Politica
23 ottobre, 2025Dietro le quinte del blitz blindato sulla legge di bilancio: la Premier comanda, i capigruppo obbediscono (per ora), e la truppa borbotta
Dietro le quinte del blitz blindato sulla legge di bilancio: la premier comanda, i capigruppo obbediscono (per ora), e la truppa borbotta. Altro che “unità della maggioranza”. La realtà, nei corridoi di Montecitorio, è un’altra: Giorgia Meloni non si fida di nessuno. Neanche dei suoi. E la prova è arrivata con una mossa chirurgica: a quanto si apprende, infatti, sarà vietato presentare emendamenti alla manovra se non passano prima da Palazzo Chigi.
Nessuno tocchi la legge di bilancio, firmata dal governo come fosse una reliquia. Il messaggio ai capigruppo di FdI, Lega e Forza Italia è arrivato chiaro: “Niente iniziative personali. Niente manine notturne. Si fa come diciamo noi. Punto”. Gli emendamenti si fanno solo se concordati prima, e se hanno il timbro del Mef. Tutto il resto è eresia.
Tradotto: Meloni non vuole scossoni. Vuole arrivare al via libera definitivo prima di Natale, col pacchetto intatto e il messaggio forte: “Governo stabile, maggioranza compatta”. Ma sotto, il fuoco cova.
Il retroscena: parlamentari "territoriali" furiosi
I primi a ribollire sono i “territoriali”, quelli che campano (politicamente) di piccoli favori per il collegio. “Come faccio a tornare a casa senza portare nulla? Manco una rotonda?” avrebbe sbottato un deputato azzurro. Lega e FI, abituati a “strappare” fondi per strade, scuole e ospedali, ora si trovano inchiodati al silenzio. “Siamo diventati comparse”, borbottano.
Ma Giorgia non vuole discussioni. Ha un obiettivo: evitare il Vietnam parlamentare delle passate manovre, con migliaia di emendamenti da gestire, nottate in Commissione, e figuracce in TV. Vuole ordine. Silenzio. Obbedienza. Giorgia ha preso le redini, e se le tiene strette. Gli emendamenti diventano arma di controllo politico. Ogni modifica passa per lei. Ogni centesimo ha un nome e cognome.
La strategia è chiara: tutto deve parlare di lei. Tutto deve portare il timbro della “premier che decide”, anche se decide di tagliare più che di spendere. E i ministri? Qualcuno mormora che l’aria dentro il Consiglio dei Ministri è quella delle riunioni di condominio: “Facciamo presto, che Giorgia ha già deciso tutto”.
Obiettivo: votare prima di Natale (e non fare brutte figure in Europa)
Il governo ha fretta. Vuole chiudere tutto entro Natale per mandare un segnale a Bruxelles e ai mercati: “Siamo affidabili, altro che caos italiano.” Ma dietro la facciata blindata, la tensione sale. Il rischio? Che a furia di zittire tutti, qualcosa salti per aria all’ultimo minuto.
PS. Nei palazzi romani si dice che la vera prova di forza non sarà la manovra, ma cosa succede dopo. Perché ogni silenzio forzato oggi, è una mina per gennaio.
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