Nick Woodman nel 2001 aveva perso tutto. Si è messo a cercare se stesso facendo surf. E ha inventato la videocamera cult che sta per essere quotata sui mercati

Fenomeno GoPro, la lifecam finisce in Borsa

Ci sono gli sciatori acrobatici, quelli che abbracciano i leoni, quelli che scalano i grattacieli e quelli che si buttano di sotto, volando grazie a una tuta alare. E poi, tra i comuni mortali, il chitarrista di flamenco, i turisti in vacanza e gli appassionati di montagne russe. Tutti questi video, capaci di macinare milioni di contatti su YouTube, sono stati filmati con una GoPro, la videocamera del momento, che ha reso miliardario il suo creatore, Nick Woodman, un californiano di 38 anni.

Lo scorso dicembre la taiwanese Foxconn, l’azienda che produce gli iPhone per la Apple e tanti altri dispositivi elettronici, ha infatti deciso di comprare per 200 milioni di dollari una quota pari all’8,8 per cento della Woodman Labs, la società che gestisce il marchio GoPro. L’acquisto ha spinto gli analisti a valutare in 2,25 miliardi il valore della società e lo sbarco in Borsa, che dovrebbe essere condotto da una squadra di banche che comprende JP Morgan, Citigroup e Barclays, è imminente, dopo la presentazione dei documenti - avvenuta il 7 febbraio - alla Sec, la commissione di vigilanza dei mercati Usa.

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La GoPro ha sede a San Mateo, nella Silicon Valley, ma la sua non è la storia di una startup tecnologica nata in qualche università. È legata, invece, a un percorso avventuroso, fatto di fallimenti, viaggi, passioni, istinto, testardaggine.

Woodman, un ragazzo più portato per gli sport che per lo studio, dopo la laurea in arti visive muove i primi passi fondando FunBug, società di promozioni on line. A quei tempi - fine degli anni Novanta - per chiunque si butti su Internet sembra che la strada per un futuro da milionario sia spianata, senonché l’esplosione della bolla speculativa sui titoli del settore manda all’aria i suoi piani.

Dopo il crollo della Borsa, Woodman è esposto per 3,9 milioni di dollari con gli investitori. Ha solo 25 anni: per “staccare” e riflettere, cerca rifugio nella sua smisurata passione per il surf, che pratica da sempre.Così parte con la fidanzata per un viaggio tra Australia e Indonesia, dove raggiunge un vecchio compagno di college, Ruben Ducheyne, che diventerà poi il responsabile del servizio ai clienti di GoPro. Ed è mentre si svaga tra le onde che Woodman ha l’intuizione che gli cambia la vita.

Desideroso di riprendere le proprie evoluzioni sulla tavola, Woodman crea un laccio da polso cui agganciare una macchina fotografica impermeabile. Compra una Kodak per pochi dollari e fa i primi esperimenti, iniziando a pensare di farne un business, anche se gli amici lo prendono in giro. Woodman capisce presto che per sfondare sul mercato il bracciale non basta e pensa di adattare una fotocamera ai propri scopi. Siccome ha da parte solo 20 mila dollari, pur di non dover rivolgersi ad altri finanziatori riparte dalle basi dell’imprenditoria: con la compagna compra a Bali 1.800 collane fatte di conchiglie e perline, vendute ai turisti a un dollaro e 90, e rientrato in California passa mesi a venderle sulle spiagge e alle fiere, a prezzi fino a 60 dollari, raggranellando il necessario. Nel frattempo, in segreto, taglia e cuce il suo nuovo modello di imbragatura da polso, studiando materiali pratici, resistenti e confortevoli.

Il lavoro sul laccio da polso e l’accordo con la Hotax, produttore di fotocamere low-cost di Hong Kong, gli permette di creare e vendere nel 2004 le sue prime cento GoPro a un distributore giapponese. È subito un successo, così Woodman ne produce altre e migliora sempre più la sua “macchinetta”: il modello più recente, la HERO3+ costa 419 euro, scatta foto e riprende video con una risoluzione doppia dell’alta definizione cui ci ha abituato ormai la tivù, oltre ad avere il Wi-Fi per collegarla senza fili al telefonino.

Secondo fonti interne, la società nel 2012 ha venduto 2,3 milioni di fotocamere, con un fatturato di 521 milioni. Quello del 2013 è top secret e la società non vuole divulgarlo fino allo sbarco in Borsa, che è molto atteso, anche se c’è sempre il rischio per chi investe di entrare in una nuova bolla dei titoli hi-tech. Nel frattempo IDC, multinazionale di ricerche di mercato specializzata nel settore tecnologico, ha confermato che nel segmento delle videocamere compatte la quota di GoPro negli Usa è pari a un terzo del totale. In Italia, secondo il distributore italiano, detiene una quota del 72 per cento, con 89 mila pezzi venduti nel 2013 e una crescita del 120 per cento rispetto all’anno precedente. In un settore in crisi come l’elettronica di consumo, GoPro dunque mostra di avere una marcia in più.

Il modello di business si è affinato nel tempo. Il boom della soggettiva, la ripresa dal punto di vista di chi guarda, che permette di immergere lo spettatore nell’esperienza filmata e pubblicata sul web, ha contagiato motociclisti, sciatori, rallysti e altri praticanti di sport estremi, prima di allargarsi ad altri tipi di esperienze più comuni, come la ripresa di un barbecue con gli amici o una serata in discoteca. Woodman non a caso ha definito la GoPro una “life camera”, cioè un obiettivo che documenta la vita quotidiana. Per dimostrarlo, ha ripreso in sala parto la nascita del figlio Hugo.

Ed è stata proprio l’idea di poter piazzare un obiettivo in ogni luogo possibile a spingerlo a realizzare un’ampia gamma di accessori per ogni esigenza: supporti indossabili, stabilizzatori, treppiedi, pettorine, aste telescopiche, placche per aggancio sul tetto di un auto o sul roll-bar, caschi, manubri di biciclette e telai di moto, tavole da surf, involucri per immersioni e altro ancora. Tutti oggetti che rimpinguano le casse dell’azienda californiana.

Così nel giro di dieci anni l’invenzione di Woodman si è trasformata da prodotto di nicchia in fenomeno pop, capace di contagiare anche le celebrità, trovando pubblicità nelle imprese più incredibili e talvolta anche nella cronaca: il regista Michael Bay l’ha sperimentata sul set di “Pain & Gain”, il film con Mark Wahlberg uscito in Italia con il titolo “Muscoli e denaro”; mentre Felix Baumgartner l’ha utilizzata per documentare il suo salto da 39 chilometri di altitudine, visto da milioni di persone in diretta mondiale.

Il segreto del successo di Woodman sta nel fatto che ha trasformato i consumatori, celebri o meno, in altrettanti veicoli di marketing gratuito, grazie alla pubblicazione dei loro video che spinge altri ancora a comprare una GoPro per imitarli. Quanti più video vengono caricati e visti sul Web, tante più fotocamere vengono acquistate e tanto più cresce il fatturato pubblicitario legato ai filmati. Nel 2013 il canale di GoPro su YouTube si è classificato al quinto posto per numero di sottoscrizioni tra i marchi globali, mentre la pagina dell’azienda sul social network Facebook ha oltre 7 milioni di fan.

La società impiega oggi 700 dipendenti e Woodman si è costruito l’immagine del più stravagante e anticonformista tra i neomiliardari della Silicon Valley: porta gli ospiti a fare surf in giro per il mondo col suo nuovo jet Gulfstream da 30 milioni di dollari, si diletta con potentissime auto da corsa o a bordo di un biplano della Seconda Guerra Mondiale. Sempre circondato dalle sue GoPro, che dissemina ovunque per immortalare l’evento. Come tanto tempo fa, su una spiaggia australiana, quando ha avuto l’idea che lo ha portato sulla cresta dell’onda.

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