L’ascesa dei talebani al potere nell’agosto 2021 ha destato preoccupazioni internazionali per il destino delle donne afghane. Le restrizioni imposte, soprattutto nell’istruzione e nell’occupazione, hanno fatto temere un grave ritorno a un periodo di oscurantismo esattamente mentre una generazione di giovani donne, nelle città, aveva incominciato a godere di libertà, istruzione e di un riconoscimento della propria dignità e delle proprie capacità. La situazione è ora difficile e drammatica, con limitazioni in tutti campi, dalla stampa alla libertà religiosa, dalla libertà di esprimere gioia nelle feste alla musica. Non solo: la situazione sanitaria è precipitata, dalle morti per parto alla malnutrizione dei bambini, all’aumento dei matrimoni forzati per le bambine. La disoccupazione è alle stelle e i prezzi dei beni essenziali salgono a dismisura. Ad aggiornare sulla situazione è Zarifa Ghafari, ex sindaca della provincia di Maidan Wardak, in Afghanistan, e prima donna sindaca di etnia pashtun, che è intervenuta al Festival L’Eredità delle donne, a Firenze. «Essere sindaca è stata una delle esperienze migliori della mia vita e insieme quella più difficile», dice: «Come donna dovevo stare in mezzo alla mia gente e, con il loro supporto, lavorare contro la corruzione, il sistema mafioso e la disuguaglianza di genere. Questa è stata la parte positiva. Essere attaccata di continuo, perdere mio padre e vedere il mio ufficio guidato dopo di me da un’altra sindaca donna, ora purtroppo sotto il controllo dei talebani, sono le esperienze peggiori».
Quali sono state le sfide che ha dovuto affrontare e i successi più significativi?
«Ho dovuto aspettare almeno nove mesi perché il mio incarico fosse ufficiale, a causa della campagna mafiosa condotta contro di me, persino con attacchi armati. Credo che il miglior successo sia stato costruire la fiducia necessaria per risiedere in città, basata sulla leadership delle donne e sulla mia capacità di servire gli uffici pubblici».
Cos’è cambiato nella vita delle donne afghane dopo i cambiamenti nel Paese?
«Perché ogni Paese possa prosperare, occorre riconoscere e valorizzare l’importanza dell’istruzione, in particolare per le donne. Tragicamente l’Afghanistan sta assistendo a un’allarmante regressione su questo fronte. I talebani hanno imposto severe restrizioni ai diritti delle donne, come il divieto di frequentare scuole e università. Questo atto spaventoso non solo compromette i progressi già compiuti dalle donne afghane, ma ostacola lo sviluppo futuro del Paese. L’Afghanistan è l’unico Paese al mondo nel quale così tanti diritti umani, diritti delle donne, - nell’economia, nei servizi sanitari, nell’occupazione, nella sicurezza, nella libertà di pensiero e di parola - non vengono riconosciuti».
Quali sono i principali ostacoli all’accesso delle donne all'istruzione e al lavoro?
«La mancanza di sicurezza e la presenza di ideologie estremiste di gruppi terroristici».
E i servizi per la salute e il benessere dai quali le donne sono escluse: di cosa si tratta?
«Il sistema sanitario e la protezione sociale stanno crollando, in particolare nelle zone rurali dove i servizi sanitari sono sempre stati difficili. Anche il divieto dei talebani di accedere alle università femminili peggiorerà le cose: nei prossimi anni non avremo più nessuna dottoressa o operatrice sanitaria nel Paese».
Come la comunità internazionale può contribuire a migliorare la situazione?
«Credo che se la comunità internazionale è davvero disposta ad aiutare, può fare tutto il possibile, incluso il sostegno diretto alle rivolte delle donne, fornire piattaforme per parlare della situazione femminile alle attiviste o aiutare nella formazione di un dialogo guidato da donne. Questi due anni, però, dimostrano che sfortunatamente l’Afghanistan non è argomento di discussione per le piattaforme internazionali. Ed ecco perché i Talebani continuano a imporre restrizioni, una dopo l’altra».
Ci sono progetti o programmi speciali attraverso i quali potremmo dare un sostegno concreto?
«Le piccole imprese guidate da donne sono il campo migliore in cui investire; anche sostenere le organizzazioni gestite da donne potrebbe essere una buona alternativa a breve termine ma è fondamentale fare pressione sui talebani affinché riaprano le scuole e le università alle donne. Per favore, parlate dell’Afghanistan, fate conoscere la situazione e usate tutto il potere possibile per contribuire a sensibilizzare sulla situazione delle donne».
Come immagina il futuro delle donne in Afghanistan?
«Sono positiva, sono ottimista e fiduciosa perché credo negli sforzi della mia generazione per migliorare le cose per la generazione futura. In ogni Paese, tutte le donne a livello globale hanno attraversato difficoltà, inclusa l’Europa un secolo fa, ma poi le cose sono cambiate. Alle donne afghane non ho messaggi specifici da inviare, perché credo che siano tutte più forti, capaci e coraggiose di me nel combattere. Vorrei che fossero unite, come anche tutti quelli che vivono in esilio fuori dall’Afghanistan, donne e uomini: siamo noi la loro voce nel mondo».