Cultura
26 settembre, 2025Nonostante le precauzioni della band per limitare bagarinaggio e speculazioni, il sistema di vendita online è collassato, generando lunghe attese, errori nei codici e prezzi già gonfiati in rete
Delirio concerti. Tra sold out veri e finti, forzature, stadi programmati per chiunque abbia inciso due o tre singoli, biglietti in vendita con un anno di anticipo, prezzi altissimi, l’impressione che i meccanismi del sistema dei live siano andati oltremisura è sempre più netta. L’ultima notizia riguarda i Radiohead, già vessati da polemiche forcaiole su una presunta tiepidità nei confronti della questione palestinese e sull’atto “criminoso” di Johnny Greenwood che ha tenuto concerti con un musicista israeliano. Come se non bastassero i sospetti politici, il vero bordello è scoppiato quando sono stati messi in vendita i biglietti per il loro attesissimo tour di rientro, dopo sette anni di assenza, e per le quattro date all’Unipol Arena di Bologna, il 14, 15, 17 e 18 di novembre. I Radiohead volevano fare i primi della classe e generare un meccanismo di vendita diverso, che evitasse speculazioni e bagarinaggi, e quindi per garantire trasparenza hanno imposto un limite di acquisto di quattro biglietti e chiesto ai fan di iscriversi al sito per accedere alla vendita online prevista a partire dalle 10 di mattina di venerdì 12 settembre. Già un annuncio del genere mette ansia, costringe l’appassionato a prendersi una mattinata libera perché si sa come può andare a finire, e infatti è andata a finire malissimo, con un caos di codici arrivati o meno, attese di ore, una fila immaginaria non rispettata e al di là delle buone intenzioni della band il risultato è stato quello di ritrovarsi molta più gente incazzata di quella appagata dall’aver ottenuto il biglietto. Per non dire che, malgrado le precauzioni, si trovano già in rete biglietti a prezzi gonfiati. Partiamo dall’inizio: era ovvio che l’attesa del concerto avrebbe creato una domanda superiore alla capienza delle quattro date, a dispetto di tutti quelli che invocavano il boicottaggio in chiave Pro-Pal. E questa è la prima scorrettezza, parte integrante di questo sistema invasato e dopato. Come dire che le attese, i siti che vanno in tilt, la frustrazione, sono del tutto prevedibili, e quindi andrebbero evitati. E tutto poi per garantire a chi organizza la possibilità di avere in tasca i soldi in anticipo, a volte addirittura un anno prima del tempo, con vantaggi che qualsiasi persona di buon senso può intuire. Dispiace che a cadere in queste trappole siano stati perfino loro, i rigorosi, puri e intoccabili Radiohead, ma è solo un pezzo del tutto, un episodio di uno scenario molto esasperato, dominato da una brama di guadagno cinica e senza scrupoli. È sempre stato così, dirà qualcuno. Vero, ma non del tutto. È sempre una questione di proporzioni, di senso della misura, e oggi le proporzioni sembrano arrivate oltre i limiti della decenza.
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