Bongiorno era un uomo libero, pronto a mettersi in gioco. Aveva la virtù dell'ironia. Svolgeva perfino una funzione pedagogica. Il ricordo di un politico esperto dei media

Mike Bongiorno era un 'signore'. Una qualità rara in questi tempi spregiudicati. E aveva, cosa decisamente non comune fra tante personalità che rivestono un ruolo pubblico, uno spiccato senso dell'autoironia. Una autoironia che sapeva essere strumento di autodifesa e insieme affermazione di un carattere mite e determinato. La sua è stata la storia della realizzazione di un sogno italo-americano. Nato a New York, è lì, negli Stati Uniti, che subito dopo la fine della guerra capisce il valore e la novità dirompente del mezzo televisivo. Tornato in Italia è qui che inizia la sua carriera, ed è un inizio comune, il suo e quello della Rai: è mio padre Vittorio che lo sceglie per condurre 'Arrivi e partenze', la prima trasmissione in onda dalla tv di Stato. Ed è sempre mio padre, come lui in ogni occasione non mancava di ricordare, che gli 'imporrà' di restare in Italia a lavorare.

Comincia tutto così. Mike fa entrare la televisione nelle case degli italiani, la fa diventare qualcosa di quotidiano e di vissuto al pari del letto e della cucina a gas. I cinema sospendono la programmazione per 'Lascia o raddoppia?'. Andava in onda il sabato, si dovette spostare il giorno della settimana, perché erano troppi gli incassi dei giorni festivi che volavano via. E da allora l'Italia, per anni, prese l'abitudine di fermarsi ogni giovedì. Gian Luigi Marianini, che con i suoi improbabili vestiti e il suo linguaggio barocco e divertito entrava in cabina per rispondere alla domanda del raddoppio dicendo a Mike "vado nel chiostro dei fosforescenti". E poi, quando arrivò 'Rischiatutto', la signora Longari, prima grande campionessa, e il professor Inardi, esperto di musica classica, che sapeva però tutto di parapsicologia. Ecco, davvero vale la pena ricordare che quei quiz erano fondati sulla cultura e sul talento dei concorrenti: chi li vedeva ammirava e magari invidiava la loro preparazione, la loro conoscenza, e capiva che dietro c'erano fatica, studio, intelligenza. Non era sufficiente 'apparire', non bastava essere telegenici. Bisognava dimostrare di sapere e di valere. Mike Bongiorno, come il maestro Alberto Manzi, 'eroe' dimenticato del piccolo schermo, come padre Mariano e il professor Cutolo, ha contribuito a far crescere il Paese e persino a unificare, faticosamente, quel linguaggio che oggi si vorrebbe, per ragioni non culturali ma politiche, mettere in discussione.

Mike amava la libertà. A vent'anni stava con i partigiani, fu anche catturato dai nazisti, incarcerato a San Vittore, deportato nel campo di Bolzano e poi da lì condotto nel lager di Mauthausen. Questa pagina della sua vita, compreso il momento in cui fu a un passo dalla fucilazione, la raccontava senza enfasi, quasi col sorriso, sdrammatizzando, come era nel suo stile. Se ora si ripensa alla sua presenza in televisione, ci si accorge di quanti hanno potuto giocare e scherzare con lui. O anche scrivere attorno a lui e al suo linguaggio, ormai quarant'anni fa, un saggio critico come 'Fenomenologia di Mike Bongiorno'. Salvo riconoscergli al di là di tutto, come in quelle pagine faceva Umberto Eco, "un fascino immediato e spontaneo, spiegabile col fatto che in lui non si avverte nessuna costruzione o finzione scenica". Quella sua autoironia faceva sì che si potesse anche prenderlo amabilmente in giro, come sa bene Fiorello, insieme al quale Mike ha avuto la curiosità di entrare, in una nuova stagione della sua vita, in un mondo fatto di comicità surreale. Ma nessuno, e questo lo sa invece qualche incauto arrogante che da lui è stato messo in riga, poteva mettergli i piedi in testa.

Infine Mike era un uomo simpatico, sorridente, e un gran viaggiatore: dall'America all'Italia, di trasmissione in trasmissione, e persino di rete in rete. Reinventandosi ogni volta e dimostrando di avere sempre voglia di fare cose nuove, come persino a 85 anni si stava apprestando a fare con il suo programma su Sky. Per tutta la sua vita Mike ha raddoppiato. Questa volta ha lasciato, e abbiamo perso tutti.

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