«Questo episodio ha reso il gruppo più forte: la Ferrari è in piena lotta». Così Fernando Alonso commentava ieri la sesta posizione della sua monoposto nell'ultimo Gp di Montecarlo. Forse il campione spagnolo non sa che molti del "suo gruppo", quelli della gestione sportiva della Formula 1, avevano partecipato la settimana scorsa ad un'altra lotta, ben più frugale e concreta di quella per il titolo mondiale. Infatti, da dieci giorni i lavoratori della casa modenese protestavano contro alcune decisioni prese dalla proprietà: una contestazione che dovrebbe essersi chiusa ieri. Al termine di una lunghissima trattativa con Ferrari Auto, il pensiero dei sindacati concorda con le parole del pilota della monoposto: «Siamo più forti: mai vista una mobilitazione così compatta dei lavoratori. E alla fine siamo ampiamente soddisfatti dell'accordo».
Bandiera a scacchi sul confronto serrato che ha visto i lavoratori della Ferrari misurarsi con la proprietà. Ieri mattina alle 5.30, dopo oltre 20 ore di trattativa ininterrotta con i manager del cavallino rampante, i due contendenti hanno raggiunto un ipotesi di accordo sulla vertenza in atto tra Ferrari Auto e sindacati. I punti cardine dell'intesa sono la concessione dei premi di risultato per i lavoratori, la regolarizzazione di alcuni precari e la razionalizzazione delle esternalizzazioni di alcuni comparti. Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil di Modena dichiarano l'accordo «positivo e pulito, è stato scongiurato il ricatto dell'azienda grazie all'impegno dei lavoratori».
Il riferimento va all'inizio della mobilitazione dei dipendenti della casa di Maranello. Il 10 maggio scorso si incrina il dialogo tra sindacati e proprietà: «Ci è stato detto che l'azienda non avrebbe pagato i premi di risultato previsti – racconta Giordano Fiorani della Fiom-Cgil - e che solo se avessimo agevolato 270 esuberi avremmo avuto dei benefit economici».
La versione della Ferrari è diversa: «Non c'è stato nessun ricatto, semmai il premio non era dovuto perché legato a obiettivi di crescita». Infatti, il cavallino rampante ha venduto 6.250 autovetture nel 2009 – stesso risultato atteso per il 2010 – mentre nel 2008 i veicoli erano stati 6.450. Quindi risultati inferiori alle attese significano niente premi di risultato. E con la previsione di 270 esuberi, «che non sono pochi – riprende Fiorani – visto che l'azienda conta circa 2700 lavoratori: 2550 a Maranello e 150 a Modena».
Gli ultimi dieci giorni hanno visto quindi scioperi e mobilitazioni dei dipendenti della casa modenese e alla fine si è arrivati al tavolo di martedì 18.
«Non nascondo che ci sono stati momenti in cui qualcuno ha pensato di andarsene», racconta Claudio Mattiello della Fim-Cisl. Alla fine, però, l'intesa si è chiusa e i lavoratori avranno un premio di 1200 euro. Poi, durante la nottata, le parti hanno trovato un'intesa sugli altri punti in discussione. In primis, un accordo quadro sulle esternalizzazioni: coinvolgeranno solo il personale non impiegato nel core-business dell'azienda modenese.
«Ma i dipendenti interessati dal piano – fa sapere la Ferrari – saranno semplicemente riallocati nelle aziende locali del modenese, non in altri Paesi».
Altro punto saliente dell'intesa è la regolarizzazione graduale di 80 lavoratori precari entro i primi mesi del 2011, a cui corrisponde un percorso di mobilità per agevolare i pre-pensionamenti volontari. Importante, poi, il tema della flessibilità. Sia Ferrari che sindacati concordano a tal proposito sul fatto che saranno utilizzati solo gli strumenti già previsti dal contratto aziendale. Quest'ultimo, infine, sarà oggetto di un confronto per il rinnovo che si dovrebbe aprire già il prossimo luglio.