
Non c'è da stupirsi quindi che da noi ci siano periodicamente scandali a danno dei risparmiatori, come s'è visto con il caso dei bond subordinati venduti a ignari pensionati, che del termine “subordinato” non conoscevano il rischio. E ai quali non è squillato nessun campanello d'allarme quando le autorità hanno annunciato la partenza del “bail in”, in cui appunto quel tipo di obbligazione è sulla prima linea della perdita assicurata.
Ma non è solo colpa dell'analfabetismo diffuso. Come si può pretendere che uno presti orecchio se anche le massime autorità fanno a gara per non farsi capire, per parlare difficile, per edulcorare la realtà? Possibile che nessuno abbia trovato una traduzione al termine inglese “bail in”? E che nessuno, dal presidente del Consiglio al ministro dell'Economia al governatore della Banca d'Italia si sia preso la briga di mettere in chiaro con quali nuovi pericoli il povero risparmiatore dovrà avere a che fare dall'inizio del 2016 (con l'assaggio di questi giorni)?
La cosa è tanto più stupefacente in quanto le pletoriche strutture costruite in Europa dopo lo scoppio della crisi finanziaria con l'obiettivo di tenere il mercato nel mirino, il loro lavoro in fondo lo fanno. Report, studi, analisi, ingolfano i siti delle authority e basta solo andarseli a leggere. Un po' indigesti, è vero, non roba da grandi divulgatori, ma almeno non reticenti.
Capita proprio in questa fine d'anno che sia l'Eiopa che l'Esma abbiano tirato le fila del lavoro dei propri uffici studi – molto internazionali, molto ben pagati, molto élite culturale – con dei risultati che al pubblico potrebbero essere utili. Ma intanto diciamo chi sono l'Eiopa e l'Esma, due sorelle che hanno il nome di mostri mitologici come Scilla e Cariddi, ma che sono invece due authority di calibro europeo: European Insurance and occupational pensions authority la prima, European securities and markets authority la seconda.
Ebbene, nel suo ultimo Trend Report Eiopa i suoi allarmi li lancia. Quali? I consumatori non sono sempre messi in condizioni di comprendere, complici anche slogan pubblicitari ambigui, qual è la copertura assicurativa che sottoscrivono, e che soprattutto prodotti di assicurazione sulla vita detti “unit linked” (quelli che combinano una copertura assicurativa ma anche una componente di investimento), molto cresciuti ultimamente, sono talmente complessi che spesso che li stipula non è in grado di capirli. Non solo, ma se con la digitalizzazione crescente del settore e con l'uso dei Big data la profilazione del cliente da parte delle compagnie diventa sempre più affinata, se combinata con l'innovazione finanziaria in costante evoluzione, può dare luogo a prodotti con un grado di complessità molto rischioso. Come dimostra il crescente spostamento dalle polizza sulla vita con garanzia a formule di polizza senza garanzia. Se ne saranno accorti proprio tutti i sottoscrittori? Per non parlare delle assicurazioni sanitarie, su sui si concentrano, in Europa, il maggior numero di reclami. Insomma, un panorama che fa tremare al pensiero che molte di queste polizze hanno ormai sostituito in portafogli di medio peso le forme di investimento tradizionali come i titoli di Stato.
E vogliamo vedere che messaggio lancia ai consumatori Esma? Il suo ultimo “Risk Dashboard”, prospetto di rischio, non è rassicurante: con una serie di bollini dall'intensità crescente di colore da giallo all'arancio al rosso (il più pericoloso) vede un “alto livello di rischio” per investitori, infrastrutture e servizi e sistema finanziario nel suo complesso. Insomma, non si salva nessuno. Le cause: il livello del debito sovrano a rischio in molti paesi, la pressione deflazionistica, i tassi bassi che spingono a cercare investimenti redditizi ma sempre più al limite. Un quadro che evoca uno stress di sistema sempre possibile, non appena qualcosa vada storto, a cominciare dal default delle infrastrutture tecnologiche su cui si muovono i mercati, come è avvenuto in parallelo con il crollo delle Borse a fine agosto.
Conclusione, a nessuno piace fare l'uccello del malaugurio, soprattutto a fine anno. Ma neanche tenere la testa sotto la sabbia ci dovrebbe fare contenti. Perciò non scordate, ogni qualvolta ascoltate le sirene del mercato, di ricordare i moniti di Eiopa ed Esma.