Pubblicità

I fantasmi della Corea del Nord

Si allenano in uno stadio circondato da filo spinato. In una township poverissima, puzzolente e ad alto tasso criminale. Se provi ad avvicinarti ti arrestano. Ritratto di una Nazionale blindata

Un ritiro blindato in una 'township' nera ad alto tasso criminalità. Per allontanare curiosi e giornalisti, è stato scelto un albergo isolato e proletario, senza bandiere, sorvegliato giorno e notte da poliziotti locali perfettamente istruiti: "Ci hanno detto di non rilasciare nessun tipo di dichiarazione. Non possiamo dire neanche quante stanze ha l'hotel".

L'avventura sudafricana della Nord Corea è stata avvolta dal mistero, una spedizione studiata e controllata dai 'Fantasmi del Caro Leader', con la volontà di nascondersi e sottrarsi ai riflettori dei media.

Un eccesso di privacy che ha imbarazzato e indispettito anche la Fifa, costretta ad imporre alla selezione asiatica conferenze stampa e allenamenti aperti negli stadi del match mondiale.

Le prove tattiche, invece, sono rimaste segrete, con un'unica, forse obbligata, eccezione: i nordcoreani hanno aperto i cancelli dello stadio Makulong di Tembisa per dimostrare che i quattro giocatori accusati di fuga e ricerca di asilo politico in occasione della sfida con il Brasile (An Chol Hyok, Kim Myong Won, Kim Kyong Il e Pak Sung Hyok), non erano spariti. I dubbi, tuttavia, sulla conta dei 23 restano perché gli addetti ai lavori hanno riscontrato numerose difficoltà nell'ufficializzare i volti dei calciatori, sul campo di allenamento, ovviamente senza numero di maglia.

L'unico interlocutore, per conoscere orari e consuetudini della squadra, è stato un addetto Fifa che ha sostituito l'inesistente ufficio stampa nord-coreano: "Sono persone molto riservate, che amano la tranquillità e dobbiamo rispettare la loro privacy". Nessuna televisione pubblica è stata accreditata e i pochissimi giornalisti asiatici sul posto hanno preferito non rilasciare nessun tipo di informazione. Chi, come due giornalisti brasiliani, ha tentato di scoprire delle news maggiori, è stato minacciato di arresto.

Tanti soprattutto i disagi per la sede e l'orario scelti dalla selezione di Pyongyang: lo stadio, circondato da un filo spinato, è quello minuscolo di Tembisa, balzato alla cronaca pre-mondiale per i duri scontri durante la partita amichevole Nigeria-Corea del Nord, situato in una delle peggiori baraccopoli a 50 km da Johannesburg. Nessun bianco ha il coraggio di avvicinarsi e l'orario, volutamente controcorrente delle 18  scelto per le sedute (è inverno in Sudafrica e la maggior parte delle Nazionali si allenano solo la mattina), aumenta i rischi.

L'impianto è circondato dall'evidente e avvilente povertà, l'aria è avvolta dal degrado delle capanne, dall'olezzo della spazzatura e dall'odore di bruciato: non c'è elettricità e, per riscaldarsi, vengono accesi i fuochi. Una realtà spaventosa, a venti minuti dal Protea Hotel di Midrand, un imponente e austero edificio che ricorda le costruzioni sovietiche, scelto come alloggio dagli asiatici.

L'isolazionismo del Paese comunista si è quindi trasferito in Sudafrica, ma il calcio e l'entusiasmo dei nordcoreani hanno contagiato anche il leader che ha autorizzato la trasmissione della seconda partita contro il Portogallo. Il primo match contro il Brasile era stato trasmesso in differita rubando il segnale ai rivali sudcoreani. La gioia della prestazione, "per il popolo" come recita lo slogan del pullman, offerta nella prima uscita mondiale è svanita presto: al quinto gol dei lusitani, il telecronista asiatico ha dovuto interrompere la cronaca.

Delusione e choc per il leader Kim Jong-il, inizialmente incline a mandare in onda solo le vittorie, meno per i tifosi presenti al 'Green Point' di Cape Town: erano tutti cinesi e, come si vocifera, pagati dallo Stato del 'Caro leader'.

L'edicola

La pace al ribasso può segnare la fine dell'Europa

Esclusa dai negoziati, per contare deve essere davvero un’Unione di Stati con una sola voce

Pubblicità