L'ex ministro greco torna sulle scene e nel suo ultimo libro spiega il perché del fallimento della valuta unica. Partendo da Bretton Woods e facendo nomi e cognomi dei responsabili

Da quando non è più ministro dell’Economia, Yanis Varoufakis si è preso diverse amare soddisfazioni. La prima è quella di aver visto confermare le sue previsioni sulla Grecia: la sottomissione ?di Tsipras alla Troika, avvenuta un anno e mezzo fa, non ha fatto che peggiorare le condizioni di vita dei cittadini, fino al nuovo taglio delle pensioni e al rischio di una crisi immobiliare nei prossimi mesi, con migliaia di senzatetto.

Ma più in generale Varoufakis aveva messo in guardia dal possibile processo di dissoluzione della Ue, denunciando gli effetti delle regole ?di Bruxelles e dell’architettura della sua moneta. Lasciato il governo, Varoufakis ?si è impegnato nella creazione di un movimento di sinistra europeo (Diem25) ?e nella stesura di un robusto saggio ?di geopolitica monetaria in uscita il 27 ottobre con il titolo "I deboli sono destinati a soffrire?" (La nave di Teseo, 338 pagine, 20 euro).

La tesi del libro è che gli squilibri sociali (e tra Paesi) che oggi dilaniano l’Europa hanno radici che risalgono almeno al 1971: l’anno in cui Nixon pose fine agli accordi di Bretton Woods, che ?dal 1944 regolavano l’ordine valutario mondiale imperniandolo sul dollaro e sulla sua convertibilità in oro.

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La fine di quel sistema, scrive Varoufakis, portò i paesi europei a successivi tentativi di concatenazione tra le loro valute ?(il serpente monetario, lo Sme e ?infine l’euro) in cui finirono tuttavia ?per intrecciarsi errori tecnici, rigidità ideologiche e conflitti nazionali (in particolare, la competizione tra Francia ?e Germania).

Il risultato è il paradosso attuale: la moneta che doveva unire l’Europa l’ha invece divisa ancora di più, sia per ceti sociali all’interno di ogni Paese sia tra Stati, i cui interessi divergono e nei quali la valuta unica ?ha creato effetti diversi, compresa ?la svalutazione del lavoro come unico modo per salvare l’export non potendo ?più svalutare la moneta. Il saggio ?di Varoufakis non va alla ricerca di "poteri forti" nascosti dietro le tende, anzi fa nomi e cognomi dei politici (vivi o defunti) che secondo lui hanno causato il tracollo.

Non mancano pagine sull’Italia, in particolare sulla crisi del 2011, sulla caduta del governo Berlusconi, sul ruolo ?di Mario Monti e su quello successivo di Mario Draghi. Nell’appendice del saggio, le proposte politiche ed economiche dell’ex ministro, nonostante tutto ?un europeista convinto.

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