La crisi c'è e si sente, ma quello dei viaggi resta uno dei settori trainanti della nostra economia. Tra gli italiani, i più attivi vivono al Nord. Costanti gli anglosassoni, in calo i tedeschi, in continua crescita i russi. Sempre più disposti a investire nel nostro Paese

«L'Italia è ancora come la lasciai, ancora polvere sulle strade, ancora truffe al forestiero, si presenti come vuole. Onestà tedesca ovunque cercherai invano, c'è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina...» Nel 1870 Wolfgang Goethe inizia il suo secondo viaggio in Italia, due anni dopo aver girato in lungo e in largo il nostro paese. Un'abitudine, quella di attraversare le Alpi e andare a vedere le città d'arte e i luoghi celebri dello stivale, che avevano gli artisti, gli intellettuali e tutti i rampolli di buona famiglia nei secoli passati.

Oggi il turismo è ben altra cosa. Spesso associato alle vacanze, concetto che si è materializzato solo negli ultimi decenni, e che nasce da una precisa organizzazione dei tempi del lavoro e del riposo tipica dell'era postbellica. Di pari passo, l'offerta turistica si è modificata, adattandosi alle esigenze di famiglie e gruppi di persone che nel giro di pochi giorni vogliono visitare luoghi diversi e al tempo stesso trovare svago e divertimento.

Dalle regioni più industrializzate del paese, Piemonte e Lombardia, negli anni '50 e '60 partiva per le vacanze in albergo o in affitto il 30-40% degli abitanti. Dal Veneto, Emilia-Romagna, Friuli e Toscana tra il 20 e il 30%. Gli abitanti delle regioni del Sud si spostavano meno, con un 10-15% di partenze. Negli anni questi numeri sono aumentati dappertutto, ma le proporzioni sono rimaste più o meno le stesse. Ancora oggi viaggiano soprattutto i piemontesi e i lombardi, più del 60-70%, mentre solo il 20-25% dei calabresi e dei siciliani si mette in viaggio.

Le vacanze dunque le fanno quasi tutti. Anche in anni di crisi, come quelli recenti, il turismo tutto sommato regge bene. Magari la vacanza si accorcia di qualche giorno, e in qualche caso si riduce la distanza, ma nonostante i titoli catastrofici che ciclicamente appaiono sui media nazionali, di fatto in ferie da qualche parte ci va ancora la stragrande maggioranza degli italiani. Come dimostrano i dati raccolti dall'Istat dalla metà degli anni '50 che registrano gli arrivi, cioè il numero di persone che vanno in un albergo o in qualsiasi altra struttura di accoglienza turistica, e le notti passate dai turisti in questi posti anno dopo anno.

Naturalmente è possibile che ci sia chi viaggia anche più volte l'anno. Al tempo stesso, i dati non dicono nulla sull'uso delle seconde case e sulle visite ad amici e parenti. E non ci dicono nemmeno se queste persone viaggiano per vacanza o per lavoro. I numeri che presentiamo qui sono quelli nudi e crudi registrati quando arriviamo in un albergo o in un'altra struttura turistica e poi raccolti dagli Osservatori provinciali del turismo e passati all'Istat. Per completare queste informazioni, l'Istat fa ogni anno anche l'indagine campionaria «Viaggi e vacanze» intervistando migliaia di persone nelle diverse città italiane e fornendo così anche una serie di informazioni più qualitative.



I turisti in Italia, come si vede dal grafico sovrastante (che si può vedere anche a questo link), erano in totale quasi 17 milioni nel 1956. Poco meno di un terzo di queste persone venivano dall'estero. Oggi i turisti totali sono ben più di 80 milioni e il numero di quelli stranieri si attesta sui 35, quasi la metà, una quota sempre più significativa. L'Italia, si sa, è spesso scelta per una combinazione di fattori diversi e tutti assai facili da elencare: il buon cibo, il sole, il mare e le città d'arte. E probabilmente questi rimangono buoni motivi di attrazione se è vero che il turismo straniero rimane, anche a fronte di una riduzione della vacanza di qualche giorno, uno zoccolo duro su cui fare affidamento. 

I dati sugli arrivi dei turisti stranieri in Italia dai vari paesi del mondo sono disponibili, purtroppo, solo fino all'anno 2011. Eppure, già questi dati visualizzati su una mappa a intensità come quella qui sotto (per visualizzarla a tutta pagina cliccare qui), ci dicono quali sono i bacini più interessanti su cui puntare per attirare più visitatori nel nostro paese. E' evidente che i due paesi da cui arrivano più persone sono gli Stati Uniti e il Regno Unito. Ma questi viaggi, probabilmente, hanno poco a che vedere con il turismo vacanziero e sono assai più legati ai viaggi che nella tradizione anglosassone si fanno ancora, in fase di formazione, per andare a vedere le città d'arte e storiche del continente europeo. E' invece altrettanto interessante notare che dalla Russia arrivano ormai più di un milione di persone l'anno sulle nostre coste. Un fenomeno, quello dell'aumento continuo del contingente di turisti dai paesi dell'Est che ha fatto sì che molte località turistiche abbiano messo in campo nuove strategie di attrazione. Senza però dimenticare gli altri gruppi storici di frequentatori dei nostri lidi, come i tedeschi e i francesi.



Se vogliamo provare a misurare meglio questi fenomeni dando uno sguardo a quello che è successo nell'ultima stagione turistica, quella del 2012, possiamo concentrarci su una delle zone a più alta densità di vacanzieri, la riviera romagnola. 

Qui dagli anni '50 arrivano ogni anno milione di persone e il meccanismo turistico è talmente ben organizzato da rendere la riviera molto attraente anche se le bellezze naturali di per sé hanno forse meno potenziale attrattivo rispetto ad altre località italiane. Più di un milione di turisti, il 20% del totale, viene in riviera dall'estero. Il grafico sottostante (che si può vedere anche a questa pagina) ci permette di vedere quante persone sono arrivate nel 2012 dai paesi con i numeri più significativi. E' possibile cliccare sul bottone a sinistra per evidenziare le provenienze, e andare a vedere come si distribuiscono i turisti di diverse nazionalità sulle tre province.



In testa ci sono ancora i gruppi tradizionali, come i tedeschi, i francesi, gli svizzeri. Ma negli ultimi anni i grandi protagonisti, soprattutto nella provincia di Rimini, sono i russi. Che dal 2010 detengono il primato e che stanno sollecitando un cambiamento radicale dell'offerta turistica di questo angolo di riviera, come racconta Roberto Di Caro nella sua inchiesta.  

A Rimini in particolare i numeri dei francesi e degli svizzeri sono costanti da anni, mentre c'è stato un calo significativo, come vediamo nel grafico sottostante dove è possibile evidenziare i dati anno per anno, dei turisti di provenienza tedesca nel nuovo millennio e un altrettanto evidente aumento di quelli russi, ad eccezione del 2009, anno di grande crisi per le economie di tutti i paesi emergenti. La ripresa degli arrivi da est, però, è stata netta fin dal 2010 e questo fa ben sperare gli operatori del turismo che naturalmente sperano di vedere numeri ancora più consistenti nelle prossime stagioni.





I numeri sono tali da aver portato la provincia di Rimini a costruire il suo sito dedicato al turismo anche in una versione interamente in cirillico e a organizzare una serie di iniziative mirate alla clientela russa. Gli operatori turistici fanno formazione per capire come modulare l'offerta sulle richieste che provengono dai tour operator che organizzano i viaggi dalla Russia e molte attività di intrattenimento sono organizzate specificamente per accogliere queste persone.

Per ora la gran parte dei clienti russi utilizza le strutture alberghiere della zona. Ma tra gli addetti ai lavori emerge la preoccupazione che anche qui, come già successo da altre parti in Italia, in Versilia e in Sardegna ad esempio, prima o poi i grandi imprenditori stranieri con forti possibilità di investimento economico finiscano con l'acquistare le proprietà, gli alberghi e i luoghi di divertimento.

Un fatto che andrebbe a incidere in modo molto pesante sugli equilibri dell'economia locale che, soprattutto in un momento economico delicato come quello attuale, cerca di trovare soluzioni innovative ma comunque legate al territorio e allo sviluppo di opportunità per chi già lavora in questo settore da tempo.

Difficile prevedere ora come andranno le cose. Ci toccherà aspettare i dati della stagione 2013 per poter tirare le somme e capire se il turismo si conferma o meno una industria tutto sommato in salute e capace di esercitare una attrazione sia verso gli italiani che verso gli stranieri.

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