Certe cose possono succedere solo qui. E solo perché, in fondo, questi blasés, questi parigini dall'aria fra lo snob e l'annoiato, sono sotto sotto dei veri entusiasti.
Qui può succedere che dalla Senna affiori una spiaggia e che tutti credano che sia normale, che la Tour Eiffel si metta a brillare e che tutti pensino a un'effimera performance, che nel centro del Louvre spunti una Piramide e che molti ritengano faccia schifo o forse no, che una via particolarmente in discesa della quinta circoscrizione si trasformi in pista di neve e tutti corrano a inforcare sci e bastoni. Qui capita anche che in una notte (bianca) vecchi e giovani si tengano per mano fino all'alba e che nel primo giorno di primavera la musica continui ad invadere, ogni anno da ormai un quarto di secolo o forse più, tutta la città, poi tutta la Francia, poi le capitali di mezzo mondo. Se succede tutto questo significa che qui può succedere di tutto. Anche la Rivoluzione.
Oppure che un ex immenso obitorio chiamato "L'officina del lutto" in cui lavoravano nel 1905 all'incirca 1400 persone, nei frigo, nella zona di preparazione dei trapassati, nella scuderia con i cavalli per il trasporto fino al cimitero; che un ex-obitorio, dicevamo, sperduto in un quartiere fino a poco tempo fa discretamente malfamato diventi, quasi per magia, grazie soprattutto ad un'indefettibile volontà politica, e all'entusiasmo di cui sopra, il nuovo tempio della cultura artistica e delle arti plastiche.
La stampa, che dagli anni '90 ha regolarmente riferito delle discussioni sulla destinazione d'uso da attribuire a questo luogo da allora, salvo rarissime eccezioni, chiuso al pubblico per ragioni di sicurezza, abbonda oggi in complimenti e superlativi. Chi ha seguito il vernissage di sabato 11 ottobre, e ne facciamo parte, non può far altro che acconsentire alla "brillante inaugurazione" del sindaco Bertrand Delanoë, di questo "nuovo tempio della cultura" realizzato dagli architetti Marc Iseppi e Jacques Pajot. Infatti, sarà il luogo, questo "progetto faro" dei direttori artistici Robert Cantarella e Frédéric Fisbach ha scatenato "grande emozione" in quasi tutte le 2000 persone invitate a festeggiare sotto il "sole radioso" di questo sabato pomeriggio. Alle "condoglianze" tutti hanno rispettosamente sostituito le "congratulazioni" e il gioco è stato fatto.
Il sindaco vuole che il 104 porti "vita e umanità" in questo quartiere difficile del 19esimo arrondissement, sopra Stalingrad, per chi conosce la multietnica linea 2 della metro parigina, di fianco al Canale dell'Ourq, per chi conosce i cinema della Mk2 o il bar artistico-musical-bobo "Point éphémère", proprio dove fino a pochi anni fa si trovavano teppistelli e spacciatori.
Le chiavi del "104" sono state consegnate al sindaco con oltre un anno di ritardo rispetto a quello che avrebbe voluto lui: un'inaugurazione prima delle municipali del marzo scorso, che ha comunque stravinto. Anche per quello oggi può permettersi di fare quasi il gradasso: "Non ho nessun rimpianto è ben meglio con un anno di più" dice ammirando lo spazio ancora "in lavori" pochi mesi fa "Non ci siamo mai scoraggiati. Abbiamo inventato questo luogo dall'inizio alla fine ed ora si deve inventare ogni giorno. Era il mio sogno".
Architettura Baltar, 39 mila metri quadrati, muri in pietra di tufo parigino e in cotto, 100 milioni di euro di lavori svolti in due anni, un costo annuo di 12 milioni di euro di cui 8 a carico del Comune e 4 da trovare presso sponsor, case di couture, imprese che vogliano accogliere qui clienti e dipendenti in congresso. 18 ateliers, 200 artisti "di tutte le origini, di ogni arte, di ogni cultura" precisa il sindaco, saranno accolti ogni anno in residenza, 5000 visitatori sono contenibili nello stesso momento. Per esempio in occasione dei concerti, come quello della star inglese del trip hop Tricky di sabato scorso, in occasione di grandi feste post sfilate di moda o ancora di spettacoli che richiedano uno spazio più grande di quello dei 200 o 400 posti delle sale multifunzionali costruite nella hall centrale.
Per tre o cinque euro il pubblico potrà accedere agli ateliers degli artisti anche quando questi saranno al lavoro. Per i direttori Fisbach e Cantarella "sono gli artisti la ragione dell'esistenza del 104". Dei negozi, una libreria, un'edicola con la stampa di tutti i paesi del mondo, un bar e un ristorante saranno aperti nei prossimi mesi, come anche una "casa dei piccoli", un luogo in cui saranno accolti e iniziati all'arte, i bambini da 0 a 5 anni.
Cultura
15 ottobre, 2008Ai primi del Novecento era la morgue di Parigi. Oggi il grande complesso del 19esimo arrondissment parigino è l'ultima prova di quanto alla capitale piaccia stupire. Ribattezzato '104' e appena inaugurato, è stato trasformato in un centro polifunzionale per concerti, atelier d'artista, mostre e convegni
Se l'obitorio diventa il tempio della cultura
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