Un'esposizione al centre Pompidou di Parigi ripercorre la carriera di uno dei massimi artisti d'Oltralpe

Pierre Soulages, la luce del nero

Dall'arte astratta al nero e dal nero all'outrenoir. Questo il percorso personale dell'ormai novantenne pittore francese Pierre Soulages, presentato nella retrospettiva del Centre Pompidou fino all'8 marzo prossimo. Già i primi "segni" di questo "pittore del nero e della luce", come è d'uso definirlo, originario di Rodez, furono dei tratti neri su un foglio bianco, all'età di 5 anni. Quando la sorella gli chiese che cosa stesse facendo, lui rispose: "La neve". L'istinto lo portò all'esaltazione del bianco grazie al nero. Non lo sapeva ancora, il giovane Pierre, ma quell'intuizione sarebbe diventata la sua vita e l'esplorazione di quell'intuizione, l'ossessione che ha fatto il suo successo. Oggi le sue opere sul mercato dell'arte sono acquistabili a seconda dei periodi e dei formati da un minimo di 350.000 euro ad un massimo di 4 milioni e mezzo di euro.

Già prima dei 30 anni, Pierre Soulages esplora l'uso di diversi supporti, tecniche, strumenti e tipi di materie nelle sue pitture astratte. A volte tenta incursioni in tecniche poco convenzionali, usando ad esempio il catrame per dipingere vetri rotti o buccia di noce. Ai suoi inizi, subito dopo la seconda guerra mondiale, è solo un pittore astratto fra gli altri, molto più anziani di lui. Ma, già allora, il colore che predomina la sua paletta è il nero. Usa dei formati piuttosto grandi, su cui traccia gesti ampli. Copre, ricopre, gratta, ri-scopre.

Allora Soulages non è ancora Soulages. Lo diventa veramente nel 1979, quando, dopo una notte di affannato lavoro su una tela, abbandona, stremato. Il giorno seguente, al suo ritorno all'opera, scoprirà quello che in seguito chiamerà "l'oltrenero", l'outrenoir, diventato la sua firma: "Un colore al di là del nero" spiega "transmutato dal nero", in cui il riflesso della luce sulla materia ha la stessa importanza che la materia stessa.

Il Centre Pompidou traccia in ordine cronologico la carriera di Soulages e questo rende evidente il momento della "rottura" fra l'astrattismo e l'esplorazione personale dell'artista dell'oltrenero. In quel momento Soulages effettua la sua "rivoluzione" e si trasfigura nel pittore della luce. I suoi quadri rimangono monumentali e grazie alle loro superfici striate, lisciate, opache, lucide, realizzate con spatole o pennellesse da pittore d'interni, più che con pennelli da artista, esprimono tonalità diverse, riflessi particolari, sempre nuovi e differenti. Olio, acrilico, ancora catrame in strati spessi, grattato, striato, scavato, con coltelli e raschietti metallici.

Il centinaio di opere esposte al Centre Pompidou, danno una visione piuttosto completa dell'opera di Soulages, che oggi è considerato come uno dei più grandi artisti francesi. In 63 anni di carriera e di esposizioni, la prima nel '46, l'ultima nel marzo scorso, questo pittore nato nel 1919 ha scritto la sua storia, tracciando un solco dritto, profondo, seppur perturbato da qualche burrascosa polemica con alcuni dei suoi contemporanei americani. Soprattutto dopo le vendite di sue opere a Nelson Rockefeller, al Guggenheim, al MoMA, o l'esposizione al Museo di Houston nel 1966. Dal suo passaggio all'outrenoir l'artista si sente rigettato dagli Usa che prima lo acclamavano.

In una recente intervista à Le Monde, Soulages dichiara: "La pittura non esiste perché se ne parli, le parole non possono penetrare la pittura, se la pittura fosse questione di senso da enunciare, quando questo senso è passato potrebbe essere buttata in un cassonetto, come un telegramma già letto... E' vero che, qualche volta, si potrebbe farlo davvero". Per Soulages, però, l'opera sfugge all'artista e diventa "un affare a tre: l'opera, l'uomo che la fa, quello che la guarda".

Pierre Soulages
fino all'8 marzo 2010 al Centre Pompidou
www.centrepompidou.fr

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