Attualità
7 agosto, 2025Dalla Sicilia al Veneto, esposti e denunce dei garanti dei detenuti sulle carenze dell’assistenza. A Messina, una Tac inutilizzata perché mancano i soldi per ristrutturare la sala
Esami rinviati per mesi e anche per anni. Ma per queste persone perdere tempo significa vivere o morire, nel silenzio imbarazzante del governo che spicca per la sua inerzia, per la sua desolante assenza». La denuncia a L’Espresso è di Lucia Risicato, garante dei diritti dei detenuti di Messina.
Nel carcere di Gazzi la situazione è oltre il limite. I detenuti scontano i ritardi del servizio sanitario, quelli del reperimento dei farmaci e quelli delle uscite per esami e visite per effetto della carenza di agenti penitenziari. «I pazienti con gravi problemi ortopedici o oncologici sono quelli messi peggio – spiega Risicato – Nella casa circondariale c’era il centro clinico con il blocco operatorio, ma non ci sono medici che possano operare». Nel frattempo si è ridotto a «un cantinato maleodorante» che però ospita «una Tac da 30 mila euro, nuova. Giace sepolta in una stanza perché dovrebbe essere collocata in una sala per ristrutturare la quale occorrono 200 mila euro». La direttrice del carcere, Angela Sciavicco, li aveva chiesti invano al ministero. «E pensare - nota Risicato - che l’anno scorso è stato nominato un commissario straordinario all’edilizia penitenziaria».
Non va a meglio a Siracusa. «Al carcere di Brucoli - dice Pino Apprendi, garante dei detenuti di Palermo - per 5 giorni, con 38 gradi, è mancata l’acqua ed è andata via la luce. E i gabinetti sono buche a terra. A Trapani, l’altra sera c’è stato un nuovo suicidio».
Come in Toscana, a Prato, dove nel 2024 in sei si sono tolti la vita. E il 17 luglio è morto un detenuto in isolamento ed è stata aperta un’inchiesta per omicidio. Alla Dogaia in 600, quasi la metà dei reclusi è sottoposta a terapie di tipo farmacologico o psichiatrico.
A Gorizia, il primo maggio scorso, è stato stroncato, probabilmente da un malore improvviso, Denis Battistuti Maganuco. Le cronache non se ne sono occupate ma il sindacato di polizia penitenziaria aveva evidenziato l’assenza di cure adeguate per i detenuti, soprattutto per quelli con problemi di salute mentale e dipendenze. E la carenza di assistenza, con una interrogazione del Pd al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, è arrivata in Consiglio.
In Veneto, a Montorio, nel carcere di Verona, Franca Berto, la moglie di Massimo Zen, guardia giurata condannata a nove anni e sei mesi per omicidio volontario, da mesi lotta per far cambiare la protesi dentaria al marito. Ma l’intervento «non si può fare perché il carcere non ha le strutture adeguate. Lì dentro ha cominciato anche ad avere problemi al cuore. L’holter per monitorarlo è arrivato dopo tre mesi».
In compenso funzionano le rigide restrizioni alimentari: un cartello affisso a marzo recita che nei pacchi per i detenuti non sono più ammessi «biscotti al cocco, con zucchero, patatine, pentole, sbrisolona, millefoglie, caffè, pasta, sugo, salami interi, barrette di affettato» Ammessi «pesce solo congelato, frutta secca solo sgusciata».
Alimentazione e salute vanno di pari passo. Lo sa bene Maria Angela Distefano, la moglie di Guido Gianni, gioielliere di 65 anni, detenuto a Palermo per una condanna a 12 anni e 4 mesi per duplice omicidio volontario e tentato omicidio dopo aver reagito a una rapina. «In carcere ha perso quasi 50 chili e aspetta da tempo un intervento per un lipoma benigno, ma che se non si sbrigano può solo peggiorare».
L’anno scorso, per potersi curare, Gianni è stato scarcerato. È uscito a febbraio 2024 ma a novembre lo hanno nuovamente portato in cella ma a Catania. A dicembre aveva anche fissato una visita specialistica per programmare l’intervento ma nell’infinito carteggio tra il suo legale, Mario Romeo e il magistrato di sorveglianza che pure aveva autorizzato il controllo preoperatorio è mancato un nulla osta determinante. Il carcere ha infatti eccepito che il detenuto era già stato visitato in precedenza e così non ha dato corso al controllo che serviva per stabilire le modalità dell’intervento.
Storie che si ripetono, in cui l’assistenza è negata, tra carenze strutturali, impedimenti burocratici, storture che producono anche sprechi, in ambienti inadeguati e malsani. Con un sovraffollamento record che contrasta con i numeri e i tempi annunciati dal governo per la creazione di nuovi posti. Così accade che L.C., 70 anni, detenuto nel carcere Pagliarelli di Palermo, doveva essere operato alla cataratta, ma a forza di aspettare ha perso l’occhio. «Il 13 luglio 2024, più di un anno fa – spiega il garante Apprendi – il medico aveva detto che era necessario procedere con l’intervento il prima possibile. Adesso è stato convocato dall’ospedale Civico e gli hanno dato appuntamento tra cinque mesi».
Il 22 luglio scorso il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha annunciato le misure del governo sulle carceri, più posti con un piano che vedrà i suoi frutti nel 2027. Sette giorni dopo i garanti di tutta Italia erano in piazza per reclamare condizioni di vita più umane nelle carceri nel rispetto dei diritti. Primo fra tutti quello alle cure.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Insidie d'agosto - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì otto agosto, è disponibile in edicola e in app