In un film, dal prossimo venerdì al cinema, la storia di Edie Sedgwick: da rampolla dell'establishment statunitense a regina della cultura underground, fino alla morte per un mix di barbiturici e alcol a soli 28 anni

Factory girl, la parabola di un'icona pop

Una povera piccola ragazza ricca: Edie Sedgwick spesso si definiva così. Per Andy Warhol, quando il loro rapporto era allo zenit, era invece semplicemente una 'fabulous superstar'. Modella, attrice, artista a tempo perso, Edie Sedgwick è stata una rapidissima meteora nello star system degli anni Sessanta: oggi un film ne ricostruisce la vicenda, 'Factory Girl', nelle sale italiane da venerdi 23 novembre. "Ha rappresentato la prima vera 'It girl'," spiega uno dei produttori, Holly Wiersma, che aggiunge  "era così bella, intelligente ed eccitante, la sua storia, tuttavia, è anche una fiaba ammonitrice".  Nei suoi panni una It girl contemporanea, Sienna Miller, altrettanto bella, slanciata, corteggiata, e altrettanto inequivocabilmente trendsetter, con uno stile personale fatto di vintage, grandi firme e pezzi da mercatino da poco confluito sul mercato in una linea di abbigliamento disegnata dalla stessa Miller congiuntamente alla sorella stilista.

Ricca, per l'appunto, di aristocratica famiglia, quando sbarca nella Grande Mela appena ventenne ha già alle spalle un curriculum di tutto rispetto, fra abusi sessuali dal padre, ricoveri in clinica psichiatrica, suicidi in famiglia, anoressia. Voleva essere un'artista, ma soprattutto voleva la celebrità: l'incontro con Andy Warhol la porta al centro della scena artistica newyorkese, il suo look fa il resto. I capelli corti biondo platino, gli occhi sempre molto truccati e resi enormi da almeno due paia di ciglia finte, gli orecchini a lampadario, gli abitini smilzi o addirittura soltanto magliette su semplici collant neri, gli immancabili tacchi a spillo: uno stile che fece epoca, copiato ancora oggi, e reso fedelmente nella pellicola dal costumista John Dunn grazie al contributo di Betsey Johnson, lo stravagante designer per il quale Edie Sedgwick è stata modella, e all'utilizzo di pezzi autentici scovati da fornitori come Paperback Princess e The Way We Were.

Nel bienno 1964-1966 Edie Sedgwick fu un'autentica musa non solo per Warhol, che la volle protagonista di diversi suoi esperimenti cinematografici, ma anche per il mondo della moda: l’allora direttrice di Vogue, Diana Vreeland, la mise immediatamente sotto contratto, definendo con il termine 'youthquaker' il terremoto che la Sedgwick provocò nel mondo glamour di quegli anni; salvo poi, come ben descritto nel film, scaricarla senza troppe cerimonie non appena la It Girl non fu più considerata tale. Edie Sedgwick è stata una delle prime celebrità 'usa e getta' dello star system, un fenomeno di costume che divenne una diffusa strategia di marketing proprio negli anni Sessanta: una riproduzione seriale di sedicenti star come tante Campbell Soup, in perfetta linea con la filosofia della Pop Art. Al termine della sua parabola discendente, stretta nella morsa di alcol, psicofarmaci e stupefacenti vari, la Sedgwick resta al margine come una delle tante scorie del processo produttivo: non riuscì a riciclarsi né a sopravvivere ad un sistema che la rimpiazzò prontamente con un nuovo prodotto (nella fattispecie, la nuova musa di Warhol, Nico), e fu contemporaneamente abbandonata sia dal suo mentore e che dall'uomo che amava. Su quest’ultimo punto il film allude soltanto alla figura di Bob Dylan, visto che il diretto interessato non ha mai confermato: tuttavia molti concordano nel ritenere che Dylan fu ispirato da Edie nel comporre brani come Like a Rolling Stone, Just Like a Woman, Leopardskin Pillbox Hat.

Come già nel ritratto cinematografico di Basquiat, 'Factory Girl'  ricostruisce fedelmente anche quella che era la fabbrica di talenti di Andy Warhol: grazie all'analisi di filmati originali e intervistando molti habituè della Factory fra il 1960 e il 1968, sul set sono stati ricreati sia l’atmosfera di libertà creativa che il design visivo di quel loft sulla 47a strada tappezzato di stagnola e opere d'arte. Serigrafie e installazioni come i celebri 'Brillo Box', la piramide di fustini di detersivo davanti ai quali Sienna Miller-Edie Sedgwigk è spesso inquadrata. Opere che è possibile ammirare dal vivo nell’esposizione 'POP ART! 1956-1968', a Roma alle Scuderie del Quirinale fino al 27 gennaio 2008: conservando il biglietto del cinema si avrà diritto ad un ingresso ridotto alla mostra.

Factory Girl
Con Sienna Miller, Guy Pearce, Hayden Christensen
Uscita nelle sale 23 novembre 2008

 

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