In genere succede con le mense aziendali. All’inizio sembra tutto orrendo, poi, visto che ogni giorno si prende il vassoio per appoggiare sul tavolo di formica il polpettone gommoso al color di spinaci, alla fine si manda giù senza farci neppure troppo caso. Ecco, più o meno la stessa cosa sta accadendo col sapore degli ospiti in tv. Anche il più insipido dei parlanti, a furia di presenziare nel piccolo schermo, pare persino avere un senso. Ma come diceva qualcuno, un senso proprio non ce l’ha.
Prendiamo un esempio a caso, quello di Briatore Flavio, classe 1950, occhiale fumé, accento marcato, un erede di nome Nathan Falco e il vanto di avere esposto le sue babbucce da 5000 euro alla fiera del lusso. Quale miglior curriculum per dire la sua. L’imprenditore non teme di esporsi sugli argomenti più disparati in qualità non si capisce bene di cosa, dall’elezione del presidente Usa alle proteste per la scorta a Roberto Saviano.
In tempi drammaticamente recenti poi, sembra essere stato eletto da una platea misteriosa come voce portante sulle teorie legate al Covid-19. In un primo tempo come testimone di quanto esagerate fossero le misure governative, in un secondo tempo quanto fossero poco efficaci le misure governative. E in un terzo tempo quando è risultato egli stesso positivo, ha diramato il verbo su come lui stesso fosse una prova di misura governativa. Al punto che molti talk lo hanno inteprellato al grido “La ricetta di Briatore”. E lui che di risparmio se ne intende non si è risparmiato affatto.
«Mai visto un governo con 500 consulenti, vuol dire che è scarso». «Questi prendono per il c**o la gente, questo è il vero dramma. Tutti ‘sti miliardi non arriveranno mai». «Il reddito di cittadinanza non serve perché i giovani così non hanno voglia di lavorare» eccetera eccetera. L’ultima (o penultima, chissà, basta distrarsi un attimo e ne tira fuori un’altra a sorpresa) è la polemica tra Sardegna e Capalbio. Il Billionaire di destra e la Maremma radical chic. La spiaggia bianca contro la spiaggia nera.
Ma soprattutto il ragionamento bizzarro che attribuisce agli italiani una sorta di invidia profonda per la ricchezza altrui (che sarebbe poi la sua), povera gente che raramente si può permettere di agitare le anche nelle sue piste lussuose e che quindi se la prende proprio con Briatore, simbolo del benessere, dell’agio, della bambagia irraggiungibile. Senza scomodare la buonanima di Freud che sull’invidia ha scritto qualcosina, viene solo da chiedersi per quale motivo i comuni mortali, proprio quelli che a mensa ci vanno ogni santo giorno, debbano subire anche questo. Altro che polpettone.