Cultura
23 ottobre, 2025Ha firmato dischi, concerti e un lungo serial autobiografico. Eppure nel documentario su Ozzy c’è ancora tanto da scoprire
Una cosa è certa, l’arte del documentario musicale è in un periodo trionfale, ne escono di ogni tipo, perfino troppi, di alcuni ne potremmo fare tranquillamente a meno, ma nel complesso portano informazione, raccontano, aggiungono conoscenza sui maggiori protagonisti della storia, quindi rendono un buon servizio. E in alcuni casi sono addirittura sorprendenti, inusuali, come nel caso di “No escape from now” di Tania Alexander, uscito sulla piattaforma Paramount, che racconta gli ultimi anni di Ozzy Osbourne, un periodo durissimo, segnato da incidenti, sofferenze, a partire da quando a 70 anni dovette interrompere il tour mondiale e cancellare alcune date.
È un documentario crudo, a tratti doloroso, ma ha il grande pregio di raccontare l’altra faccia del dorato mondo della musica di successo. Ozzy non nasconde nulla, né lui né Sharon, la compagna di una vita, e così fanno i tre figli, raccontando il tramonto malinconico di una rockstar che ha fatto furore, che si è atteggiata a diavolo con forza e ironia, una sorta di “principe delle tenebre” del rock, diviso tra grandguignol e rabbiose vibrazioni elettriche. Proprio lui, nella sua sincerità, nel raccontarsi senza troppi veli, anche grazie all’allenamento del reality “The Osbournes”, che aveva attirato sul gruppo una intensa ondata di simpatia, riesce perfino a essere istruttivo spiegando cos’è la depressione, cosa vuol dire cadere e cercare di rimontare in sella ogni volta. Poi ci sono gli amici, i musicisti che hanno cercato di tirarlo su, di spingerlo a incidere: tra questi c’era Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers, insieme si divertono e Ozzy come per miracolo al microfono torna a essere quello di sempre. Ma soprattutto era simpatico, non si riesce a non volergli bene, quando scherza, quando ironizza su sé stesso, quando soffre, ma Ozzy non si ferma lì, vuole tornare sul palco per un ultimo concerto.
«Non sento di aver ancora finito», dice, «voglio dire ai miei fan: “Grazie per tutti questi anni”. Non l’ho ancora fatto». A farlo disperare era l’idea di non poter fare più concerti, come racconta lui stesso: «Mi stavo preparando a suicidarmi. Ma poi ci ho pensato e mi sono chiesto: ma di cosa cazzo stai parlando? Perché conoscendomi, lo avrei fatto a metà e sarei mezzo morto. Mi sarei dato fuoco e non sarei morto». Il documentario mostra le immagini dei suoi ultimi concerti, quando sembrava risorgere, ritrovare forza e vigore, e rivela cosa vuol dire immaginare la propria vita su un palco e non riuscire a pensare come potrebbe essere diversamente. Un omaggio all’arte del rock e alla vita di un suo protagonista.
UP & DOWN
Neil Young, eroe indomabile di ogni stagione, ha dichiarato che toglierà la sua musica da Amazon. Il motivo? L’autore di “Harvest”, “Rust never sleeps” e di oltre cinquanta altri album vuole protestare contro Jeff Bezos e il suo indiscriminato e ormai conclamato appoggio all’amministrazione Trump.
Taylor Swift ha reagito con la massima noncuranza alle numerose critiche piovute sul suo nuovo disco “The life of a showgirl”, uscito all’inizio di ottobre. Di più: la popstar statunitense ha fatto capire che per lei va sempre bene, purché se ne parli. I numeri del resto sono come al solito dalla sua parte.
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