Alla violenza si risponde con la cultura. All’intolleranza con la conoscenza. Al terrorismo con la civiltà. L’attentatore di Chautauqua, nello stato di New York, ha riacceso le luci su Salman Rushdie, uno dei migliori scrittori viventi, che la fatwa lanciata nel 1989 dall’ayatollah Khomeini non solo ha condannato a morte, ma ha costretto nel recinto degli scrittori famosi perché perseguitati: un recinto che a Rushdie, un vero genio della letteratura, sta particolarmente stretto. E allora noi facciamogli sentire il calore della nostra ammirazione di lettori. Leggiamo, prendiamo in prestito, riportiamo nelle classifiche di vendita i suoi bellissimi romanzi.
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Mentre lo scrittore si rimette nel suo letto di ospedale e mentre l’attentatore (che si è dichiarato “non colpevole” perché evidentemente sente di aver obbedito a un dovere religioso) affronta un processo che cercherà di dare una punizione da XXI secolo ad un crimine medievale, noi riprendiamoli in mano, i libri di Rushdie. A partire da quel “Figli di mezzanotte” che molti anni prima della fatwa lo aveva fatto conoscere come uno dei migliori autori della sua generazione. E che oggi sembra avere un titolo profetico: perché il genio letterario di Rushdie si nutre della notte buia dello scontro tra religioni, dell’intolleranza che ha messo e mette ancora oggi uno contro l’altro, nell’India in cui è nato, indù e musulmani. Uscito nel 1981, ha vinto in quell’anno il Booker Prize e in seguito per due volte il “Booker dei Booker”, record che porta a poterlo definire il più bel romanzo del Novecento in lingua inglese. È un mix geniale di fiaba e storia: protagonisti sono i mille e uno bambini nati nel momento esatto della partizione tra India e Pakistan decisa dall’impero britannico, alla mezzanotte del 15 agosto 1947. E il romanzo riesce a far vivere al lettore una critica spietata del colonialismo europeo mentre segue le avventure di questa nidiata di supereroi belli, forti, invincibili e capaci di viaggiare nel tempo.
La stessa capacità di mescolare temi scottanti e narrativa fantastica, Rushdie la mostra nei “Versi satanici”, che alterna le vicende di due musulmani sopravvissuti a un disastro aereo a una ricostruzione della religione islamica centrata sui versetti del Corano a cui si riferisce il titolo. L’Iran reagì al romanzo condannando a morte Rushdie e invitando tutti i musulmani a sentirsi autorizzati a eseguire la sentenza: una reazione medievale che apparve da subito molto pericolosa, come fu confermato dagli attentati di cui furono vittima i traduttori del libro in Giappone, dove Hitoshi Igarashi fu ucciso, e persino in Italia (Ettore Capriolo fu ferito gravemente a Milano). Anche uno dei suoi editori, il norvegese William Nygaard, fu ferito in un attentato.
Costretto a una vita sotto scorta, Rushdie ha continuato a scrivere moltissimo, anche se non ha più toccato temi scottanti che riguardassero la sua religione d’origine. A volte le sue trame sono state giudicate troppo cervellotiche, e i suoi personaggi troppo strani per sembrar veri: però passare da un qualsiasi romanzo di Rushdie a quello di un autore normale dà l’impressione di uscire da un mondo a tre dimensioni per entrare in un mondo che ne ha soltanto due. “L’ultimo sospiro del Moro”, il primo romanzo scritto dopo la fatwa, ricostruisce i rapporti tra India e Spagna con una malinconia chiaramente autobiografica. “La terra sotto i suoi piedi”, a cui ha reso omaggio una canzone degli U2, rilegge il mito di Orfeo ed Euridice nella storia d’amore tra due popstar. “Shalimar il clown” è un’incursione nella spy story dalla trama intricatissima, “L’incantatrice di Firenze” un omaggio all’Italia del Rinascimento, alla sua cultura e ai suoi grandi viaggiatori, “La caduta dei Golden” un’epopea di nuovi ricchi dalle radici oscure nella New York di oggi.
Il romanzo più recente ha una trama meno pirotecnica e personaggi più crepuscolari. Si intitola “Quichotte” ma il protagonista non è l’eroe di Cervantes: è il personaggio ideato da un mediocre scrittore di spy stories. E lo scrittore si ritrova ad affrontare una serie di imprevisti proprio mentre inventa per il suo personaggio avventure picaresche che, come accadeva nel romanzo di Cervantes, lo portano in giro per gli Stati Uniti in cerca di prove che lo rendano degno della sua amata. Un omaggio alla grande letteratura di ieri firmato da una grande della letteratura di oggi: la scorpacciata di libri in sostegno di Salman Rushdie può cominciare da qui.