I ritorni, intesi come archetipo letterario ma anche come riflesso del tempo presente, sono il tema della 24ª edizione di Letterature Festival internazionale di Roma 2025. Dopo il successo delle Anteprime, fra cui l’incontro con Javier Cercas all'Auditorium di Roma e di David Grossman alla Casa del jazz, l’appuntamento estivo annuale con grandi autori e autrici italiani e internazionali anche quest’anno sarà allo Stadio Palatino, nel Parco archeologico del Colosseo, l’8, 9,11, 13, 15 e 16 luglio. Alle sei serate, una in più dello scorso anno - segno dell’investimento della città nel progetto culturale del festival - si aggiunge inoltre un evento speciale di chiusura, dedicato a Pier Paolo Pasolini, il 19 luglio all’Idroscalo di Ostia e in collaborazione con il Puntasacra Film Fest. Per ricordarlo, Nicola Lagioia ripercorrerà la storia della letteratura dalla Genesi all’Iliade, da Pasolini stesso a Simone Weil, osservando l’attitudine umana alla distruzione, con un testo intitolato “La guerra come malattia della specie. La mutazione antropologica come condanna. L’omaggio a Pasolini sarà inoltre il ponte verso le prossime giornate in memoria del 50 ° anniversario del suo assassinio.
«Il nostro obiettivo è quello di un festival diffuso che consenta di realizzare opportunità di incontro fra gli autori contemporanei e i cittadini e le cittadine di Roma» ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri durante la conferenza stampa in Campidoglio il 25 giugno. Ha aggiunto inoltre che per l’occasione verrà anche istituita una rete di bus gratuita per collegare i luoghi dell’evento alle periferie. «Non si tratta di un festival per soli lettori e lettrici “forti”» ha detto infatti la curatrice Simona Cives. «È un festival popolare (a ingresso libero, ndr) che vuole intercettare anche chi di solito non legge, tramite la bellezza dei luoghi che lo ospitano e dei testi degli autori selezionati». Molti saranno, a tal proposito, i testi inediti, scritti appositamente per Letterature Festival dagli ospiti o mai pubblicati, come nel caso degli scritti di Andrea Camilleri e Flannery O’Connor che verranno presentati il 13 e il 15 luglio, letti rispettivamente da Michele Riondino e Isabella Ragonese. Attesi inoltre nomi come Jenny Erpenbeck, Murata Sayaka, Éric Reinhardt e Vivian Lamarque.
Il tema dei ritorni «apre delle questioni importanti», come affermato da Gualtieri, e permette di «decodificare con maggiori strumenti il nostro tempo». In un periodo in cui a «ritornare è anche il razzismo, la guerra, il nazionalismo» ha proseguito l’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio, la sfida di un festival è anche quella di affrontare i «nodi di un mondo che comprendiamo sempre meno» e per cui «autori, autrici, poeti e poetesse possono aiutarci a trovare le parole giuste». È anche per questo che il 16 luglio, nella stessa serata, si potranno ascoltare sia Azar Nafisi, autrice iraniana di “Leggere Lolita a Teheran” che porterà un testo intitolato “Ritorno alla Repubblica dell’immaginazione”, sia l’autore israeliano Eshkol Nevo, con il testo “Spoiler”. «Non è previsto dal programma del festival un dialogo tra i due ospiti» ha affermato la curatrice Cives in risposta a una domanda de L’Espresso, ma «la forza di questa manifestazione sta proprio nel fatto che tutte le voci siano rappresentate».
Un altro momento essenziale nella visione di Letterature quest’anno sarà poi la serata dedicata al 30° anniversario del massacro di Srebrenica, l’11 luglio. «Parliamo di Srebrenica per ricordare Srebrenica, il genocidio, ma ne parliamo anche per guardare a ciò che ci sta capitando intorno in questo momento, con la cura di non usare categorie che semplificano, ma con la necessità di interrogarci su quello che è accaduto e quello che sta accadendo» ha aggiunto l’assessore Smeriglio. Per l’occasione, ospite del festival sarà l’autrice Elvira Mujčić, nata in Jugoslavia ed emigrata in Italia durante la guerra in Bosnia Erzegovina. Mujčić leggerà un testo dal titolo “Un luogo sicuro”, ispirato appunto al tema dei ritorni, che per lei sono sempre impossibili, come affermato in conferenza, perché significano sempre «tornare a un altro tempo», un’altra dimensione, più che uno spazio. «Partire è breve, è un po’ come nascere, gettarsi nel mondo, ma tornare richiede una grande conoscenza, una saggezza difficile». È anche vero, però, che qualsiasi «storia che non è passata, che è rimasta irrisolta, ritorna», tanto Srebrenica quanto le guerre di oggi. E questo è lo spirito con cui Letterature 2025 affronta i suoi Ritorni.