Cultura
19 dicembre, 2025"Arcipelago Sud", il progetto editoriale al quale il critico lavorò fino alla fine, è un libro che riunisce artisti, scrittori, drammaturghi e intellettuali meridionali. Meglio: voci e luoghi della cultura italiana
La storia e la cultura d’Italia non possono fare a meno del Sud. E più si evidenziano con dati e statistiche le differenze anche nei consumi culturali tra regioni meridionali e centro-nord, più l’impressione è che quei marcatori di distanza non raccontino tutta la verità.
Vario, multiforme, disomogeneo e ricchissimo è l’“Arcipelago Sud”, curato da Mirko Grasso, edito da Feltrinelli: il progetto al quale Goffredo Fofi lavorò fino alla fine e che arriva ora in libreria insieme con altri due volumi ripubblicati del saggista e critico scomparso nel luglio scorso: “Le nozze coi fichi secchi” e “Strade maestre”.
Un’ideale trilogia che restituisce lo sguardo, lo spirito critico, la passione militante di una figura che ha animato riviste, seminato idee, suscitato impegno, riunito comunità di persone: reti sempre alternative all’omologazione culturale. Questo Arcipelago è un catalogo di voci e luoghi, di artisti, scrittori, drammaturghi, fotografi, intellettuali, sostenuto da una convinzione: la spiccata matrice meridionalista e il forte ancoraggio della cultura italiana al Sud. Ritratti in poche pagine di figure amate e testi già noti ma arricchiti da pennellate nuove compongono un’istantanea di gruppo di passione civile: dal regista Vittorio De Seta alla fotografa dall’ “ostinato rigore” Letizia Battaglia; da Vitaliano Brancati, “meno frequentato di quanto non meriti, ché i moralisti italiani piacciono sempre di meno, sostituiti da “opinionisti” di scarsa sostanza”, a Ignazio Buttitta, poeta estroverso che raccontava i fascisti della sua Bagheria con vigore satirico. E Marcello Cimino e Giuliana Saladino, militanti giornalisti e comunisti, Giuseppe Di Vittorio, Danilo Dolci, Grazia Deledda da riscoprire, “per quel suo racconto di una società poco toccata dalla modernità, in modi non diversi da Verga, Capuana e perfino William Faulkner”.
In copertina, tra tanti emblemi di una resistenza per lo più non esibita eppure indomabile, c’è Eduardo De Filippo, confinato nel teatro e invece autore, regista, attore, capocomico e a pieno titolo nella letteratura più alta: come Totò. I due volti di un’Italia “vitale, affamata e generosa, con la voglia di costruire, fare, crescere tipica di un’epoca, e non più di oggi”.
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