Enrico Berlinguer: l’ultimo comunista

Giulio Andreotti lo definì «un avversario tenace, ma un uomo di grande integrità e senso di responsabilità». In un’Italia dilaniata da tensioni sociali e compromessi politici, Enrico Berlinguer emerse come la voce più autorevole di un nuovo riformismo etico. La sua visione di una sinistra aperta al dialogo e intransigente sulla “questione morale” lo rese un punto di riferimento ben oltre i confini del PCI, guadagnandosi l’ammirazione persino dei suoi oppositori. 

La fine di un’epoca 

Il 7 giugno 1984 Berlinguer fu colto da un violento malore sul palco di un comizio a Padova. Appena incominciò il discorso fu chiaro che qualcosa non andava: il leader comunista apparve fin dall’inizio pallido, sudato, a tratti confuso. Dopo il comizio venne portato immediatamente in ospedale dove si spense, dopo quattro giorni in coma, l’11 giugno 1984

Le immagini dei funerali fecero il giro di tutte le televisioni. Il 13 giugno le reti nazionali trasmisero in diretta il corteo funebre a Roma: la bara si fece largo in un fiume di operai, studenti e famiglie. Nessun palco d’onore né retorica ufficiale, solo il saluto commosso della folla accompagnato dai cori di “Bella ciao”. Con la sua scomparsa venne a mancare una figura carismatica difficile da rimpiazzare.

Radici sarde e passione antifascista 

Nato a Sassari il 25 maggio 1922 in una famiglia liberale e antifascista, Berlinguer visse un’infanzia segnata dal lutto della madre, Mariuccia Loriga. Quel dolore personale alimentò la sua insofferenza verso ogni forma di autorità: «Contestavo tutto: la religione, lo Stato, le convenzioni sociali. Avevo letto Bakunin e mi sentivo ribelle», avrebbe confidato in seguito. Spinto dall’influenza dello zio, si avvicinò ai circoli antifascisti di Sassari. Nel 1948, a soli 26 anni, entrò nella direzione del PCI come segretario generale della Federazione Giovanile. Palmiro Togliatti, colpito dalle sue doti organizzative, lo elevò a responsabile dell’organizzazione del partito nel 1960. 

Conquiste politiche 

Sotto la guida di Berlinguer il PCI non si limitò all’opposizione, ma contribuì attivamente a importanti riforme sociali e istituzionali. Tra i risultati più significativi figura il pieno avvio dell’istituzione delle Regioni a statuto ordinario grazie al “voto utile” del PCI in Parlamento, che permise di superare l’impasse decennale e di dare voce alle autonomie locali. Berlinguer fu anche fautore di un’efficace alleanza con le principali rappresentanze sindacali per il rafforzamento dello Statuto dei Lavoratori con norme più severe sulla sicurezza e maggiori tutele per i raccoglitori di prove. Sul piano civile, sostenne con convinzione il referendum sul divorzio del 1974, difendendo nel PCI il principio della libertà individuale contro ogni clericalismo. 

Dopo di lui “il diluvio”: Tangentopoli e il crollo dei partiti 

Pochi anni dopo la sua scomparsa, la politica italiana fu travolta dallo scandalo di Tangentopoli. Nel 1992, grazie all’inchiesta “Mani pulite”, emerse un sistema di corruzione diffuso che coinvolse leader di tutti gli schieramenti: dalla Democrazia Cristiana al Partito Socialista, fino al Partito Comunista Italiano, ormai trasformato in PDS. Arresti, processi e confessioni portarono alla luce un intreccio di finanziamenti illeciti, appalti pilotati e clientele che avevano corroso il rapporto tra cittadini e istituzioni. In pochi mesi, decine di grandi nomi politici furono travolti e i partiti storici persero rapidamente consenso e credibilità. La Prima Repubblica si sfaldò, facendo spazio a nuovi movimenti e a un sistema politico profondamente trasformato. Quel terremoto segnò la fine del modello partitico in cui Berlinguer aveva creduto e da cui aveva cercato di staccarsi con la sua “questione morale”. Quarantuno anni dopo la morte di Berlinguer e a tre decenni dallo tsunami giudiziario di Mani pulite, il richiamo a un’etica della politica e a un potere inteso come servizio resta più attuale che mai, offrendo un contrappunto significativo a quella stagione segnata da corruzione e clientelismo.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Le crepe di Trump - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 13 giugno, è disponibile in edicola e in app