Nell'azienda di Stato, che sta per sbarcare in Borsa promuovendo un'immagine moderna e innovativa, solo il 5 per cento del personale ha meno di 30 anni. Ma secondo la società non è un problema. Anzi, sarebbe "il presupposto per i programmi di incentivazione all’uscita agevolata", come si legge nel prospetto informativo

Le Poste in Borsa bruciano le tappe. In soli tre giorni il collocamento dei titoli del gruppo è ormai vicino al tutto esaurito con grande soddisfazione del governo, che incasserà un po' meno di 4 miliardi grazie alla vendita del 40 per cento della società. La matricola del listino si avvia però a stabilire anche un altro record un po' meno esaltante. Questione d'anagrafe. Le Poste infatti diventeranno una delle aziende più vecchie tra quelle presenti sul mercato azionario. Vecchie nel senso dell'età media dei propri dipendenti.

Nel prospetto informativo diffuso in occasione dell'offerta pubblica si legge infatti che il 53 per cento del personale ha più di 51 anni, mentre i quarantenni pesano per un altro 23 per cento. A conti fatti, quindi, gli over 40 rappresentano i tre quarti dei dipendenti delle Poste, che con 143 mila assunti, di cui quasi 4 mila a tempo determinato, sono la prima aziende del Paese per numero di dipendenti.

I giovani sono in netta minoranza: solo il 5 per cento del totale. Ispirandosi a monsieur de Lapalisse il prospetto informativo spiega che "la circostanza che il 53% del personale ricada nella classe di età superiore (maggiore di 51 anni) non costituisce una criticità", poiché, si legge nel documento, sarebbe "il presupposto per la realizzazione dei programmi di incentivazione all’uscita agevolata".
Stato & mercato
Quotazione in Borsa, qui mi gioco le Poste
29/9/2015

Come dire che siccome buona parte del personale ha una lunga anzianità di servizio, dovrebbe essere più facile (e meno costoso per l'azienda) tagliare la forza lavoro. Proprio questo è l'obiettivo a breve termine dell'azienda guidata dall'amministratore delegato Francesco Caio che nei prossimi due anni punta a liberarsi di qualche migliaio di dipendenti grazie a dimissioni incentivate concordate con i sindacati, promettendo allo stesso tempo ottomila posti di lavoro nei settori più innovativi del gruppo.

Strada facendo, però, l'elevata età media del personale potrebbe far emergere ben altre “criticità”. Caio infatti punta liberare una volta per tutte le Poste dalla fama di carrozzone di stato lento e inefficiente. L'obiettivo del manager è quello accreditare l'immagine di un'azienda dinamica, con grandi prospettive siamo noi. “Il cambiamento siamo noi”, recita lo spot che ha accompagnato la quotazione in Borsa, mentre nei video scorrono le immagini di volti giovani e sorridenti. Certo, come no, cambiare bisogna, ma con un esercito di dipendenti con i cappelli grigi la lunga marcia verso il nuovo rischia di essere un po' più lenta del previsto.      

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