Cultura
22 luglio, 2025Tra i grandi nomi presentati in conferenza stampa da Alberto Barbera per la prima volta anche lei, il sorriso inconfondibile del cinema americano, protagonista del nuovo film di Luca Guadagnino
È stata annunciata la data di uscita nelle sale il prossimo 16 ottobre, “After the Hunt: Dopo la caccia” di Luca Guadagnino. Adesso, quel film arriva quasi a sorpresa nella sezione fuori concorso dell’82ª Mostra internazionale d'arte cinematografica, a Venezia dal 27 agosto al 6 settembre. Con sé, la pellicola porta al Lido, per la prima volta in assoluto, una delle grandi star che mancava alla kermesse, sempre più glamour, messa in piedi negli ultimi anni dal direttore Alberto Barbera: Julia Roberts. L’attrice è infatti protagonista del dramma psicologico del regista italiano, accanto a giovani volti dello star system hollywoodiano come Ayo Edebiri (The Bear) e Andrew Garfield.
Il richiamo di Hollywood e della stagione degli Oscar, perciò, di anno in anno è sempre più forte e anche Venezia 82 vedrà arrivare sul suo tappeto rosso delle vere istituzioni dell’industria cinematografica statunitense, da Al Pacino a George Clooney, e del suo cinema indipendente, da Jim Jarmusch a Noah Baumbach. A contendersi il Leone d’oro, assegnato dalla giuria presieduta da Alexander Payne, saranno infatti prevalentemente le produzioni e le co-produzioni statunitensi e britanniche. Doppiamente presente sarà Netflix, con “Frankenstein” di Guillermo Del Toro e “Jay Kelly” di Baumbach. E con pochissime eccezioni, quindi, la selezione ufficiale di Venezia 82 restituirà una visione molto occidentale e maschile del mondo, al contrario dei 15 documentari fuori concorso o della sezione di Orizzonti, che si aprono invece anche a diverse produzioni sudamericane e asiatiche.
Gli unici viaggi cinematografici oltre i confini dell’Europa e degli Stati Uniti saranno il cinese “The Sun Rises on Us All” di Cai Shangjun, Park Chan-wook con “No Other Choice” dalla Corea del Sud, “Nühai” di Shu Qi da Taipei e “The Voice of Hind Rajab” della regista tunisina Kaouther Ben Hania. Solo cinque dei ventuno film in concorso, inoltre, sono diretti da donne e, fra queste, nessuna è italiana. A rappresentare il nostro Paese nella selezione ufficiale saranno infatti Paolo Sorrentino con “La grazia” (che è anche film di apertura), Leonardo Di Costanzo con “Elisa”, Pietro Marcello con “Duse”, Franco Maresco con “Un film fatto per Bene” - dove per Bene si intende il drammaturgo Carmelo - e Gianfranco Rosi con “Sotto le nuvole”. Lo sguardo femminile sarà invece presente in Orizzonti, dove sia Carolina Cavalli sia Laura Samani sono in concorso rispettivamente con “Il rapimento di Arabella” e “Un anno di scuola”.
Come sempre, però, nel flusso ininterrotto di titoli, nomi di registi, trame e speranze per il cinema che verrà, tra i nomi più altisonanti si cerca di scovare il film nascosto che farà parlare di sé per tutto il resto dell’anno. Forse Venezia 82 questo film l’ha già trovato nel momento in cui, durante la conferenza stampa, la voce del direttore della Biennale Cinema si è spezzata, commossa, ripensando alle immagini di “The Voice of Hind Rajab”. L’opera della già citata Kaouther Ben Hania è infatti ispirata alla storia vera della bambina palestinese del titolo. Hind Rajab aveva 6 anni e il 29 gennaio 2024 è rimasta intrappolata sotto il fuoco di una sparatoria a Gaza. Come nel precedente lavoro della regista, “Quattro figlie”, in concorso a Cannes nel 2023, anche in questo caso la realtà si intreccia in modo inedito e sconvolgente con la finzione. Mentre il cinema ricostruisce, fingendo, la tragedia avvenuta, la voce della bambina è quella vera, registrata durante chiamate di soccorso ricevute dai volontari della Mezzaluna Rossa. È così che il sangue della Striscia di Gaza arriva anche a Venezia, in un momento in cui il cinema chiede con forza di raccontare il presente. Lo si nota anche dal grande e atteso ritorno di Kathryn Bigelow, che con “A House of Dynamite” coglie la rinnovata paura dei conflitti nucleari, o con Olivier Assayas, che insieme a Emmanuel Carrère firma “Il mago del Cremlino”, ricostruzione della storia di Vladimir Putin, interpretato da un impressionante (a detta di barbera) Jude Law. La guerra in Ucraina, inoltre, riaffiora anche nella sezione fuori concorso dei documentari, con due titoli: la co-produzione Ucraina-Stati Uniti “Notes of a Criminal” e la monumentale opera di Alexander Sokurov, “Director’s Diary”. Racconto personale in cinque ore del regista russo che nel 2022 si è opposto all’invasione dell’Ucraina, perdendo il diritto di lasciare il suo Paese.
Per scoprire davvero di quale mondo parlerà il cinema di Venezia 82, oltre la sua patina hollywoodiana, bisogna però ancora attendere un altro mese (e il voto di un presidente di giuria statunitense).
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