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17 agosto, 2025Cosa avrebbe ottenuto in cambio il tycoon? Perché tutta questa solerzia nel farsi portavoce delle istanze di un autocrate come Vladimir Putin?
Dietro le immagini di rito, le strette di mano e i sorrisi forzati, il vertice di Anchorage tra Donald Trump e Vladimir Putin ha avuto due livelli distinti. Uno pubblico, fatto di dichiarazioni sulla pace e la stabilità internazionale. L’altro, molto più delicato, consumato a porte chiuse. Ed è lì che, secondo fonti diplomatiche e di intelligence occidentali, si è giocata la vera partita.
La cronaca ufficiale racconta di un Putin che ha ribadito la disponibilità a un cessate il fuoco in Ucraina solo a precise condizioni: il ritiro delle forze di Kiev da Donetsk e, a seguire, un congelamento del fronte sugli attuali equilibri militari. Trump ha scelto di farsi interprete della proposta presso Volodymyr Zelensky e i leader europei, nella videoconferenza successiva al summit. «È l’unica via realistica per fermare il sangue», ha insistito il presidente Usa.
Ma cosa avrebbe ottenuto in cambio il tycoon? Perché tutta questa solerzia nel farsi portavoce delle istanze di un autocrate come Vladimir Putin? La risposta non è semplice e va cercata tra le pieghe di un’agenda parallela.
Il dossier artico
Il primo tema discusso riguarda l’Artico. Le terre rare – neodimio, praseodimio, disprosio e molte altre – sono divenute il nuovo oro del XXI secolo. Pechino ne ha ridotto drasticamente le forniture agli Stati Uniti, e Washington si trova in una condizione di dipendenza che fonti tecniche definiscono “insostenibile”. Putin ha fatto capire di poter offrire accesso a riserve immense custodite oltre il circolo polare, insieme alle infrastrutture necessarie per estrarle: rompighiaccio nucleari, porti artici, la rotta del Mare del Nord. Trump, che da tempo cerca un varco per affrancarsi dal ricatto cinese, avrebbe colto l’apertura come merce di scambio. La Russia possiede non solo riserve minerarie immense nell’Artico, ma anche la logistica necessaria a sfruttarle: rompighiaccio, porti, la rotta del Mare del Nord. “Tra i ghiacci, gli Stati Uniti non hanno nulla con cui muoversi”, commenta una fonte diplomatica.
Le informazioni sensibili
Ma i colloqui non si sarebbero limitati all’economia. Trump avrebbe sondato la possibilità di scambi su dossier riservati. Tre in particolare: il caso Epstein, le nuove tecnologie militari e gli UAP, i fenomeni aerei non identificati. Su tutti, Putin potrebbe possedere materiali compromettenti o comunque significativi. «Il presidente russo è sempre molto ben informato», riferisce una fonte diplomatica. Per Trump, alle prese con il timore di rivelazioni scomode negli Stati Uniti, l’idea che quelle carte possano finire in mani ostili è un incubo.
Il nodo Epstein
È il capitolo che inquieta di più. Jeffrey Epstein, il finanziere finito al centro di scandali di pedofilia e rapporti con personaggi dell’élite globale, rappresenta ancora oggi una minaccia politica latente. Negli ambienti dell’intelligence circola la convinzione che non solo gli apparati americani, ma anche alcuni servizi stranieri – russi compresi – dispongano di documentazione esplosiva. «Le informazioni emergeranno comunque, ma oggi Putin ha il coltello dalla parte del manico», avverte una fonte. Per Trump, sedersi a quel tavolo significa anche provare a contenere i rischi.
La cornice politica
Il contesto è quello di un braccio di ferro con il "deep state" americano. L’establishment di Washington – ex presidenti, famiglie influenti, alta finanza, apparati di sicurezza – non contemplano concessioni alla Russia. Trump invece si muove in direzione opposta: costruire una sua “pace”, anche a costo di apparire isolato. Non a caso, nei corridoi della capitale ha cominciato a circolare una proposta di cui si è fatta portatrice Hilary Clinton: se Trump accetterà di sostenere la linea dura sull’Ucraina difendendone i confini, potrebbe ottenere un riconoscimento prestigioso, fino alla candidatura al Nobel per la pace. È un’offerta che sa di trappola, ma dimostra quanto alta sia la posta in gioco.
Il summit di Anchorage resterà probabilmente come un momento di svolta. Tra ghiacci e minerali strategici, dossier riservati e scambi di informazioni, l’Artico emerge come nuovo baricentro della competizione globale. Il conflitto in Ucraina resta sanguinoso e irrisolto, ma agli occhi di Putin e Trump la vera partita si gioca più a nord, là dove le rotte si aprono e le risorse si accumulano.
La lettera di Melania Trump allo zar
Melania Trump - in un raro gesto politico per la first lady -, ha scritto una lettera indirizzata a Putin. È stata consegnata nelle mani del leader del Cremlino direttamente dal presidente Usa e affronta "il dramma dei bambini ucraini rapiti". Da quando è iniziata la guerra, l'Ucraina ha denunciato il rapimento di decine di migliaia di bambini, portati in Russia o nei territori occupati dalla Russia senza il consenso dei familiari o dei tutori. Ecco il testo originale della lettera.

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