Altro che inutile, il “quantitative easing” di Mario Draghi funziona. Lo ha affermato con grande chiarezza il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, durante la tradizionale relazione annuale, tenuta questa mattina a Roma.
Un monito, il suo, a non cedere all'invito, arrivato alla Banca Centrale Europea da alcuni osservatori tedeschi, a rallentare gli acquisti di titoli di Stato. E, soprattutto, a non cedere alla tentazione di lasciar uscire la Grecia dall'euro: «Il riacutizzarsi della crisi greca ha avuto ripercussioni finora limitate sui premi per il rischio sovrano nel resto dell'area (dell'euro, ndr)», ha detto Visco, «riflettendo le riforme avviate in molti Paesi, i progressi conseguiti nella governance europea e negli strumenti a disposizione delle autorità per evitare fenomeni di contagio».
Tuttavia, ha continuato il governatore, le difficoltà della Grecia «nella definizione e nell'attuazione delle necessarie riforme e l'incertezza sull'esito delle prolungate trattative con le istituzioni europee e con il Fondo monetario internazionale alimentano tensioni gravi, potenzialmente destabilizzanti».
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Un'uscita di Atene dell'euro, un'ipotesi nota anche come Grexit, rappresenta dunque un timore che fa apprezzare ancora più le politiche attuate finora dalla Bce di Draghi, molto contrastate dalle autorità tedesche e da alcuni analisti che, in Germania, invitano a porre fine il prima possibile al “quantitative easing”, il piano di riacquisto da 60 miliardi di euro al mese di obbligazioni bancarie e di titoli di Stato, programmato fino al settembre 2016.
«Gli acquisti sospingono l'attività economica e l'inflazione attraverso più canali», ha ricordato Visco, citando fra l'altro il calo dei rendimenti pagati da Stati come l'Italia sui titoli di debito pubblico, la diminuzione del costo del credito bancario alle imprese e alle famiglie, l'indebolimento del cambio dell'euro.
«I timori di deflazione si sono ridotti ma gli effetti positivi del programma fin qui osservati non devono indebolire la determinazione nel portarlo avanti; sono anzi una conferma della necessità di condurlo a compimento. È dalla credibilità di questo impegno che dipendono i miglioramenti; il costo di un'incompleta attuazione sarebbe molto elevato. Il ritorno dell'inflazione su livelli coerenti con una variazione annua dei prezzi al consumo inferiore ma prossima al 2 per cento nel medio termine dev'essere duraturo», ha detto Visco.
Un altro capitolo scottante toccato dal governatore è quello della cosiddetta bad bank per i crediti bancari, appoggiata dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ma osteggiata, si dice, da altri consulenti economici del premier Matteo Renzi. Visco ha evitato di citare esplicitamente l'ipotesi di una bad bank, ovvero di una società sostenuta dallo Stato che si accolli i crediti che le banche non riescono più a farsi restituire dalle imprese. Ha però sostenuto l'idea di sviluppare un «mercato secondario dei crediti deteriorati, oggi pressoché inesistente», dicendo che «contribuirebbe a riattivare appieno il finanziamento di famiglie e imprese. «Proponiamo da tempo iniziative in questa direzione, anche con il concorso del settore pubblico; stiamo collaborando con il governo a disegnarle, nel rispetto della disciplina europea sugli aiuti di Stato. È in corso sul tema una discussione con le autorità europee, che auspichiamo sia rapida e costruttiva», ha detto.
Il governatore ha ricordato le cifre drammatiche della situazione, che nel primo trimestre di quest'anno ha dato qualche segnale di miglioramento, restando però molto difficile: il valore dei crediti deteriorati (che i clienti delle banche non possono più o faticano a restituire) ha raggiunto infatti i 350 miliardi di euro, ovvero il 17,7 per cento del complesso dei crediti delle banche, contro il 6 per cento del 2008.