Cultura
24 ottobre, 2025Articoli correlati
Dal 17 settembre al 30 ottobre, Venezia e Mestre ospitano l’evento culturale che quest'anno incoraggia i giovani a valorizzare le proprie capacità, seguendo l’esempio di artiste e curatrici che mostrano come dote ed estro possano diventare strumenti di cambiamento
Talento e immaginazione. «Due risorse preziose per le nuove generazioni», dice Marilisa Capuano, fondatrice del Festival delle Idee, in corso fino al 30 ottobre 2025 tra Venezia e Mestre. Riconoscere le proprie abilità innate non è facile: bisogna identificarle e coltivarle per renderle concrete. A questo scopo, i giovani potranno apprendere dagli ospiti dell’evento culturale come trasformare dote ed estro in strumenti di affermazione letteraria, musicale e artistica.
In una società che ancora si regge su strutture patriarcali, il percorso di Capuano non è stato semplice: «Ho dovuto spesso legittimare il mio talento più degli uomini intorno a me, ma questo non mi ha spaventata. Continuerò sempre a combattere per ottenere rispetto, autonomia e libertà. Oggi l’idea di parità sta avanzando e mi sento ottimista. Le figure femminili rivestiranno sempre più ruoli apicali in futuro».
Tra le protagoniste del Festival, ne spiccano due: la curatrice d’arte Felicia Cigorescu e la cantautrice Amara, pseudonimo di Erika Mineo. La prima sottolinea come ogni persona nasca con un talento che lo rende unico e irripetibile. La vera sfida è scoprirlo e poi donarlo alla collettività: «Non ne esiste un solo tipo, le forme sono infinite, ma la radice è una sola: la capacità di generare bellezza. È in questo atto che ci scopriamo co-creatori dell’esistenza. Come ricorda la parabola evangelica: sprecare il talento è un peccato, perché priva la Terra della sua luce», interviene Cigorescu.
E aggiunge: «La Storia ci ricorda come le donne siano state silenziate per secoli: dalle streghe bruciate ai matrimoni riparatori, dalle bambine-sposa al gender pay gap. L’ostacolo più grande è stato smettere di interiorizzare questa marginalità e volgere lo sguardo verso le fratture che abbiamo generato. Il femminile non è “meno”, ma altro: un paradigma che genera cooperazione. E siamo noi le prime a doversi sostenere, riconoscere, custodire. Perché quando una donna ne solleva un’altra, il mondo intero si eleva».
Un messaggio che trova eco nelle parole di Amara, che incoraggia le giovani voci del talento femminile a non arrendersi al pensiero di non essere abbastanza: «Fate distinzione tra essere e apparire. Non annegate nella palude della paura. Andate oltre l’idea che avete di voi stesse, per riuscire ad arrivare nell’incanto dell’universo interiore: unico vero spazio esistenziale da conoscere ed esplorare. Non arginate la fantasia e abbiate coscienza e cura della vostra vocazione».
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