «contestuale») subito dopo il dispositivo; che le direttive di Prodi, Renzi e Draghi hanno desecretato tutti gli atti sulle stragi, compresi i documenti coperti da segreto di Stato; che non si può limitare la conoscibilità delle sentenze, ma se necessario solo la successiva diffusione; che in caso di condanna vanno protette le vittime dei reati, non la privacy dei delinquenti.
La lettera di replica del direttore degli Archivi: "Applicata la legge sulla privacy"
Gentile Direttore,
resto basito rispetto alle affermazioni contenute nell’articolo “Archivi di Stato: e il Ministero censura la Storia” scritto da Paolo Biondani.
Nessun “bavaglio” agli storici è stato imposto né è mai stato “prescritto a tutti gli uffici del ministero di bloccare la consultazione” di “atti processuali" e "verdetti (…) per motivi di ricerca storica e pubblico interesse”.
Un minimo di approfondimento da parte del giornalista avrebbe consentito di verificare che la Direzione generale Archivi del Ministero della Cultura cura, attraverso l’Associazione “Archivio Flamigni”, il portale della “Rete degli archivi per non dimenticare” (https://memoria.cultura.gov.it/) dove sono pubblicati sentenze e atti dei procedimenti penali relativi a stragi, terrorismo, criminalità organizzata, per conoscere i fatti più gravi che hanno segnato la vita del nostro Paese. E’ tutto on line: dal rapimento ed uccisione di Aldo Moro alla strage della stazione di Bologna, da piazza Fontana a piazza della Loggia.
Così come nella pagina “Le carte delle stragi” della Direzione generale Archivi e nella sezione “Raccolte speciali” dell’Archivio centrale dello Stato sono disponibili gli elenchi aggiornati relativi alla documentazione degli anni di piombo versata agli Archivi di Stato dalle diverse Amministrazioni dello Stato (inclusi i Servizi segreti), e quindi consultabile presso i diversi Istituti archivistici, secondo le Direttive della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La consultabilità di quanto è presente negli Archivi di Stato è ampiamente garantita e favorita, sia in sede che on line, ove i documenti, come in molti casi, sono stati anche digitalizzati. Questa è disciplinata dalla legge e non da un dirigente pubblico. Precisamente, il regime di consultabilità è materia regolata dalla legge (articoli 122-127 del Codice dei beni culturali e del paesaggio) cui fa integrale rinvio la circolare n. 35/2024 della Direzione generale Archivi.
La correttezza di tale disposizione interna è stata riconosciuta anche dal Garante per la privacy secondo cui “la circolare della Direzione Generale archivi di codesto Dicastero n. 35 del 12 giugno 2024 bilancia correttamente l’esigenza di garantire la libera conoscibilità delle decisioni degli organi giudiziari con la necessità di rispettare le previsioni in materia di protezione dei dati personali”.
La circolare 35/2024 si è limitata a ricordare che in caso di richiesta di consultazione anticipata rispetto ai termini di legge, l’istanza non può essere accolta (o rigettata) dal Direttore dell’Istituto che conserva i documenti, ma deve essere trasmessa al Ministero dell’interno, al quale la legge affida la competenza di decidere al riguardo. Tanto rumore per nulla. Basta leggere (meglio).
Antonio Tarasco, Direttore Generale Archivi di Stato
La risposta de L'Espresso
Le sentenze pubblicate da fondazioni meritorie come l'Archivio Flamigni erano state acquisite liberamente e diffuse anche online molti mesi o anni prima della circolare del dottor Tarasco, che invece ha avuto l'effetto di bloccare l'accesso alle motivazioni dei verdetti, come risulta dalle comunicazioni inviate dai funzionari del ministero a numerosi storici e ricercatori, che L'Espresso ha potuto esaminare. Pubblichiamo in questo link il testo integrale della circolare, in modo che i lettori possano valutarla direttamente. (P.B.)
https://lespresso.it/api/asset/74484
I familiari delle vittime contro la circolare
Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna, ha chiesto al governo, alla commemorazione ufficiale del 2 agosto in Piazza Maggiore, di «ritirare la circolare: le sentenze devono essere pubbliche e disponibili per tutti».
La circolare è stata duramente contestata anche da Alfredo Bazoli, vicepresidente dei senatori del Pd, che il 2 agosto ha dichiarato: «Proprio nel giorno dell'anniversario della strage di Bologna, apprendiamo che una circolare del direttore generale degli Archivi di Stato prescrive di impedire a giornalisti e storici la consultazione degli atti e perfino delle sentenze dei processi relativi a terrorismo e stragi, per supposte esigenze di privacy. È una decisione inaccettabile, contraria a ogni principio di trasparenza, che rischia di impedire la vitale e necessaria ricerca che, mettendo insieme i fili e la trama dei fatti eversivi, può aiutare a capire la storia tormentata della nostra Repubblica, minacciata e condizionata dal perverso intreccio tra terrorismo nero, criminalità organizzata, istituzioni infedeli, associazioni eversive».
«Nei prossimi giorni depositerò una interrogazione per chiedere conto al governo di questa decisione ingiustificabile e preoccupante», ha concluso il senatore Bazoli, che è di Brescia ed figlio di una vittima della strage di Piazza della Loggia.
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