Cultura
6 novembre, 2025Saltano fuori dallo schermo Mastrandrea, Bruni Tedeschi e i personaggi di "Cinque secondi". Un film buono ma non perfetto
Ogni tanto per fortuna succede. Dopo tante figure improbabili, ambienti fasulli, psicologie disegnate col righello, arriva un film in cui i personaggi saltano in piedi ed escono dallo schermo per gridare (o sussurrare) le loro piccole e grandi verità. La verità che Valerio Mastandrea non smette di ribadire, col corpo, con gli occhi, con la voce ancor prima che con le parole, non è nuova ma è eterna e parla di colpa, di sofferenza, di accettazione. Di rinascita, forse.
Il protagonista di “Cinque secondi” è infatti il brillante titolare di un grande studio legale che in apertura vediamo seppellirsi nelle ex-scuderie di una villa patrizia abbandonata per non uscirne più. Perché quel grande e facoltoso professionista si sia imboscato nelle campagne toscane, cosa cerca di affrontare vivendo da eremita (o illudendosi di poterlo fare), cosa finirà per legarlo al gruppo di giovani che tentano di riattivare quelle terre con mezzi tanto “biologici” da sfiorare l'ideologia, lo scopriremo poco alla volta. Ma intanto Virzì torna al gusto dei personaggi (e degli interpreti) dei suoi film migliori, “Tutta la vita davanti”, “Il capitale umano”, “La pazza gioia”. Una riga sopra la realtà, per vederla meglio.
C'è un'ex moglie che porta l'avvocato Mastandrea in tribunale (Ilaria Spada). C'è un giudice impassibile e segretamente partecipe come solo un vero giudice può essere (infatti è Giancarlo De Cataldo). C'è, soprattutto, una socia premurosa e probabilmente innamorata, che svolazza intorno al neo-eremita accudendolo e proteggendolo anzitutto da se stesso (chi dice che Valeria Bruni Tedeschi fa sempre lo stesso personaggio non ha occhi per vedere). Mentre nel gruppo degli ecologisti intransigenti la contessina Galatea Bellugi dà corpo, rabbia e incoscienza a una generazione generosa e confusa, almeno agli occhi dell'avvocato. A suo modo una benedizione, come si vedrà.
Non tutto è perfetto, qua e là (i giovani) il film sfiora la caricatura, qualche svolta può sembrare obbligata. Ma intanto “Cinque secondi”, con i suoi dialoghi al diapason (che meraviglia i duetti Bruni Tedeschi/Mastandrea), il suo gusto per la scena sociale (il gruppo dei poliziotti, quello studio legale che prende vita in una riunione su Zoom), resuscita le facce e gli umori di un paese che troppo cattivo cinema semplifica e distorce. Merito anche di una colonna sonora di rara efficacia che si chiude con lo struggente Nick Drake di “Place to Be”, ma per il resto è opera di Carlo Virzì. Un film dei fratelli Virzì, insomma, con l'aggiunta del fratello in arte Francesco Bruni che si aggiunge ai due Virzì in sceneggiatura. Per una storia di famiglia, nel senso più ampio del termine, cosa si può volere di più?
3 STELLE E ½
CINQUE SECONDI di Paolo Virzì, Italia, 105'
Pasolini raro a Fuori orario. Tra i molti materiali sul grande poeta proposti da Raitre spiccano, l'1 e 2 novembre, “In un futuro aprile” di Francesco Costabile e Federico Savonitto, con Nico Naldini. E la preziosa versione integrale di una lunga intervista di Enzo Biagi a Pasolini e ai suoi ex compagni di scuola girata nel 1971. Rivelatrice.
Bel film: ma perché ha successo? Già, perché? È la domanda che echeggia da settimane fra gli “esperti” di marketing e derivati. Tutti increduli, anzi sbalorditi davanti al publico che fa la fila per vedere “Le città di pianura” di Sossai, e applaude pure sui titoli di coda.”Ma non segue nessuna regola!”, gridano. Appunto
LEGGI ANCHE
L'E COMMUNITY
Entra nella nostra community Whatsapp
L'edicola
Mafie nel pallone - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso
Il settimanale, da venerdì 7 novembre, è disponibile in edicola e in app



