Al primo concerto, lo scorso febbraio, si sono presentati con due finti buttafuori a proteggerli dalla (improbabile) folla e dalle comparse urlanti che tentavano di baciarli e lanciavano sul palco fiori e reggiseni. Loro, calati nella parte, sguardo macho e orribili giubbini fuori moda, hanno intonato serissimi: "Sprazne, sprazne, sprazne caca dura, sprazne roto bala, sprazne tico tero…", versi incomprensibili e ritmo anni Ottanta.
Si sono presentati come una grande boy band moldava, capace di scalare le classifiche in tutto l'Est Europa: vai a sapere, la gente ci ha creduto. Tre mesi dopo - il tormentone "Sprazne" scaricato duemila volte come suoneria del cellulare, un migliaio di amici su Facebook, 10mila accessi ai loro video su Youtube - loro, i quattro trentenni del sedicente gruppo moldavo "Angels Prut", se la ridono di gusto. Altro che Prut, Polase, Maruga e Doga Dog: i quattro "artisti" dell'Est hanno origini leggermente più occidentali, tra Parma e Modena, e nomi che più emiliani non si può, Leonardo Cagnolati, Andrea Tanzi, Marcello Savi e Gino Andreoli. Un geometra, un grafico, un cameraman e un responsabile controllo qualità in un'azienda di piastrelle: uniti dalla creatività, due laboratori di marketing virale da cui sfornano video e parodie (lupoululi.com e mrpaloma.com) e comuni esperienze di match di improvvisazione teatrale in giro per l'Italia.
"A dicembre abbiamo visto un video di quattro polacchi vestiti in modo strano e abbiamo avuto l'idea: tappezzare Parma di locandine che annunciassero il concerto di una importante boy band venuta dall'Est, per vedere le reazioni", spiega divertito Leonardo-Doga Dog. "Subito avevamo pensato di inventarci un Paese, poi abbiamo trovato il fiume Prut, che realmente esiste in Moldavia, e sono nati gli Angels Prut".
Un sito surreale (angelsprut.com) infarcito di biografie inventate e sgrammaticate, una pagina su Facebook, video su Youtube, e il gioco è fatto. Alla fine la città non l'hanno tappezzata, ma sono riusciti a organizzare un concerto nella vicina località di Collecchio, spacciando per la prima volta i loro ritmi finto balcanici.
Nessuno dei quattro ha studi musicali alle spalle, ma le melodie si rimediano componendole al computer. Per i testi "moldavi", poi, ci si arrangia improvvisandoli con il traduttore di Google, "dall'italiano all'inglese e poi ancora all'italiano: esce sempre una cosa diversa", ride Leonardo. Nascono così titoli come "Mutu" o "La fabula du gattu", riuniti in un album, "Lamai Tare", distribuito in cinquecento copie, dedicato all'ardita accoppiata "amore e motore a cingoli".
"Volevamo prendere in giro le canzoni d'amore impegnate", ammette Doga Dog. "Ma più in generale il tentativo era di prendere in giro le boy band, dai Take that in giù. Un esperimento quasi teatrale, per fare qualcosa di nuovo e dare vita a una provocazione, capire fino a dove la gente può abboccare. Però pensavamo restasse una cosa tra amici…". Invece hanno fatto concerti, l'ultimo a una Festa del Primo maggio a Piacenza e presto a una Notte bianca in un comune del reggiano, qualche passaggio su una radio locale, molto tam tam sul web, un sacco di inviti come animatori a feste di compleanno. "E c'è un regista di Milano che si è offerto di girarci il video del prossimo singolo", quello dal sobrio titolo "Alona Karina Bernarda Slava Maruska Svetlana Galina e Olga".
E i moldavi, quelli veri? "E' capitato che dopo un'esibizione venissero alcune ragazze a chiederci: Siete moldavi per davvero? Dite qualcosa nella nostra lingua", ricorda Leonardo. "Penso comunque che la cosa diverta anche loro: un sito di moldavi che vivono in Italia ha linkato il nostro sito". I quattro amici, comunque, continuano a produrre nel loro esilarante idioma: "Stiamo preparando una decina di canzoni nuove". Pronti a lanciare il tormentone (emilian-balcanico) dell'estate.