Attualità
26 settembre, 2025Dalla Puglia si è diffusa in tutta Italia la protesta degli agricoltori
“Basta ai trafficanti di grano”, “Non svendiamo il grano italiano”, “Giù i prezzi, giù l’agricoltura”, “Senza agricoltori non c’è cibo”. Sono alcuni degli slogan che oggi - 26 settembre -, gli agricoltori hanno portato in piazza, insieme ai sacchi vuoti con il tricolore, per denunciare il rischio di una contrazione del settore. “Lottiamo contro i trafficanti di grano che vogliono uccidere la distintività e l’origine".
"L’Italia non produce tutto il grano che le serve perché viene pagato agli agricoltori cifre offensive, che nessuna impresa potrebbe sostenere – ha detto il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo – ma questa non è solo una battaglia per il prezzo: è una battaglia per la salute e per la sovranità alimentare. Non possiamo accettare che il grano italiano venga sottopagato e poi si faccia mangiare la pasta col grano canadese al glifosato. E dobbiamo investire su invasi e stoccaggi, per creare delle riserve strategiche. Tutelare gli agricoltori vuol dire tutelare i cittadini".
Le proteste, partite da Bari, hanno coinvolto anche gli agricoltori di Rovigo, Firenze e Cagliari, che dicono basta ai trafficanti di grano che “schiacciano” il prodotto nazionale sotto i costi di produzione, costringendo le imprese agricole a lavorare in perdita e affidandosi sempre più sulle importazioni estere. Intanto, il prezzo del grano duro è crollato a 28 euro al quintale, tornando ai livelli pre-guerra in Ucraina, mentre i costi di produzione sono aumentati del 20% dal 2021. Oggi la pasta viene venduta a circa 2 euro al chilo, ma gli agricoltori guadagnano circa 28 centesimi per chilo di grano.
Il piano di Coldiretti in 7 punti per rilanciare il grano italiano
Coldiretti ha espresso la propria soddisfazione per l’impegno assunto dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sui temi chiave che in questi giorni sono stati inclusi in un piano in 7 punti elaborato dalla Confederazione. Si richiede, in particolare, l’istituzione della Commissione unica nazionale (Cun) del grano duro, così da superare l’ostacolo delle borse merci locali e interrompere il meccanismo che consente quotazioni artificialmente basse, spesso al di sotto dei reali costi sostenuti. È stato poi richiesto aumentare fino a 40 milioni di euro il sostegno accordato dal ministero ai contratti di filiera pluriennali, che consentono di garantire un reddito equo coprendo 400 mila ettari su 1,2 milioni di ettari di produzione totale. Coldiretti ha anche sottolineato l’urgenza di bloccare le importazioni sleali, impedendo l’ingresso in Italia di grani trattati con sostanze e pesticidi vietati in Europa.
Coldiretti, poi, ha chiesto che i prodotti agroalimentari importati da Paesi terzi rispettino gli stessi standard che valgono per gli agricoltori italiani ed europei, prevedendo anche l’obbligo di indicare l’origine del grano sulle confezioni di pasta in tutta Europa, come già avviene in Italia. Infine, maggiori investimenti sulla ricerca, l’innovazione e il sostegno alla transizione tecnologica, anche attraverso il coinvolgimento diretto del Crea, e l’elaborazione di un piano nazionale per gli stoccaggi e gli invasi, con nuovi contributi per stimolare gli investimenti legati all'irrigazione del settore cerealicolo, così da garantire riserve strategiche e sicurezza nelle forniture.
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