Ma davvero nei tribunali italiani ci si rivolge al giudice chiamandolo "Signor presidente" e non "Vostro Onore" ("Mi oppongo Vostro Onore!")? Non sarà una mancanza di rispetto? E davvero le giurie popolari sono composte da sei persone, solo la metà di quelle che si vedono nei tribunali americani? Sarà per risparmiare? Per chi non ha mai avuto la ventura di entrare in un tribunale penale - buon per lui - la lettura del noir "Testimone inconsapevole" di Gianrico Carofiglio riserverà qualche sorpresa; noi italiani infatti abbiamo molta più dimestichezza con il codice penale degli Stati Uniti che conosciamo perfettamente attraverso innumerevoli libri, film e telefilm. Lettori e spettatori americani sembrano amare molto i processi, reali o di fiction, per loro quasi un genere di spettacolo. Sarà forse perché i processi in America sono più fotogenici e con una carica drammatica più forte, sarà perché il nostro cinema ha trascurato le corti d'Assise, Appello e Cassazione per privilegiare semmai le preture, decisamente meno traumatiche e più adatte ad ospitare situazioni e personaggi macchiettistici adatti alla commedia all'italiana. Ricordate il leggendario "Un giorno in pretura", con il magistrato Peppino De Filippo che deve giudicare per il reato di oltraggio al pudore Alberto Sordi, inteso come Meniconi Nando un anno prima di "Un americano a Roma"?
Gianrico Carofiglio è magistrato, quindi "persona informata sui fatti" in materia di procedura penale, e il suo romanzo è un legal thriller all'italiana ma senza concessioni a risvolti narrativi più o meno farseschi, anzi.
Un bambino, in vacanza dai nonni, sparisce e viene trovato cadavere nel pozzo di una località di mare vicino a Bari. Un delitto atroce che reclama, al più presto, l'individuazione di un colpevole. E un sospetto c'è, Abdou Thiam, un ambulante senegalese che vende borse dai marchi contraffatti sulle spiagge e che è stato visto più volte chiacchierare con il bambino. Un colpevole su misura, almeno per le aspettative più o meno razziste, e comunque sbrigative, degli inquirenti; prove e testimonianze appaiono inoppugnabili, così come possono sembrare autentiche perfino le borse taroccate di Abdou.
Compito quasi impossibile dunque per il difensore, l'avvocato Guido Guerrieri del foro di Bari, che sta attraversando tutte le possibili crisi dei quarant'anni ed è appena stato lasciato dalla moglie. Anche le vicende professionali dell'avvocato Guerrieri non sono delle più agevoli: un barista dichiara di aver visto Abdou dirigersi verso la villa che ospitava il piccolo Francesco Rubino proprio il giorno della sua sparizione e una foto del bambino è stata trovata in casa del senegalese; circostanze più che sufficienti per inchiodare l'indiziato, per giunta privo di un alibi plausibile. Il primo dilemma che deve affrontare l'avvocato Guerrieri è se chiedere il rito abbreviato, con relativo sconto di pena - vent'anni - oppure credere all'innocenza del proprio cliente e procedere con il rinvio a giudizio in corte d'assise, con il rischio di una condanna all'ergastolo. In equilibrio tra crisi esistenziali e vicende processuali, il noir di Carofiglio coinvolge il lettore in un sapiente dosaggio di emozioni e di colpi di scena. Fino alla sentenza finale...