All'ospedale Bambin Gesù di Roma da anni hanno appeso al muro un pannello con tutto quello che i medici hanno recuperato nelle trachee e negli stomaci dei loro piccoli pazienti: biglie, tappi, forcine, monete, bottoni e così via. Una distesa impressionante di oggetti per l'incubo peggiore di ogni genitore: il bambino che sembra soffocare, la corsa all'ospedale, il ricovero sotto i ferri.
A loro ha dedicato un volume in uscita questi giorni in Italia Lara Zibners, pediatra d'urgenza tra Londra e New York dove ha lavorato al Mount Sinai Hospital: si intitola appunto 'Aiuto mio figlio ha ingoiato un bottone' (edizioni Giunti) e passa in rassegna timori, angosce di genitori, tate e nonni alle prese con i piccoli.
Si tratta, più che altro , di un pratico prontuario di rimedi da tenere a portata di mano e di mente: «Il libro», racconta l'autrice«si concentra sugli eventi più comuni che i genitori di bambini piccoli (dai 3 ai 5 anni) devono affrontare. A parte il primo capitolo, che si focalizza sul neonato, il resto si può applicare ai bambini più grandi e, a volte, anche agli adulti. Eccetto alcune malattie, come la bronchiolite, che prende solo i neonati, il trattamento per le bruciature, il naso che sanguina o le ossa rotte è quasi lo stesso per tutti, adulti compresi. Non ho visto tanti adulti con i bottoni nel naso, ma immagino che potrebbe succedere».
Perché scrivere un libro antipanico?
«Il merito è di mio marito. Tornavo sempre a casa lamentandomi per aver ascoltato tutto il giorno le ansie dei genitori per piccoli incidenti, ed ero così frustrata perché sembrava non volessero capire che la maggior parte delle volte la febbre, il raffreddore e la diarrea non sono malattie pericolose e che spesso la miglior cura è solo un po’ di tempo da dedicare ai bambini. Mio marito rimaneva ad ascoltarmi e mi diceva “Scrivi un libro”. Così l’ho fatto».
Nel libro fa riferimento a casi realmente vissuti?
«Quasi ogni pagina è una versione scritta delle innumerevoli esperienze che ho avuto al Pronto Soccorso con i genitori dei piccoli pazienti».
Ci racconta un aneddoto o un retroscena del suo libro?
«Un mio amico è dottore nel reparto di medicina d’urgenza negli Stati Uniti e una volta mi ha raccontato di un bambino che aveva mangiato quasi un quarto di un libro. Addirittura mi mandò una fotografia per mostrarmi che era vero. Adesso il bambino sta bene».
Quali sono i comportamenti che un genitore deve tenere quando il figlio è in una situazione di pericolo?
«Prima di tutto la calma. Quando un bambino ha un problema urgente è normale diventare ansiosi e stressati e questo si può tradurre anche in un atteggiamento sbagliato nei confronti dello staff ospedaliero. Talvolta una corretta diagnosi ha bisogno di alcune ore o anche alcuni giorni e può succedere che non si riesca esattamente a stabilire la causa del malessere, nonostante nella maggior parte dei casi i medici sappiano come fare per trovarla. La pazienza e la calma sarebbero i due regali più grandi che un genitore può fare ai dottori del Pronto Soccorso, così possiamo collaborare per aiutare il bambino. In più i bambini assorbono l’attitudine dei loro genitori, quindi se un genitore è ansioso anche il figlio lo sarà a sua volta. Nella mia famiglia, quando uno dei miei bambini cade (e si tratta di una piccola caduta) mio marito applaude e gli dice “Bravo!” per dimostrargli che va tutto bene e che non si è realmente ferito, ma solo impaurito. Così il bambino smette di piangere e lui si applaude da solo quando cade».
Davanti al pericolo chi reagisce meglio: la mamma il papà o la tata?
«Le tate sono talmente preoccupate di proteggere i bambini che in realtà fanno già un ottimo lavoro se li controllano da vicino mentre i genitori sono distratti da altre faccende, come pulire o cucinare. Comunque, dipende tutto dall’esperienza della tata che può aver bisogno di una guida quando deve affrontare pericoli meno conosciuti come bere l’olio per il corpo che può essere fatale. Stabilire chi reagisce meglio di fronte al pericolo, tra madri e padri, è relativo e dipende dalla famiglia in esame. A casa nostra, io sono probabilmente la fonte di maggiore conoscenza sui pericoli possibili e so meglio come gestire e affrontare gli incidenti, come ad esempio una botta in testa o un’ eruzione cutanea. Al contrario, mio marito è più bravo di me a tenere buone le bambine prima che si facciano male».
Quali sono le maggiori preoccupazioni dei genitori di oggi in tema di salute?
«Il tema del vaccino agita molti. Sono una grande sostenitrice dei vaccini e entrambi i miei bambini sono completamente immunizzati. Ho visto bambini soffrire terribilmente per malattie che si potevano facilmente prevenire. Comunque, a causa di alcune cronache giornalistiche non corrette e di dottori sleali, c’è una grande disinformazione riguardo alla sicurezza delle vaccinazioni nei bambini, cosa che può confondere e disorientare molto i genitori».
Come cambiano le paure per i figli nell'era della comunicazione globale?
«Credo che i genitori si siano sempre preoccupati per i loro figli e sempre si preoccuperanno per loro. Ma internet è così pieno di informazioni e consigli medici errati che non sempre è appropriato consultarlo. Spesso non fa altro che accrescere le paure. Per esempio, sono pochissimi i bambini che muoiono ogni anno di influenza, e la stragrande maggioranza di loro si riprende dopo una breve malattia. Tuttavia, una storia purtroppo finita male può girare in Rete, andare su tutti i giornali mandare nel panico genitori che si riversano al Pronto Soccorso e dai dottori con bambini non in pericolo«.
Che messaggio vuole dare ai suoi lettori italiani?
«Gli italiani danno grande importanza alla famiglia e ai bambini: in America lo si dice spesso e qui in Italia ho visto con i miei occhi quanto ciò sia vero. Il mio messaggio per loro i genitori che hanno a cuore i loro figli e desiderano tenerli il più possibile sani e al sicuro è cercare sempre un po’ di serenità per loro stessi. Il mio libro non spiega solo come accudire il bambino, o quando è il caso di chiamare il dottore, ma insegna a riconoscere quando è il momento di respirare profondamente e godersi semplicemente i propri bimbi. Essere genitori può essere un’avventura divertente e non una fonte costante di preoccupazioni: questo è il mio messaggio più importante.»