Cultura
29 dicembre, 2025Due canzoni gemelle. Firmate dal cantautore bolognese e da Chico Buarque. Per opporsi a forza di musica a dittature e omofobia
Caro anno nuovo ti scrivo una letterina, prendendo a prestito due canzoni che furono pensate proprio come fossero due lettere. Non erano rivolte direttamente a te ma sembravano bilanci o proiezioni, e parlavano di un metaforico presente. Canzoni così di questi tempi non se ne fanno, per cui prendiamo in prestito quelle del passato.
La prima è “L’anno che verrà” di Lucio Dalla, che in questi giorni tutti cantano in coro, in tutte le radio e televisioni, ma forse vale la pena ricordare di cosa parla realmente. Si rivolge a un amico lontano, in un altro Paese, che quindi ignora quello che succede in Italia, e gli dice che ha bisogno di distrarsi perché qui qualcosa non va. Più di qualcosa, potremmo dire.
«C’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra», dice Dalla che il futuro sembra lo vedesse come un veggente, anche perché la televisione «ha detto che il nuovo anno porterà una grande trasformazione»: però su una cosa non ci ha preso ed è quando dice «e si farà l’amore ognuno come gli va, anche i preti potranno sposarsi», qui c’è ancora molto da lavorare. Su questa canzone ho un ricordo personale.
Feci notare a Dalla l’analogia con “Meu caro amigo”, una canzone di Chico Buarque de Hollanda di poco prima. Lucio ne fu contrariato e mi dispiacque molto anche perché, contrariamente al solito, invece di ribattere focosamente, preferì glissare. Segno che la somiglianza c’era, ma la mia intenzione era sottolineare l’affinità elettiva che legava i due.
Chico era per eccellenza il cantautore civile brasiliano, l’equivalente, ammesso che si possano fare paragoni, di quello che per noi erano Dalla e De André. Chico e Lucio si conoscevano bene, Chico aveva inciso una magnifica versione di “4 marzo 43”, dunque per me era uno scambio, un’ispirazione.
La canzone di Chico ha la medesima forma epistolare: «Caro amico perdonami se non ti faccio visita», canta, «qui da noi si gioca a calcio, c’è molto samba, molto choro e rock’n’roll... Ma ciò che voglio dirti è che qui la situazione è nera, servono molti sotterfugi per affrontare la situazione». Ovviamente si riferiva agli anni bui della dittatura, dalla quale lo stesso Chico fuggì, rifugiandosi in Italia, ed è per questo che è rimasto sempre legato al nostro Paese e, anche se se lo ricordano in pochi, ha anche inciso alcune canzoni in italiano.
Ma noi, caro anno nuovo, non possiamo smettere di sperare, anche per le vicende della musica, che per risollevarsi ha bisogno di tutta la nostra passione. E per potere sperare facciamoci ispirare da Lucio, dalla sua gigantesca figura di artista, perché «vedi caro amico cosa si deve inventare, per poter riderci sopra, per continuare a sperare...».
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