Cultura
25 novembre, 2025In cosa consiste l’attualità del pericolo se una donna uccide a freddo, ma dopo trent’anni di abusi? È il tema di “Anima in frantumi”, il nuovo libro di Silvana Mazzocchi
Chiunque si sia occupato di cronaca sa che il Male esiste e che non è necessaria la finzione per immaginarlo. "Anima in frantumi" racconta quello contro le donne, quello che, sebbene senza sangue può essere assoluto, quello che isola, manipola e sottomette. Con violenze continue, psicologiche, economiche, fisiche.
È il romanzo di una donna che uccide il marito a freddo, apparentemente senza motivo. Di un enigma presto svelato: trenta anni di orrore, di umiliazioni e abusi di ogni genere hanno trasformato Alice da vittima in carnefice secondo una logica di legittima difesa “imperfetta”, non contemplata dai codici. Sarà un cerchio di donne che si muove intorno a lei a considerare il contesto e le ragioni che le hanno armato la mano. Sanno quello che emerge dalle statistiche: gli uomini ammazzano le donne per possedere; le donne al contrario lo fanno per fuggire dal persecutore.
La scelta narrativa di mettere al centro della scena la sofferenza di Alice nel momento in cui uccide mira a indagare la domanda di sempre: perché non ha chiesto aiuto prima, perché non ha mai tentato di proteggersi? E come si salverà visto che non le potrà essere riconosciuta la legittima difesa?
La realtà fa da sfondo alla risposta: le vittime di violenze domestiche molto spesso non denunciano e, quando lo fanno, a volte è troppo tardi. Sono rassegnate, immerse nella paura, pedine di una cultura del dominio domestico che ha radici antiche. La stessa che, fino al 1956, con lo “Ius corrigendi” legittimava il marito a “rieducare”, con la forza e le percosse, mogli e figli rei di non riconoscere la supremazia maschile. Una visione discriminatoria di cui ancora oggi, purtroppo, si trova traccia in certe sentenze emesse dai tribunali.
Accanto a questo scenario però qualcosa si muove: da anni magistrate, storiche e avvocate discutono dell’urgenza di riformare il diritto penale per affrontare, finalmente anche in Italia, l’inadeguatezza strutturale della disciplina della legittima difesa nei reati di genere. Ci sono Paesi in cui questa esigenza ha già fatto breccia. In Canada, fin dagli anni Novanta, è passata una lettura dell’ordinamento giuridico che tiene conto del principio di ragionevolezza fondato sulla “sindrome della donna maltrattata”. Negli Stati Uniti alcune voci del femminismo hanno aperto il dibattito già quarant’anni fa e in Francia si discute apertamente di “legittima difesa differita” per sottolineare come la reazione estrema della vittima di lungo corso sia basata sulla percezione “costante” di essere sempre in pericolo di morte, dilatando di fatto il concetto restrittivo di “pericolo attuale”, oggi elemento indispensabile perché sia riconosciuta.
La protagonista di "Anima in frantumi" non è un personaggio inventato, lo è la sua identità e quella degli altri personaggi, mentre la sua vicenda è purtroppo ispirata a fatti reali. Così gravi che, per raccontarne l’oscenità con parole adeguate, ho dovuto dimenticare di avere figli e nipoti. Con un seme di speranza: che in certi casi estremi, il diritto all’autodifesa delle donne le possa infine preventivamente salvare.
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Bella, ciao - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 21 novembre, è disponibile in edicola e in app



