Attualità
17 settembre, 2025Otto arresti al termine delle indagini, impiegati anche agenti sotto copertura. Le guerre fra clan e le rivalità per gestire lo spaccio passano anche attraverso gli arsenali dei gruppi criminali
Un vero e proprio market della droga articolato nella provincia di Bari con centro nevralgico a Palo del Colle. È quello che emerge dalle indagini che, oltre che portare a otto arresti fra affiliati al clan Strisciuglio, hanno tratteggiato i contorni del sistema criminale che si occupava di gestire i traffici di stupefacenti nel barese. "Il consumo di droga non solo è centrale per l'afflusso di denaro verso i clan, ma crea anche problemi seri per i cittadini. Nei piccoli comuni ha poi un effetto devastante", ha commentato in conferenza stampa il procuratore di Bari, Roberto Rossi.
Le operazioni investigative sono partite dalla rete di spaccio presente sul territorio per poi arrivare a definire gli interessi dei singoli gruppi criminali. Come spiegato da Filippo Portoghese, capo della squadra mobile di Bari, sono stati utilizzati agenti sotto copertura per risalire alla provenienza degli stupefacenti, organizzando “15 acquisti simulati di droga ed arrivando ad avere contatti per la cessione di un chilo di cocaina”, scambio poi saltato per il sopraggiungere della prima ondata di Covid. “È un lavoro investigativo non semplice e richiede una capacità di immergersi nella criminalità e comporta attività che riguardano determinati settori. Quando c'è una squadra coesa come in questo caso si possono raggiungere ottimi risultati”, ha dichiarato il questore di Bari Massimo Gambino.
Un altro elemento centrale dell’inchiesta è quello delle rivalità fra i clan nel controllo dei traffici. Come descritto dal coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Francesco Giannella, il gruppo aveva una grande disponibilità di armi, anche di livello militare, e ha mostrato “propensione al loro utilizzo per dirimere questioni di vario genere”. Il riferimento di Giannella è al tentato sequestro di Riccardo Campanale (del 6 novembre 2019), ritenuto vicino al clan Parisi, che si inserisce nel quadro della cosiddetta guerra di Japigia del 2017, dall’omonimo quartiere di Bari teatro della rivalità fra il gruppo capeggiato da Antonio Busco e il clan Palermiti. Al termine della fase di scontri numerosi sodali di Busco passarono agli Strisciuglio. Come sottolineato dal Pubblico Ministero della Dda, Fabio Buquicchio, la spedizione contro Campanale “avrebbe potuto causare una nuova guerra” e trovava la propria giustificazione strategica nella volontà di colpire un personaggio importante del clan Parisi per cercare di ridefinire i rapporti di potere nello spaccio di droga a Bari.
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