È ricominciato come negli anni Sessanta. Prima della 194 in molte andavano a interrompere una gravidanza in un paese straniero perché in Italia era reato. Oggi ci vanno perché nel nostro Paese la legge non è applicata con regolarità e con il rispetto della dignità e dei diritti della paziente. Vanno in Spagna, Inghilterra, Olanda, Francia. Ma anche in Svizzera: gli ultimi dati diffusi dal Canton Ticino dicono che un aborto su tre è effettuato su una paziente italiana. In Inghilterra nel 2009 ne sono arrivate quasi 200, secondo i dati forniti dal Department of Health.

In Spagna molte di più perché molti sono i vantaggi: quasi in tutte le cliniche c'è qualcuno che parla italiano e si può abortire a un prezzo relativamente contenuto (dai 300-400 euro per aborto con anestesia locale ai 400-500 e più in anestesia totale). Pagano anche le cittadine spagnole (se il concepimento non è frutto di un reato di qualche tipo), ma sono previste riduzioni di costi per le donne disoccupate e le meno abbienti e ci sono cliniche che coprono fino al 100 per cento dei costi di intervento.

Ma perché si parte se l'aborto non è più reato?

"Succede spesso che le donne denuncino gravi ritardi o addirittura veri e propri maltrattamenti psicologici a cui vengono sottoposte negli ospedali italiani per mancanza e/o poca professionalità del personale obiettore", rispondono all'associazione Women on Web, organizzazione non governativa senza scopi di lucro che sostiene le donne che devono abortire.
A rivolgersi all'associazione sono poi anche donne che hanno superato la dodicesima settimana di gravidanza e non possono più ottenere aiuto in Italia. E sono in tante a partire perché hanno oltrepassato il limite dei 90 giorni, ma hanno visto, attraverso ecografie e amniocentesi, che c'è qualcosa che non va - per esempio che il feto presenta gravi malformazioni. Una volta passati i primi tre mesi, le coppie si trovano così a dover rinunciare il più delle volte a figli voluti, ma che presentano patologie spesso incompatibili con la vita o con una vita lunga e sana.
"L'intervento in questo caso viene gestito in Italia come un vero e proprio parto indotto, è necessario ricoverare la paziente almeno per un giorno, spesso di più, e ad occuparsene deve essere un ginecologo strutturato dell'ospedale. Non obiettore", racconta Elisabetta Canitano, presidentessa dell'Associazione Vita di Donna.

E ginecologi non obiettori negli ospedali italiani ce ne sono davvero pochi. "In Italia le donne hanno poco tempo per decidere, dopo una diagnosi di malformazione fetale o di patologie genetiche e cromosomiche, se portare avanti o interrompere la gravidanza", racconta Paola Lo Pizzo, ginecologa dell'ospedale San Giovanni di Roma. Ci sono diversi tipi di ecografie che si fanno durante la gravidanza una di queste è l'ecografia morfologica che consente di diagnosticare una buona parte delle possibili malformazioni fetali gravi. "Quando io seguo una paziente, sono consapevole del fatto che se l'ecografia evidenzia una malformazione lei avrà poco tempo per decidere, quindi cerco di fare la morfologica alla 20esima settimana in modo da avere io tempo per ripetere l'esame e lei per scegliere. Spesso invece gli ecografisti obiettori non hanno questa sensibilità e aspettano la ventitreesima settimana quando ormai è praticamente troppo tardi". È vero che è più semplice fare una diagnosi giusta alla 23 settimana che non alla 20esima, ma passato questo tempo la donna praticamente non può più abortire e i medici hanno per giunta l'obbligo di rianimazione del feto in caso di aborto naturale. Insomma, una vera tragedia che spinge molte ragazze a cercare aiuto dove la legge è meno crudele.

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