Il futuro dei partiti con i conti in rosso è nelle mani di Fratelli d’Italia

Debiti e ristrettezze economiche per tutti, tranne per il partito della presidente Giorgia Meloni. E in molti – ;a cominciare dal Pd - chiedono di raddoppiare i fondi del 2x1000 e dunque di tornare a un sostegno deciso dello Stato

Qui si fa una cosa impopolare o non popolare. Si parla di partiti. Già il vocabolo è di per sé respingente in ogni sua declinazione. Figurarsi se il tema poi è il sostegno pubblico ai partiti. E per sostegno pubblico ci si riferisce al denaro pubblico ai partiti. I nostri soldi, come si dice per ghermire consensi emotivi. Però i partiti sono un ingranaggio essenziale per lo svolgimento della democrazia. I parlamentari di questa legislatura in formato ridotto (600 eletti anziché 945), con proposte di legge, emendamenti notturni, riunioni diurne, si agitano parecchio per ritagliare, affermano, un futuro ai partiti, pochi sani, molti acciaccati, vari indebitati, alcuni in dissoluzione.

 

La premessa è che se i partiti sono preda di capi dominanti e di voti soufflé, la colpa è dei partiti che per decenni hanno sprecato (o ancora peggio) ingenti risorse pubbliche e soprattutto la fiducia dei cittadini. Adesso è troppo facile allungare la mano per farsi acchiappare prima di scivolare giù. Comunque. La riforma che ha prostrato i partiti è di un governo di centrosinistra guidato da Enrico Letta e sta per compiere dieci anni. La classica risposta sbagliata a una domanda giustissima. Come accogliere (ammansire) i politici scaturiti da populismo, democrazia diretta, pulsioni anticasta? La scelta fu quella di rinunciare a un modello di partito strutturato e non sempre democratico che, in diverse maniere e in diversi scandali, ha contraddistinto la Repubblica. Così furono eliminati i rimborsi ai partiti dopo che con la prima Repubblica cadde il finanziamento diretto e fu introdotto il 2x1000 in dichiarazione dei redditi, una quota di tasse statali - circa 20 milioni di euro - che i cittadini/contribuenti possono (non devono) devolvere ai partiti e inoltre per le donazioni private fu imposto il limite di 100.000 euro con una maggiore trasparenza sui versamenti. La riforma Letta, che per l’appunto era proveniente da una domanda giustissima, ha previsto anche una commissione di controllo composta da insigni magistrati amministrativi e ordinari senza però assegnarle le dotazioni necessarie. La traiettoria discendente dei partiti non si è interrotta, al contrario è stata accentuata.

 

I partiti sono sempre più alieni nella società, scalabili dai portatori di interessi, sensibili ai suggerimenti esterni, circondati da lobbisti, anfitrioni, comunicatori. La buona notizia per i partiti è che la preoccupazione, che si può anche chiamare angoscia o disperazione, è un sentimento comune tra i gruppi parlamentari e ormai ha risucchiato pure i Cinque Stelle che hanno rinunciato alle pretese di francescana morigeratezza accedendo peraltro al meccanismo del 2x1000. La cattiva notizia è che il partito più florido, che recluta personale e collaboratori, è il principale partito della coalizione e del governo di centrodestra: Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Il destino degli altri dipende da Fdi. Ciascuno ha le sue esigenze.

 

Forza Italia ha meno eletti che pagano e dunque meno ricavi che già sono magri in confronto a un debito di 100,9 milioni di euro di cui 92,2 verso il fondatore Silvio Berlusconi. Il Partito Democratico ha trovato un suo equilibrio contabile, ma a settembre è in scadenza e non sarà più prorogabile l’ultima cassa integrazione per 121 dipendenti. La vecchia Lega e la nuova Lega, la Lega per l’indipendenza della Padania e la più recente intitolata a Salvini premier, hanno due sicurezze: i 100.000 euro bimestrali da versare al fondo unico di giustizia a garanzia dei famosi 49 milioni di euro da restituire allo Stato e la massiccia e costante partecipazione degli eletti con le quote mensili di stipendio. I Cinque Stelle sono nel pieno dell’evoluzione finale che li renderà un partito tradizionale - ormai hanno una sede in centro a Roma e un organigramma completo - e il passaggio formale, ovviamente, sarà l’incasso in agosto dell’anticipo del 2x1000. Non ci sono soltanto chiacchiere. Il primo atto l’ha firmato il Pd con una proposta di legge depositata in Senato da 18 senatori - a dispetto delle imminenti primarie per la segreteria - tra cui il tesoriere Walter Verini e la capogruppo Simona Malpezzi.

 

I dem propongono un ritocco non inedito alla riforma Letta, cioè l’aumento del fondo per il 2x1000 da 20 a 45 milioni di euro e la distribuzione del capitale inoptato, quello non utilizzato dai cittadini/contribuenti, come avviene per l’8x1000. In cambio di questa modifica, e probabilmente per reagire all’inchiesta Qatargate/Maroccogate che l’ha travolto al Parlamento europeo, il Pd promette verifiche più efficaci e il limite alle donazioni private a 50.000 euro. Il secondo aspetto non convince il resto dei partiti. Già durante il complesso e frettoloso transito alla Camera della legge di Bilancio s’era cercato di far approvare un emendamento per allargare il 2x1000, pare che il governo fosse favorevole, ma poi la Ragioneria per questioni tecniche ha fermato la norma. I dubbi di Fdi, che egoisticamente potrebbe ignorare i guai degli altri, riguardano la reazione dei cittadini: più soldi ai partiti con bollette, carburante e inflazione? Perciò ha senso citare il preambolo, un po’ sociologico e un po’ filosofico, che si richiama all’articolo 49 della Costituzione e che il Pd ha inserito nella proposta di legge: «Accanto a disposizioni che rafforzano i requisiti di trasparenza e democrazia interna dei partiti e a disposizioni contenenti la delega al governo per la razionalizzazione e il riordino della normativa vigente in un testo unico, il presente disegno di legge contiene disposizioni volte ad assicurare ai partiti politici le condizioni materiali per poter organizzare nel modo migliore la partecipazione politica e rendere così effettivo il diritto riconosciuto a ogni individuo di associarsi e di concorrere (con metodo democratico) a determinare l’indirizzo politico delle comunità in cui vive. Assicurare ai partiti politici un finanziamento pubblico ragionevole, condizionato al rispetto dei princìpi di democrazia interna e di gestione trasparente delle risorse, rafforzando al tempo stesso i limiti al finanziamento privato, contribuisce altresì ad assicurare la separazione e l’autonomia della sfera politica dalla sfera economica. (…) Del resto, com’è altrettanto noto, la limitazione, la separazione e la distribuzione del potere, in un ordinamento democratico pluralista, si realizzano innanzitutto prescrivendo che ciascun bene (il cui possesso conferisce potere) sia distribuito - per usare le parole di Michael Walzer - secondo il proprio “criterio intrinseco”: per cui il ricoprire una posizione dominante o di rilievo in una delle tre sfere (politica, economica, culturale o dei mezzi di comunicazione) non dovrebbe dare titolo per assumere una posizione dominante o di rilievo in alcuna delle altre due».

 

Com’è evidente c’è finanche uno sdegno tardivo per il conflitto di interessi col quale, grossomodo, la sinistra ha convissuto pacificamente per oltre un quarto di secolo.

 

Gli introiti del 2x1000 sono vitali per i dem che per il 2022 devono incassare 7,3 milioni di euro, quasi mezzo milione in più sull’anno precedente. Anche in queste tabelle del Tesoro, fresche di stampa, è solida la crescita di Fdi che passa da 2,7 milioni di euro a 3,1. Invece le due Leghe scendono da 2,3 milioni totali a 1,65. In costante aumento Italia Viva a 973.000 euro e Azione a 1,25 milioni, stabile Forza Italia con 580.000 euro. Il 16 per cento degli italiani che ha ceduto il 2x1000 ai partiti ha scelto Fratelli d’Italia, una porzione inferiore rispetto agli esiti elettorali. Il Pd conferma i suoi dati, è indicato come beneficiario da un terzo dei contribuenti. Il 2x1000 non segue l’andamento elettorale, di sicuro è più congeniale ai dem, che hanno una rete ancora robusta, e ai partiti con i redditi più alti. Raddoppiare il fondo vuol dire raddoppiare i 7,3 milioni a disposizione del tesoriere Verini. Più o meno anche per gli altri partiti. A Meloni l’onere della decisione. Pollice su. O pollice verso.

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