Un portone rosso che si apre su diecimila metri quadri di esposizione. Tutti virtuali, in 3d e interattivi, da visitare via Internet

Il museo più virtuale del mondo

Gli ambienti sono rigorosi, essenziali. Per entrare si varca un portone rosso. Dietro il quale si schiude un mondo. Corridoi inseguono stanze, porte si aprono su saloni. Nel nuovo Valentino Garavani Virtual Museum (valentino-garavani-archives. org) non bisogna lasciarsi intimidire dai 10 mila metri quadri di superficie, perché non c'è da camminare: si gira on line. È un'applicazione scaricabile sul desktop e collegata a un database che, con il supporto della tecnologia 3D Real time, ricrea gli spazi di un vero museo. All'interno, la storia dell'haute couture: 300 abiti, bozzetti, illustrazioni, editoriali e pubblicità, 95 video di sfilate, una libreria con 5 mila immagini. C'è l'abito di Cate Blanchett alla notte degli Oscar e quello con cui Julia Roberts ha ritirato la statuetta. Il vestito anni '60 di Jackie O e quello di Kiera Knightley dei Golden Globes 2006.

"Benvenuti nel futuro. Molto più bello di quanto pensassimo", ha commentato Anne Hathaway alla conferenza d'inaugurazione, il 5 dicembre a New York e in mondovisione su YouTube: "Valentino ha vestito star e principesse, contribuendo a creare una nuova espressione di bellezza. Ha cambiato il mondo restituendoci una visione migliore di noi stessi".

Girando tra le gallerie animate, legate da quell'inconfondibile fil rouge che è il rosso Valentino, si ripercorre la memoria della maison, dalla White Collection del '68 al White Fairy Tale Love Ball del 2011. "Tutto è cominciato con una domanda: come mantenere il nostro incredibile archivio? Come renderlo accessibile a tutti?", spiega Giancarlo Giammetti, compagno di una vita e di lavoro dello stilista. "Il virtuale è la soluzione", per Valentino Garavani: "Un luogo dove ogni abito racconta la sua storia. E interagisce con tutti, a portata di click".

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