Si può essere bullizzati a scuola o discriminati sul posto di lavoro a causa di una brutta voce, di una cadenza dialettale marcata o di problemi legati al linguaggio come la balbuzie. Il nome del fenomeno è “voice shaming” e, per combatterlo, l’Associazione Vivavoce di Milano ha attivato un osservatorio: secondo i dati di una recente ricerca condotta dal Centro Medico Vivavoce su un campione di 205 persone in età compresa fra i 14 e i 64 anni, il 73 per cento degli intervistati ha indicato la scuola come luogo in cui si sono verificati episodi legati a questo tipo di disagio con conseguente senso di umiliazione (62 per cento), inadeguatezza (53 per cento), rabbia (46 per cento). La paura di esporsi, in età adulta, ha portato molti a fare rinunce professionali e sociali.
«Il voice shaming, come tutte le forme di derisione, si fa forte di un valore impropriamente attribuito a un’abitudine o spesso a una disabitudine di usare un lessico riconosciuto da una determinata cerchia di persone», spiega Paolo Rossini, attore e doppiatore pubblicitario specializzato in lettura espressiva e ideatore del progetto di laboratori in cuffia Radiodramma.it. «La pronuncia dell’italiano definito corretto è pressoché ignorata da tutte le comunità e il sistema scolastico non prevede questo tipo di insegnamento nelle scuole dell’obbligo. Un valido aiuto arriva dalla lettura in generale e da quella ad alta voce in particolare che sviluppano un’attitudine alla profondità, nella continua ricerca di comprensione del testo. Riconoscere le mille sfaccettature che può assumere la nostra voce è un altro passo per iniziare ad amare la nostra, per accettarla come parte di noi. Ho conosciuto diverse persone balbuzienti che, grazie a una rinnovata sicurezza del proprio linguaggio, comunicavano fluentemente leggendo ad alta voce o recitando».
In questa direzione va la decima edizione del progetto "Libriamoci. Giornate di lettura nelle scuole", in programma dal 13 al 18 novembre, che promuove la lettura ad alta voce nelle scuole di ogni ordine e grado. «La lettura è uno strumento potente anche contro l’analfabetismo emotivo ma resta un’attività individuale, un percorso che si fa da soli davanti a una pagina. Il bullismo è una forma di non considerazione dell’altro. Leggere insieme aiuta quindi a non sentirsi soli, diversi, strani nell’ambito di una classe», sottolinea Marino Sinibaldi, presidente del Centro per il libro e la lettura, artefice dell’iniziativa insieme al Ministero della Cultura e al Ministero dell’Istruzione e del Merito – Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico. «Imparare poesie, canzoni, filastrocche aiuta a diventare spettatori consapevoli di quel bombardamento mediatico provocato dai social e dalle serie tv che spesso allontanano i ragazzi dalla lettura. Che, oltre ad essere palestra per la voce, è palestra per l’anima».