Attualità
7 luglio, 2025Il segretario Aldo Di Giacomo, dopo che uno dei responsabili della strage di Corinaldo ha fatto perdere le sue tracce: "È il caso di riflettere sull'utilizzo disinvolto" dei permessi premio
Mentre vanno avanti le ricerche di Andrea Cavallari, il 26enne condannato a oltre 10 anni di carcere perché uno dei responsabili della strage di Corinaldo, montano le polemiche per l’evasione dello scorso 5 luglio, quando era in permesso premio per la sua laurea. “Alla fiducia dello Stato che per redimerlo gli consente di studiare, lui risponde con l'evasione. Quello di Andrea Cavallari, il componente della 'banda dello spray', con condanna a 10 anni e 11 mesi, che dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza non è più rientrato in carcere, è solo l'ultimo caso di fuga – attacca Aldo Di Giacomo, segretario generale del sindacato Polizia penitenziaria –. Siamo al 700 per cento di casi in più di evasioni sulla fiducia dello Stato dal 2023, rispetto agli anni precedenti. In generale ci sono state circa 340 evasioni nell'ultimo anno, una media che va avanti dal 2023”. Da quando, cioè, è in carica il governo Meloni.
“Evidentemente – aggiunge Di Giacomo – la vicenda clamorosa De Maria (il detenuto condannato per omicidio poi evaso prima di commettere altri reati e suicidarsi, ndr), anche lui in permesso, questa volta di lavoro e autore di un nuovo femminicidio, è stata già dimenticata”. Poi l’appello: “Noi continuiamo ad insistere: è il caso di riflettere sull'utilizzo, in queste situazioni decisamente 'disinvolto', dell'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario che concede il permesso ad uscire dal carcere”.
La posizione del Garante dei detenuti
Di segno opposto il commento della vicenda di Irma Conti, componente del collegio del Garante dei detenuti: "Il percorso trattamentale può avere un esito imponderabile, come in casi rari e ad esempio come quanto accaduto alla Dozza, per la vicenda di Cavallari. Questo non interrompa lo sforzo che c'è da parte di tutti per ricostruire un ponte verso la libertà per le persone detenute e che al termine della pena possa ricollocare la persona ristretta nell'ambito della società: l'articolo 21 è questo. Il fatto che accadano cose del genere non può incidere sulla bontà di questo istituto e sull'importanza della rieducazione". Il garante dei detenuti dell'Emilia-Romagna, Roberto Cavalieri, ribalta ulteriormente la prospettiva del sindacato dei penitenziari: "L'aspetto su cui dovremmo riflettere non è l'esistenza di strumenti come i permessi premio o il lavoro esterno, che non vanno assolutamente demonizzati, bensì la totale assenza di percorsi dedicati alle vittime, capaci di riconoscerle pienamente e di stimolare negli autori dei reati una reale assunzione di responsabilità. Non una strategia difensiva, ma un autentico processo di consapevolezza e riparazione. Pertanto, occorre chiedersi se la giustizia riparativa potrebbe rendere percorsi detentivi come quello di Cavallari più significativi e realmente trasformativi, soprattutto in vista della concessione dei benefici".
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