La notizia del loro arrivo sarà volata senz’altro, oggetto non solo della stampa locale ma anche delle vecchie, sentinelle di ciò che accade in paese. All’imbrunire si mettono sedute e con aria dismessa osservano il mondo che passa davanti alla loro casa, il vento serale accarezza le rughe sui volti segnati, fino ad ampia luna. Le sedie posizionate di lato lasciano il passaggio libero verso le porte sempre aperte. Le persiane verdi con le peonie fiorite in ogni stagione le fanno sembrare un quadro fermo nel tempo.
Da bambina, quando non pensava che un giorno sarebbe andata via, si era promessa che da vecchia avrebbe comprato una sedia nuova. Camminavano di vita in vita, quelle sedie, con segni indelebili di vernici diverse, un chiodo qua e là, capaci di tenere non solo il peso delle loro carni ma di tutte le storie del paese. Sarà passata anche la sua storia nelle loro bocche per arrivare a tempi irraggiungibili, dopo di lei, senza di lei. È quella che ha sposato l’americano, lui si era spinto fino a qui per trovare l’ispirazione giusta per il suo romanzo, e invece aveva trovato moglie.
Nei prossimi giorni farà un giro per i vicoli, chissà se la riconosceranno, gli anni dopotutto sono passati anche per lei. Se girerà con l’Americano, non dovrà porsi il problema, nei paesini così lo straniero diventa un segno distintivo. Qui chiamano in questo modo tutti, è arrivato mio fratello svizzero, diceva al bar suo padre quando era bambina. Suo zio era emigrato in Svizzera ed era lo Svizzero per tutti.
La casa è messa a puntino, ha chiamato Valeria un mese fa: passeremo l’estate lì quest’anno, così la donna ha portato suo marito a curare il giardino e pulire la piscina. In veranda i grandi divani bianchi e il tavolino di vimini hanno l’aria dell’attesa, i padroni americani finalmente si sono decisi a ritornare per un lungo tempo.
Vent’anni fa nessuna comprava casa così vicino al mare, solo gli stranieri, e lei lo era diventata.
Non è cosi ricco anche se è famoso, diceva la gente in giro, i veri ricchi comprano le case dell’Ottocento al centro del paese, anzi i castelli di quei nobili decaduti dei quali i figli avevano sperperato tutto, tra liti di famiglia e figli illegali, ma legali erano stati i testamenti dopo la loro morte. Lo scrittore americano aveva preferito una villetta del boom economico, l’aveva costruita un macellaio che non aveva fatto in tempo ad andare in pensione perché era morto prima. Ma si sa, gli americani di case non capiscono granché, per loro basta che siano vicino all’oceano e che abbiano una piscina. Anche l’angolo barbecue, grigliare grosse salsicce con gli amici nel weekend era il loro passatempo preferito, o forse lo era degli altri americani, loro avranno un cuoco, anzi uno chef, magari di origini italiane per far sentire a casa la moglie.
Passeranno l’estate nella casa che hanno comprato da giovani sposi, era rimasta ad aspettarli per oltre vent’anni, i crepuscoli invecchiati come ragnatele passeggiano per le stanze vuote. Dalle finestre si vedono le dune sabbiose che separano il litorale turchese dalla spiaggia bianca, lì l’americano la vide per la prima volta e perse la testa per lei.
Si sveglia all’alba, Benjamin ancora dorme, fa le ore piccole anche d’estate lui, del resto per gli scrittori non esistono le vacanze, una volta quando lei si era lamentata lui le aveva detto che non sapeva come mandare i personaggi del suo nuovo romanzo in vacanza, il suo lavoro non era una bottega dove si mette un cartello fuori: “Chiuso per ferie”.
Cammina verso la spiaggia, il mare, lastra d’argento che a breve, con il nascere del sole, diventerà d’oro. Si siede sulla sabbia umida, non è mai stata una donna nostalgica, il passato non le interessa, la vita va come deve andare e gli inutili sentimentalismi sono cose da personaggi di suo marito. Vuole solo godersi l’estate, nuotare nel mare dell’infanzia, andare per le masserie a comprare la verdura e la frutta fresca, di volta in volta portare un mazzo di fiori alle tombe dei suoi genitori.
Due ragazzi giovani sono seduti a pochi metri da lei, il vento fruscia le loro risate, chissà se non hanno passato la notte fuori, a vederli non sembrano stanchi, la stanchezza è privilegio degli anziani. Anche degli infelici. Ne hanno di tempo quei due per arrivare a certi privilegi.
Il sole nascente sottrae ogni pensiero, ora sta illuminando le case calcinate sparse oltre l’uliveto. Benjamin lo ha conosciuto su questa spiaggia, vedi, le aveva sussurrato lui, la luna sonnambula si sbatte sugli ulivi e disturba la loro antica preghiera. Aveva provato una certa tenerezza per lui, questo straniero che era arrivato da oltre oceano in un paesino al tacco dello stivale, voleva fare colpo su di lei con parole sfarzose.
Si era tolta il vestito ed era corsa verso il mare, non frignare americano, aveva urlato dal buio delle onde, il bagno notturno è la cura migliore. Lui l’aveva raggiunta, contro cosa? Le aveva detto stretto nelle spalle per il freddo.
Contro tutto, aveva detto lei e a questo punto lui si era reso conto che doveva solo nuotare e smettere con le chiacchiere da poeti, anche se in realtà era uno scrittore.
Quindi sei un poeta fallito, le aveva detto lei nel vasto mare con il nulla attorno.
Io? E perché? Aveva chiesto lui stupito.
Voi tutti, gli scrittori. I poeti mettono ordine nel mondo, voi lo scompigliate con le vostre storie che non sono altro che la remissione dei vostri peccati.
Benjamin non aveva risposto. I giorni successivi aveva provato a scrivere poesie, per lei era disposto a riordinare il mondo. Che cosa sciocca, aveva riso lei leggendo. Tu non sei un poeta! Loro non hanno altro motivo per vivere che la poesia, è questo che vorresti fare?
Aveva rinunciato, meglio fare lo scrittore, in fondo aveva mille motivi per vivere, il primo stava diventando lei. Si erano amati in mezzo a quegli scarabocchi, i fogli di carta spiegazzata sul letto testimoni della sua scelta, il mondo andava bene così disordinato come era.
Una settimana dopo lei era andata a casa di Nicola, stavano seduti nella sua stanza, ricorda l’odore dei friggitelli di sua madre che arrivava dalla cucina.
È solo un amore estivo, passerà… aveva balbettato lui.
Non era andato su tutte le furie, lui che una volta aveva dato un pugno sul naso ad un tizio che si era avvicinato a lei in discoteca. L’idea di perderla lo stava rendendo un uomo di mondo, come definiva lui i cornuti, io sono di paese, così diceva quando si parlava di altri uomini traditi in giro. È così che diventano gli uomini d’un pezzo quando odorano il pericolo, di mondo.
Magari hai ragione, aveva risposto lei pensosa. Ma lo voglio vivere lo stesso.
A questo punto Nicola per quanto fosse diventato di mondo non poteva rispondere, sì amore mio viviamolo, vivere in tre un amore, anche se è stagionale, è possibile solo se il terzo ne è ignaro.
L’aveva odiata quel giorno, che senso aveva andare da lui e dire, sono stata a letto con l’americano? Non poteva parlare con le sue amiche come fanno tutte le donne? Avrebbe potuto dirlo a Valeria ad esempio, visto che erano inseparabili quelle due.
Invece a settembre si erano sposati, lei e l’americano. Avevano scelto un paese vicino, il suono dell’organo, l’Ave Maria di Schubert sarebbe entrato nella casa di Nicola di fronte alla chiesa. Dobbiamo andare altrove per il matrimonio di nostra figlia, come scappati di casa, e siamo qui dalla notte dei tempi, aveva detto la madre affranta. Avevano portato con loro il prete, almeno questo.
I pettegolezzi su quel loro matrimonio erano stati sulla bocca di tutti per mesi, una cosa da film avevano detto le vecchie sedute fuori, hanno ballato fino ad albeggiare, la brezza del mare sollevava il suo abito da sposa, erano rincasati il giorno dopo, quando la gente scendeva al mare.
Si è fatta l’ora di tornare, il bar della spiaggia sta aprendo, sente il trambusto dei tavoli e delle sedie. Quanti ricordi in quel posto, ballava a piedi nudi sulla sabbia, l’americano la guardava incantato dalla sua grazia.
Vuole un caffè, non ha con sé il portafoglio, indicherà la sua casa al barista, ritornerà a pagare più tardi.
Si siede, un uomo e una donna stretti in un abbraccio stanno fermi sulla porta, la testa dell’uomo nell’incavo della spalla di lei. Si danno coraggio per la lunga giornata di lavoro che li aspetta, qui si lavora senza sosta per tutta l’estate.
Dopo un po’ l’uomo arriva con un straccio in mano, lo ripassa sulla superficie già lucida.
Desidera?
Un espresso, dice lei.
È diventata americana anche in questo, qui il caffè è solo l’espresso.
Sta in vacanza? Chiede l’uomo portando il caffè.
In un certo senso, risponde e non finisce la frase. Sto a casa, aggiunge annusando il caffè, una delle poche cose che le manca negli Usa.
Amore, la macchina dell’espresso fa i capricci di nuovo, sente dietro le spalle la voce di una donna che le sembra familiare.
Valeria, dice girando verso la donna, che ci fai qui?
La sua amica d’infanzia, quella che gestisce la casa in sua assenza le viene incontro con un certo imbarazzo.
Questo è il nostro bar, dice la donna. Fa una pausa e indicando l’uomo aggiunge, Nicola è mio marito.
Lo guarda con più attenzione, come aveva fatto a non riconoscere il suo Nicola?
Quando arriva a casa Benjamin dorme ancora. Si siede sul divano e guarda il gelsomino azzurro che adorna la sua terrazza. Il pensiero che è stato curato da Nicola, l’amore della sua gioventù che aveva abbandonato per un amore estivo, la fa sorridere.
Sei già sveglia? Benjamin socchiude gli occhi dalla luce accecante.
Ti faccio subito il caffè amore mio, dice lei e corre in cucina con passi leggeri.