Cultura
14 agosto, 2025La tradizione del “drappellone” si rinnova e fa discutere: l’Assunta veste abiti moderni e guida una corsa mitica tra cielo e terra, rinnovando il legame secolare tra fede e tradizione
Il Palio di Siena è molto più di una corsa di cavalli. È una celebrazione collettiva che affonda le sue radici nel Medioevo e che, da secoli, scandisce la vita della città toscana. Dal 1656 la Carriera si corre “alla tonda” in Piazza del Campo, due volte l’anno: il 2 luglio per la Madonna di Provenzano e il 16 agosto per la Madonna Assunta. Non è tradizione ma devozione: ogni contrada, vera e propria comunità urbana con storia, simboli e colori propri, corre per vincere il Drappellone, il “cencio” dipinto appositamente da un artista. Ma corre anche per onorare la propria identità, in una ritualità che unisce fede cristiana, orgoglio civico e un’energia quasi pagana.
Il Drappellone 2025: l’Assunta in chiave moderna
Nel tempo, il Drappellone ha portato la firma di grandi maestri dell’arte più vicina ai nostri giorni, da Guttuso a Sassu, da Botero a Mitoraj, fino a Gasparro. Ciascuno ha interpretato il “cencio” secondo il proprio linguaggio. Stili che spaziano dal figurativo al moderno, dal lirismo al surrealismo, hanno trasformato il Drappellone in una tavola dove esprimere lo “spirito del tempo”, rendendo il Palio non solo una festa popolare, ma anche un evento di grande rilevanza culturale e artistica. Per il Palio del 16 agosto 2025, il Comune di Siena ha affidato il Drappellone a Francesco De Grandi, artista siciliano di fama internazionale. Secondo la tradizione, il “cencio” deve sempre raffigurare la Madonna a cui la corsa è dedicata: in questo caso l’Assunta. Nella sua opera, presentata dalla sindaca Nicoletta Fabio, De Grandi propone una Madonna giovane, vestita di velluto borgogna, con gioielli e una collana-ancora, simbolo del Giubileo. Un’Assunta che sembra appartenere al nostro tempo, determinata e consapevole, lontana dall’iconografia antica.
Arte e simbolo secondo Helga Marsala
La critica d’arte Helga Marsala sottolinea come De Grandi abbia costruito il Drappellone con la struttura dei polittici medievali, arricchito da tessuti damascati e stemmi delle contrade fedelmente riprodotti. La figura di Maria, pur ancorata alla tradizione, è trasportata nel presente attraverso piccoli dettagli contemporanei, creando un ponte visivo tra sacro e quotidiano. La corsa dorata che precipita dal cielo trasforma la festa in un evento mitico, di origine quasi celeste, mentre Siena sullo sfondo appare come “la città dei miracoli, dei desideri, della passione e della devozione”.
Quando la storia incontra il presente
Non è la prima volta che il Drappellone scatena polemiche. Nel 2018, l’opera di Charles Szymkowicz fu definita fuori luogo dall’arcivescovo, che si rifiutò di benedirla: “non rispetta i caratteri della cultura mariana”. Social e cronache reagirono in modo deciso, con commenti come “vilipendio al Palio” o “uno dei più brutti degli ultimi 30 anni”, Questo Palio dimostra ancora una volta che le grandi tradizioni (purtroppo o per fortuna) non sono immobili: vivono, respirano e si rinnovano. La Madonna di De Grandi non è solo un’icona religiosa, ma il volto attuale di una festa che da quasi quattro secoli continua a far correre, non solo i cavalli, ma il cuore dei senesi.
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