Attualità
12 settembre, 2025Nel rapporto sul settore scolastico dell'Ocse il confronto con gli altri Paesi membri: le retribuzioni dei professori non tengono il passo con i prezzi e sono inferiori ai lavori qualificati
Il rapporto annuale dell’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, sullo stato del sistema scolastico dei Paesi membri restituisce un’istantanea della scuola italiana e, soprattutto, delle condizioni di chi ci lavora. Analizzando le retribuzioni degli insegnanti italiani, spicca un dato: negli ultimi dieci anni gli stipendi si sono ridotti, in termini reali, di circa il 10%.
La statistica va contestualizzata. L’Oecd si riferisce al livello delle retribuzioni a parità di potere d’acquisto, calcolato tenendo conto dell’effetto dell’inflazione. I prezzi dal 2015 sono aumentati complessivamente di più del 20% erodendo il potere d’acquisto dei docenti con una velocità maggiore di quanto non siano aumentati i loro stipendi. Il risultato è che gli insegnanti sono diventati più poveri sia se si considera il salario d’ingresso che quello raggiunto dopo 15 anni di servizio. È un risultato che diventa ancora più preoccupante se confrontato con quello degli altri paesi Ocse. La classifica parla chiaro: fra i 27 Paesi analizzati, considerando entrambe le classi di retribuzione (d'ingresso e dopo 15 anni di lavoro), l'Italia si contende l'ultimo posto con il Portogallo, senza contare che in vari paesi europei si è visto addirittura un aumento, soprattutto fra gli stipendi più bassi.
Un altro confronto impietoso è quello del rapporto fra gli stipendi degli insegnanti e quelli degli altri lavoratori qualificati, con docenti di scuola primaria che in Italia hanno una retribuzione inferiore di circa un terzo rispetto a chi ha un titolo di studio terziario (la media Ocse è del 17% in meno).
I dati del sistema scolastico italiano spiccano rispetto a quelli del resto del panel anche per quanto riguarda la differenza fra i salari di un insegnante ad inizio carriera e quelli dei colleghi più qualificati. I due livelli salariali sono separati solo di circa il 30% mentre in altri Paesi - europei e non - la forbice è nettamente più ampia. In Inghilterra, per esempio, uno stipendio di un insegnante con esperienza è circa il doppio rispetto a quello di un curriculum più povero (che è comunque superiore a quello dei pari grado italiani).
Scorrendo le statistiche italiane ci si trova di fronte o all’assenza di variazioni o a grandi discrepanze. È quanto si vede confrontando gli stipendi dei presidi con quelli degli insegnanti, con i primi che sono circa tre volte i secondi. La misura del dato la dà ancora una volta il contesto. Sono pochi i paesi con rapporti comparabili ma, mentre nei casi simili di Scozia, Inghilterra e Austria, gli stipendi dei presidi crescono con l’aumentare dell’anzianità in Italia, già i salari minimi dei dirigenti degli istituti sono il triplo di quelli dei professori più pagati.
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