Ricca, per l'appunto, di aristocratica famiglia, quando sbarca nella Grande Mela appena ventenne ha già alle spalle un curriculum di tutto rispetto, fra abusi sessuali dal padre, ricoveri in clinica psichiatrica, suicidi in famiglia, anoressia. Voleva essere un'artista, ma soprattutto voleva la celebrità: l'incontro con Andy Warhol la porta al centro della scena artistica newyorkese, il suo look fa il resto. I capelli corti biondo platino, gli occhi sempre molto truccati e resi enormi da almeno due paia di ciglia finte, gli orecchini a lampadario, gli abitini smilzi o addirittura soltanto magliette su semplici collant neri, gli immancabili tacchi a spillo: uno stile che fece epoca, copiato ancora oggi, e reso fedelmente nella pellicola dal costumista John Dunn grazie al contributo di Betsey Johnson, lo stravagante designer per il quale Edie Sedgwick è stata modella, e all'utilizzo di pezzi autentici scovati da fornitori come Paperback Princess e The Way We Were.
Nel bienno 1964-1966 Edie Sedgwick fu un'autentica musa non solo per Warhol, che la volle protagonista di diversi suoi esperimenti cinematografici, ma anche per il mondo della moda: l’allora direttrice di Vogue, Diana Vreeland, la mise immediatamente sotto contratto, definendo con il termine 'youthquaker' il terremoto che la Sedgwick provocò nel mondo glamour di quegli anni; salvo poi, come ben descritto nel film, scaricarla senza troppe cerimonie non appena la It Girl non fu più considerata tale. Edie Sedgwick è stata una delle prime celebrità 'usa e getta' dello star system, un fenomeno di costume che divenne una diffusa strategia di marketing proprio negli anni Sessanta: una riproduzione seriale di sedicenti star come tante Campbell Soup, in perfetta linea con la filosofia della Pop Art. Al termine della sua parabola discendente, stretta nella morsa di alcol, psicofarmaci e stupefacenti vari, la Sedgwick resta al margine come una delle tante scorie del processo produttivo: non riuscì a riciclarsi né a sopravvivere ad un sistema che la rimpiazzò prontamente con un nuovo prodotto (nella fattispecie, la nuova musa di Warhol, Nico), e fu contemporaneamente abbandonata sia dal suo mentore e che dall'uomo che amava. Su quest’ultimo punto il film allude soltanto alla figura di Bob Dylan, visto che il diretto interessato non ha mai confermato: tuttavia molti concordano nel ritenere che Dylan fu ispirato da Edie nel comporre brani come Like a Rolling Stone, Just Like a Woman, Leopardskin Pillbox Hat.
Factory Girl
Con Sienna Miller, Guy Pearce, Hayden Christensen
Uscita nelle sale 23 novembre 2008