Il supporto per "un milione di poveri" arriverà solo il prossimo anno. Per quello in corso i numeri sono diversi: le famiglie interessate sarebbero circa 156 mila. Ma restano da chiarire i parametri di valutazione.
"Un milione di famiglie riceverà 320 euro al mese". Parola del ministro del Lavoro
Giuliano Poletti. Le cifre tornano, ma il problema sono il come e il quando.
Perché l’annuncio rischia di fare un po’ di confusione. Il piano è contenuto nel ddl in materia di contrasto alla povertà e la natura stessa del provvedimento (un disegno di legge delega) non consente di conoscere i dettagli. Partiamo allora dalle previsioni e dalle certezze.
Il gioco di numeri e date. Il governo, come spiegato dallo stesso Poletti nella conferenza stampa del 28 gennaio, punta a coinvolgere 280 mila famiglie, per un totale di 1 milione 150 mila persone. Risorse richieste: poco più di un miliardo di euro, reperiti attraverso il riordino delle prestazioni assistenziali (altra partita tutta da giocare). Calcolatrice alla mano, quei 320 euro sono una cifra plausibile. Ma solo per la riforma "a regime", cioè nel 2017.
Il ministro però vuole stringere i tempi. E ha promesso "soldi subito". Arriveranno, ma è meglio chiarire le cifre della platea che ne beneficerà già quest’anno. Il serbatorio dal quale pescare contiene 600 milioni. Sono le risorse stanziate nella legge di Stabilità per la Sia, il sostegno per l’inclusione attiva (380 milioni) e per l’Asdi, l’assegno che corre in soccorso delle persone povere quando si esaurisce la Naspi (l’indennità di disoccupazione). Altri 220 milioni.
Non ci sono cifre ufficiali, ma basta un pallottoliere per avere qualche indicazione. 320 euro al mese sono 3.840 euro l’anno. Il serbatoio da 600 milioni può coprire la spesa di 156.250 famiglie, circa 640 mila persone. Non poco. Ma l’obiettivo un milione è rimandato (quantomeno) al prossimo anno. La prospettiva di ampliare la platea a tutte le persone che vivono sotto la soglia di povertà, che secondo l’Istat sono 4 milioni e 102 mila, è un’orizzonte assai lontano e al momento privo di una copertura economica.
I punti interrogativi. Le famiglie coinvolte nel 2016 sono poco più di 156 mila. Quelle che vivono sotto la soglia di povertà 1 milione e 470 mila. Il disegno di legge dovrà definire i criteri con i quali saranno selezionati i beneficiari, dando priorità a quelle con minori a carico.
Il parametro della "povertà assoluta" si definisce in base all’
Isee, cioè a quanto dichiarato. Il rischio di elargire a chi non ne avrebbe bisogno c’è ed eliminare tutte le distorsioni è impossibile. Non sembra comuque essere un problema cui Poletti guarda con preoccupazione: "Spetta al governo e al Parlamento fare le riforme ma poi ‘a bordo’ ci sono le persone", ha dichiarato a La Repubblica. Come a dire: se c’è chi è evade non è colpa nostra.
Fuor di slogan, non è ancora chiaro se i 320 euro saranno un assegno fisso (come sono stati gli 80 euro) oppure se ci sarà una oscillazione in base ad altri parametri. La "povertà assoluta", infatti, non è una cifra fissa. E varia a seconda del numero dei componenti della famiglia e della zona di residenza. Per fare un esempio: due quarantenni con due figli alle elementari che vivono a Milano sono sotto la soglia con 1.623 euro al mese. Se la stessa famiglia vivese in un piccolo comune del sud, l’asticella si abbasserebbe a 1.177. Di conseguenza, 320 euro in tasca a Milano non pesano quanto 320 euro in un centro del mezzogiorno.
Non chiamatelo reddito di cittadinanza. Quello proposta da Poletti non è un "reddito di cittadinanza" ma un "reddito minimo garantito". E non si tratta di un cavillo verbale. Il primo vale per tutti, a prescindere da età, lavoro e reddito. Il secondo vale solo per chi è in età lavorativa, ha reddito basso e può prevedere alcuni paletti (pena il suo ritiro). Nel caso italiano, come ha anticipato Poletti, è subordinato ad alcune condizioni, come mandare i figli a scuola e accettare proposte di lavoro.
Alcuni sostenitori del Movimento 5 Stelle, che del reddito di cittadinanza ha fatto un mantra, accusano Renzi di aver rubato un’idea cui si era opposto. Sul tema non si è ancora pronunciato il direttorio. Anche se la posizione non pare essere diversa da quella pubblicata sul blog di Beppe Grillo lo scorso marzo, quando Poletti aveva tratteggiato il provvedimento da un miliardo. Il post è intitolato: "Nessun contentino per i poveri, vogliamo il reddito di cittadinanza" e
rilancia l’idea di stanziare 16 miliardi.
Le proposte (e le risorse necessarie) sono diverse, ma quella del Pd è una mossa politica fatta sullo stesso scacchiere del Movimento, arrivata a poche ore dalla promessa di Luigi Di Maio: "Reddito di cittadinanza comunale a Napoli".