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Cultura
settembre, 2023

La tv del Tale e quale, quella voglia di sosia che viene da lontano

Gabriele Cirilli e Francesco Paolantoni in Tale e Quale show
Gabriele Cirilli e Francesco Paolantoni in Tale e Quale show

Dalle prove di Alighiero Noschese alle facce gommate di Carlo Conti. Ogni epoca ha ceduto a modo suo al fascino dei cloni. Con risultati alterni

Lucio Mirra, patron decano del teatro Diana di Napoli, conobbe Alighiero Noschese nel 1964. «Una sera si accomodò in prima fila, travestito da Giulio Andreotti. Una signora che gli era accanto lo notò: “Onorevole, buonasera, mi scusi l’ardire, ma mio figlio è disoccupato. Lei può fare qualcosa?”». Perché era difficile distinguere il vero dalla copia, intravedere il ladro di anime (come amava definirlo Fellini) tra le protesi gommate e le parrucche estreme. 

 

Il bel gioco di Noschese, che occupò il meglio del varietà all’italiana degli anni Settanta, segnò poi il solco della satira all’acqua di rose firmata Bagaglino. Gli esempi illustri di imitazioni con le facce gommate si sono susseguiti nel tempo ma a poco a poco in una tv tutta uguale il fascino dell’uguale all’altro ha preso piede con vigore. Con i nuovi palinsesti su Rai Due, Max Giusti ha debuttato con “Fake show”, tra “celebrità” e intelligenza artificiale mentre su Rai Uno punta sulla tredicesima edizione di “Tale e quale”, con dieci protagonisti che per amore di Carlo Conti e della prima serata, accettano di esibirsi mascherati da Shakira o Tony Renis. 

 

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Sono i sosia rassicuranti, per un pubblico che, come nel labirinto degli specchi delle fiere di provincia, rivive placido un universo di moltiplicazione quotidiana. Mentre i novelli imitatori, in cambio di una scintilla di celebrità ritrovata, passano sei ore in sala trucco con lievità, tra solventi speciali, colle siliconiche, stucco e chili di creme oleose. 

 

La stessa infatuazione ha sedotto ovviamente anche casa Mediaset. «Se non fosse esistita Madonna oggi sarei un’insegnante di ginnastica», dichiarò tempo addietro Paola Barale, che iniziò a girare la ruota di Mike Bongiorno proprio grazie alla sua somiglianza con la signora Ciccone. E poi basterebbe pensare che Marysthell Polanco nel lontano 2010, quando ancora di olgettine non si sentiva parlare, entrò a sorpresa nel cast della “Pupa e il secchione” proprio come “sosia ufficiale di Rihanna”. Certo oggi, visto il nuovo corso anti trash si prevede che la fila dei cloni disoccupati aumenteranno a dismisura. Solo i salotti di Barbara D’Urso, il fu “Pomeriggio 5” e il caro estinto “Live”, hanno raccolto nel tempo il sosia di Cristiano Ronaldo, Gianfranco Sanguinetti; il poliziotto Vincenzo, sosia di Claudio Baglioni; Al Storelli, copia umana di Riccardo Cocciante e Sarah Altobello, sosia ufficiale di Melania Trump. Ma sempre col cuore, D’Urso può vantare anche l’aver condiviso le sue luci impegnative col furore ostinato di chi aveva cercato polveri di celebrità a suon di bisturi. Léo Blanco, “clone” argentino di Michael Jackson, ha dovuto subire undici interventi estetici diversi per poter assomigliare al suo idolo. 

 

Per non parlare del Ken umano, il quale varcò persino la porta del Grande Fratello portando come bagaglio culturale cento interventi, un presenzialismo da baraccone, un pentimento («Ho capito che la perfezione non esiste») sino alla decisione di tornare alle origini, ovvero a una giunonica Jessica, sosia di Barbie.

 

E alla fine, in questo clima di inusitato entusiasmo nei confronti dei doppioni, è sempre bene ricordare le parole del maestro Altan: – Babbo! Dio mi ha creato a sua immagine e somiglianza. – Secondo me somigli a un amante di tua mamma di nome Bergonzoni.

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